“Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera”
(Collodi)
Ha segnato in tutte le categorie del calcio, tranne che nell’infima Terza. A 25 anni faceva il muratore e giocava nei dilettanti. Ma il pallone, in cui aveva riposto tanta speranza, riuscì a sdebitarsi con lui. Christian Riganò è stato il bomber della rinascita della Fiorentina.
I viola – come sottolinea Giovanni Vasso – lo chiamano quando c’è da ripartire dalle ceneri del fallimento, dalla C2. Lui, che è esploso a Taranto dove ha trascinato gli jonici fino alle porte della B, accetta. Sarà subito amore. Firenze è piazza esigente. Ha conosciuto il talento, ha visto il pallone.
La Fiesole ha sognato con Roberto Baggio, Gabriel Omar Batistuta, Rui Costa. Riganò non è certo un calciatore che fa dell’eleganza la sua cifra anche se certi colpi di classe, all’ex muratore di Lipari, non gli mancano.
Ma lui è soprattutto grinta, forza e un notevolissimo senso del gol. Anzi, lui è una macchina da gol. Segna in ogni modo, spesso e volentieri di testa, sfruttando i suoi 191 centimetri. Ha un fiuto eccezionale. Con la maglia viola, Riganò fa una straordinaria cavalcata dalla C2 fino alla serie A.
Gli ultrà lo amano: Dio perdona, Riga-nò. Glielo cantano, glielo scrivono sugli striscioni. Ma tutte le cose belle nel calcio, prima o poi, debbono finire. Riganò continuerà a segnare come un matto, tra serie A e serie B. Empoli, Messina e Siena. Anche in Spagna, dove indossa la maglia rossoblù del Levante. Poi ritorna lì dove era partito, nelle serie minori. A segnare ancora, nonostante gli anni e l’evidente sovrappeso. Perché segnare, per quelli come lui, è un istinto che non si può perdere né ignorare.