Il giovane prodigio che chiamarono il Pelé bianco
Mag 24, 2024

Debuttante in nazionale nel 1960 all’età di 17 anni, il precoce Paul van Himst combinò un’abilità tecnica ipnotica con rifiniture così micidiali che presto si guadagnò il soprannome di “Pelé bianco”.

Il quattro volte calciatore belga dell’anno ha segnato gol con sorprendente regolarità. Nell’Anderlecht ha vinto otto campionati e quattro Coppe del Belgio in sedici anni di carriera professionistica, nella nazionale ha messo a segno 30 gol nelle sue 81 presenze. Quel risultato con i Red Devils è rimasto imbattuto per più di quattro decenni fino a quando Romelu Lukaku non è apparso sulla scena.

Van Himst era in ottima forma quando il Belgio raggiunse la fase finale di Euro’72, segnando tre gol – di cui uno nei quarti contro l’Italia, detentore del titolo – prima della fase finale a quattro squadre, che poi ospitò.

Van Himst nell’Anderlecht

Anche se il Belgio perse contro la Germania Ovest che si preparava alla gloria della Coppa del Mondo, Van Himst non rimase completamente a mani vuote. Nella finalina per il terzo posto – in cui il capitano stava eguagliando il record di 68 presenze con il Belgio – ha segnato sigillando la vittoria per 2-1 contro l’Ungheria e conquistato la medaglia di bronzo. È servito come una sorta di riscatto personale per Van Himst, che era stato oggetto di critiche due anni prima quando il Belgio era stato eliminato nella fase a gironi della Coppa del Mondo del 1970.

Paul Van Himst e Franz Beckenbauer in Belgio-Germania Ovest, semifinale dei Campionati europei 1972. Anversa

Dopo il ritiro, Van Himst divenne l’allenatore del Belgio per la Coppa del Mondo del 1994, dove batté l’Olanda nel percorso verso gli ottavi, e nel sondaggio della UEFA del 2004 fu votato il miglior giocatore del Belgio degli ultimi 50 anni.

“Il Pelé bianco” fu uno dei tanti soprannomi. Ha fatto un certo effetto vederlo al fianco del vero Pelé nel film del 1981 Fuga per la Vittoria. Non c’è da meravigliarsi che le guardie naziste non riuscissero a picchiare i prigionieri; affrontare un Pelé è già abbastanza difficile… figurarsi due.

Siamo nel 1966, il portiere olandese Pieters Graafland in uscita su van Himst

Ma torniamo ad alcuni momenti della sua carriera. Paul Van Himst all’età di 16 anni ha fatto il suo debutto con l’Anderlecht, e all’età di 17 anni è stato selezionato per la squadra nazionale per la prima di 81 volte.  Paul Van Himst è il calciatore con l’albo d’oro più lungo in Belgio: con l’Anderlecht è stato otto volte campione e quattro volte vincitore della Coppa.  Tre volte è stato il capocannoniere del Belgio, quattro volte ha vinto il “De Golden Schoen”, segnando 235 gol nelle competizioni calcistiche belghe.  Ma non è solo l’imponente albo d’oro a rendere Paul Van Himst sicuramente il miglior calciatore belga di tutti i tempi. 

Paul van Himst, “Football Magazine”, novembre 1967

Questo “Brusseler” – amico intimo della leggenda del ciclismo Eddy Merckx – era un piacere per gli occhi, un calciatore elegante, tecnicamente superbo e raffinato, una stella geniale ma semplice. Paul Van Himst, con i suoi muscoli straordinariamente forti, era un figlio dell’Anderlecht.  Per sedici anni è stato l’architetto e il suggeritore della squadra di Bruxelles, la figura di punta, orgoglioso e accademico dei biancoviola.  Il suo controllo di palla e i suoi slalom erano inimitabili così come il modo in cui riusciva a infilare la porta con l’esterno del piede. Van Himst ha segnato gol di una bellezza quasi commovente.  Ma era anche visto come il punto focale e l’opportunista della squadra, con la quale ha vissuto sia la tragedia che il trionfo.

1974, Pelé, Paul van Himst e Johann Cruyff 

Durante una brutta Coppa del Mondo per il calcio belga in Messico nel 1970, Van Himst e la nazionale si comportarono male, e quando più tardi tutti gli puntarono il dito contro, annunciò che avrebbe lasciato la nazionale.  Per poi tornare alla grande nel 1972, con il Belgio che finisce al terzo posto agli Europei.  Nel corso della sua carriera Van Himst era noto per la sua affabilità. La grandiloquenza gli era sfuggita.  Uno stile che ha portato avanti quando, tra le altre cose, è diventato allenatore dell’Anderlecht, con cui ha vinto la Coppa UEFA nel 1983, e della nazionale che ha portato ai Mondiali in America nel 1994.

“Mi è piaciuto molto guardare un altro centravanti dell’Anderlecht. Il suo nome è Jef Mermans.  In questo gioco, si sa, ci sono due posizioni spettacolari. Uno è l’attaccante che segna i gol, l’altro è il portiere che para i gol.  Il giocatore di posizione centrale non è così emozionante da guardare, ma Jef Mermans era un giocatore di posizione centrale che ha segnato molti gol. Dopo Mermans venne Pelé. Pelé ha giocato con la testa. Non era solo un grande giocatore ma era anche una grande persona fuori dal campo”.

Mario Bocchio

Le parole liberamente attribuite a Paul van Himst sono state ricostruite attraverso libri, interviste e altre fonti storiche, e sono tutte ispirate a fatti realmente accaduti

Condividi su: