In Albania il calcio è nato a Scutari all’inizio del 1905. In un documento si prova che un inglese di nome Ruter visitò Scutari e si fermò al Collegio Saveriano. Portò con sé un pallone da calcio e le regole di questo gioco, che iniziò ad essere praticato dagli studenti universitari. I sacerdoti gesuiti sentivano che il gioco del calcio sarebbe stato apprezzato dai giovani e i bambini divennero i diffusori di questo sport. Nascono le prime squadre con nomi come “Independence”, che nel 1913 disputò la prima partita ufficiale con la squadra dell’esercito austriaco. Viene creato un club sportivo a Scutari in collaborazione con i patrioti Luigj Gurakuqi e Bajram Curri, viene fondato il Vllaznia.
Hilë Mosi viene eletto presidente e ha stretti collaboratori come Sali Nivica, Mati Logorci e Kel Marubi. Questa società, nel 1921, si unì alla società Atdheu per iniziativa dell’eminente patriota Avni Rustemi. La vita sportiva in tutto il paese era il messaggio dei patrioti, per una società avanzata con veri valori europei. Il calcio iniziò a diffondersi in altre città del paese, come Tirana, Elbasan, Valona, Durazzo, Kavajë, Korçë, Berat e persino Delvina. La prima partita di calcio a Tirana, secondo la testimonianza del professor Avni Zajmi, si svolse nella primavera del 1920, tra le squadre della corporazione austro-ungarica, che avevano occupato il Paese durante la prima guerra mondiale. Il 25 agosto 1920.
A Tirana, su iniziativa di Avni Zajmi e Anastas Kojë, viene fondata l’associazione sportiva Agimi. Un mese dopo, sul campo di Shalvare, l’Agimi gioca la prima partita contro la Juventus di Scutari. Passano gli anni e nel 1927 viene fondata la società sportiva Tirana. Nel 1932, la Federazione sportiva albanese viene accettata come membro della Federazione mondiale di calcio (FIFA). Il 6 febbraio 1937 il quotidiano Sporti shqiptar annunciò che la FIFA aveva invitato l’Albania a partecipare al terzo Campionato mondiale di calcio, che si sarebbe tenuto un anno dopo in Francia. Nel “Distretto Don Bosco” del Collegio Saveriano della città di Scutari, dove sono stati coinvolti un gran numero di giovani di Scutari, è apparso il talento di Loro Boriçi. Suo fratello gioca come portiere. Loro brilla come stella del calcio sin dall’età di 15 anni con la squadra del Vllaznia nel 1937. Terminati gli studi secondari, va a studiare in Italia nel campo della giurisprudenza. Suo padre aveva una licenza per l’esplorazione mineraria nell’area di Bulqiza. La sua famiglia, insieme al fratello Pjerin, comprendeva anche tre sorelle, Angjelina, Margarita e Klaradina. Loro si dedica ad un altro sogno, quello del calcio, ed entra a far parte della della Lazio, che lo accoglie calorosamente.
Boriçi nella Lazio
Si adattò molto velocemente al calcio italiano, così nella partita Lazio-Torino del 27 settembre 1942, nell’ambito della Coppa Italia, si distingue per il suo gioco e contribuisce alla vittoria. I giornali italiani ora hanno un nuovo nome dall’Albania da commentare, insieme a Lushta e Kryeziu. Gioca al fianco del grande Piola, uno dei più importanti calciatori italiani dell’epoca. L’ex allenatore della Nazionale italiana Enzo Bearzot ebbe modo di dire: “Loro era un grande giocatore che non mi faceva giocare a calcio”. Il 2 settembre 1945 inizia il campionato di calcio albanese e il Vlaznia viene dichiarato campione del paese: spiccano nomi come Fakja, Dibra, Barbullushi, Vasia, Gjeloshi e Halipjani, Shaqiri e Mirashi e Loro Boriçi, nel frattempo ritornato a casa.
Il 1946 segna un altro appuntamento importante per Loro, che diventa nuovamente campione con il Vllaznia di Scutari. Nell’ottobre 1946 si svolse in Albania la Balcaniade calcistica. Loro Boriçi con i suoi compagni Xhakominon Pozel, Rexhep Spahiu, Muhamet Dibra, Slaven Llambi, Besim Fagu, Xhavit Demneri, Skënder Begeja, Teliti, Parapani, Pal Mirashin, Alfred Bonati (e altri) vengono incoronati vincitori. Questa vittoria è stato un grande evento descritto come una gioia incommensurabile del popolo albanese ed ebbe una grande eco internazionale. Ma il protagonista di questa Balcaniade è proprio lui, Loro Boriçi, che con il suo gioco di alto livello merita la corona d’alloro, quando sale sul podio. Nelle Balcaniadi del 1948, la Nazionale albanese si piazza al secondo posto, poi gioca partite con Ungheria e Jugoslavia.
Loro va a Tirana nel Partizani, dive diventa l’incarnazione del calciatore per eccellenza. Ha il numero 9 sulla maglia e viene seguito da migliaia di appassionati in tutto il paese. Centinaia di bambini e giovani vogliono imitarlo ed essere come lui. La popolarità di Loro Boriçi raggiunge proporzioni senza precedenti e lui diventa uno degli atleti più amati di tutto il paese. Boriçi, potente, tecnico, alto e strutturato come un grande condottiero in campo, è stato anche un ottimo realizzatore. Centinaia di gol del Partizani portano la sua paternità.
Con la Nazionale ha anche giocato 24 partite. Dopo la fine della sua carriera da calciatore, è rimasto nel club dell’esercito. Loro Boriçi, l’intellettuale di classe, artista e atleta con il suo sinistro infallibile per diventare un cecchino. Panajot Pano un altro talento raro, veloce in dribbling, pieno di fantasia e un attaccante irresistibile di proporzioni mondiali. Entrambi sono diventati una sorta di accademia calcistica nella storia del Partizani e sono entrati nell’atlante della storia sportiva albanese a lettere d’oro. “I ragazzi devono essere in forma, alti, veloci, agili, flessibili e forti come loro” si diceva in Albania.
A sinistra Loro Boriçi con Panajot Pano. A destra Pano con la maglia del Partizani
Loro ha vinto come nessun altro con il Partizani, sia in campo nazionale che internazionale, dalla medaglia d’argento alle Spartachiadi di Hanoi nel 1963 al titolo di campione dei Balcani nel 1970. Altre gare nelle coppe europee sono associate al nome di Loro come calciatore e poi come allenatore di talento. Loro Boriçi, quell’irripetibile giocatore degli anni del dopoguerra poi diventato grande allenatore, ha emancipato il calcio albanese, in particolare la nazionale albanese.
A sinistra il Partizani alle Spartachiadi di Hanoi. Poi un undici del club dell’esercito nell’annata 1975-’76 con Boriçi allenatore
Scrive il quotidiano Sporti Popullor nel 1967 a proposito dell’indimenticabile partita tra la nazionale albanese e quella tedesca: “Un gol negato dall’arbitro per la nostra nazionale e la squadra tedesca che un anno fa arrivò seconda al mondo viene eliminata dall’Europeo. I nomi di Dinella, Gjinali, Jorgaq, Vaso, Mema, Rragami, Kazanxhi, Bizi, Shllaku e Pano, hanno dimostrato che quando si combatte con grande mobilitazione, anche le squadre con un nome come quello della RF tedesca vengono sconfitte. Merito indiscutibile anche per il talentuoso allenatore Loro Boriçi, al quale il collega tedesco Helmut Schön si è complimentato con le parole: ‘Avete formato una buona squadra con uno spirito combattivo’”.
Boriçi veniva dalla scuola italiana ed era un modello di bontà dell’uomo onesto che, grazie alle sue doti intellettuali nella scienza del calcio, resisteva alle interferenze dall’alto per schierare la formazione.
Mario Bocchio
– continua –