Striscioni, tonnellate di pezzettini di carta colorati, fumogeni e bandiere…insomma tutto il necessario per una festa che non fu mai completamente tale. Siamo a San Benedetto del Tronto e tutti i tifosi sono pronti per seguire la mitica Samb nell’ultimo appuntamento stagionale contro il Matera già retrocesso. Il girone B della C1 1980-’81 vedeva la squadra marchigiana come una delle protagoniste del campionato dopo la scottante retrocessione dalla cadetteria dell’anno prima e per la promozione sarebbe bastato solo un punto contro i lucani; però il 7 giugno non verrà ricordato per il risultato in campo della squadra rossoblu.
Ore 16,57 del 7 giugno 1981, Samb-Matera sta per iniziare. Ecco l’undici iniziale della squadra marchigiana: in piedi da sinistra Giacinto Ramini (telecronista delle partite della Samb sull’emittente locale “Telecavo”), Zenga, Bogoni, Schiavi, Cavazzini, Colasanto, Rossinelli, il Sig. Benci; accosciati da sinistra Speggiorin, Perrotta, Cagni, Caccia, Ranieri.
In quella giornata la temperatura non era alta solo nei cuori dei tifosi ma si avvertiva un caldo afoso accompagnato dal forte vento di scirocco che pochi attimi dopo avrebbe facilitato una tragedia inaspettata.
Mancano pochi minuti al fischio d’inizio e così le squadre si apprestano ad entrare in campo. La curva sud inizia lo spettacolo coreografico ma sin dai primi momenti si intuisce che qualcosa non fila come dovrebbe ed il primo a rendersene conto è il giovanissimo portiere Walter Zenga. I giocatori sono schierati per la foto di rito ma l’estremo difensore rivolge il proprio sguardo fisso verso i supporter della Samb, questa volta non per omaggiarli ma per osservare qualcosa che da li a poco prenderà dimensioni impressionanti. Forse una sigaretta o magari altro ma il concetto e purtroppo il risultato non cambiano: la scintilla si propaga spinta dalla forza del vento trovando terreno fertile in tutta quella carta portata allo stadio solo per far festa. Le fiamme diventano sempre più maestose e non esiste direttore di gara che possa fermare la violenza del fuoco. Il panico che ne scaturisce porta i 3500 presenti a cercare vie di fuga utili e rapide ma tutte le uscite erano state precedentemente bloccate dalle forze dell’ordine per evitare l’accesso ai non paganti…la scelta divenne una condanna. La calca si spostò verso l’alto e grazie a Dio le mura dello stadio Ballarin riuscirono a reggere tutto il peso delle persone come purtroppo non avvenne quattro anni dopo all’Heysel.
La Curva Sud dello Stadio “Ballarin” pochi istanti prima della tragedia.
Qualche corpo scivolò nel vasto inferno e venne portato in salvo solo grazie all’intervento di uomini diventati supereroi per un giorno…ma qualcuna fu meno fortunata in quei dieci minuti di panico. Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisarri, rispettivamente di 23 e 21 anni, riportano ustioni più gravi degli altri e dopo giorni di sofferenza passati a Roma nel Centro Grandi Ustioni i loro cuori smisero di battere. In quei momenti di terrore puro il pensiero del calcio sarebbe potuto venir meno ma l’arbitro Tubertini di Bologna decise di far cominciare ugualmente il match, anche perché un rinvio avrebbe portato una moltitudine di persone ad abbandonare l’impianto sportivo intasando quindi il traffico destinato ai soccorsi che nel frattempo aumentavano per l’enorme richiesta.
La Curva Sud ormai preda delle fiamme.
Qualche minuto di ritardo ma alla fine il fischio venne dato e quel pallone calciato in uno scenario spettrale. La macchia nera presente nelle gradinate della curva sud trasmetteva un qualcosa di inquietante ma, come confermato in seguito dai presenti, nessuno in tribuna si era ancora reso conto dell’entità del danno. Il pareggio arrivò a reti bianche e per la Samb venne ufficializzato il ritorno in Serie B ma il risultato del campo passò in secondo piano dopo l’arrivo dei primi bollettini medici: quasi 100 feriti, più di 60 ustionati e 2 vittime.
Due giovani donne, Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri, perderanno la vita, un centinaio i feriti. Un giorno di festa che si trasformò in tragedia.
Quella del Ballarin divenne la più grande tragedia avvenuta all’interno di uno stadio italiano eppure ora, dopo 37 anni dal fattaccio, sono pochi quelli che la ricordano, come se tutto fosse stato abbandonato alla pari di quel campo oggi ridotto in uno stato fatiscente. La targa nel nuovo Riviera delle Palme sta a ricordare quelle dolci anime che hanno incontrato la morte proprio mentre ricercavano la vitalità tipica del calcio ma la sensazione è che non sia abbastanza. La speranza è che non venga dimenticato nulla di quel giorno e che lo spazio ora così triste ed abbandonato diventi magari un luogo destinato per il divertimento dei bambini ai quali bisognerà raccontare chi sono state Maria Teresa e Carla.
Luca Fazi