«Un rammarico è quello di aver avuto poco spazio in Nazionale perché un po’ prima avevo davanti Rivera e Mazzola, poi, Franco Causio. Da lì sono nate le difficoltà a far sì che potessi trovare un po’ più di posto in azzurro»
Claudio Sala è stato uno degli ultimi interpreti del calcio fatto di poesia e fantasia; di dribbling e di gesta atletiche mirabolanti. Alle sue sue fughe sulla fascia sono legati i gol dei “Gemelli del gol” Pulici e Graziani del Torino campione d’Italia nella stagione 1975-‘76 e vice-campione l’anno successivo nel torneo perso contro i “cugini” della Juve per un solo punto in classifica. In precedenza, nella stagione 1970-‘71, aveva sollevato al cielo, sempre con i granata, la Coppa Italia.
“Fedelissimo” del Toro per le sue 11 stagioni ininterrotte dopo il debutto in A con i partenopei di mister Giuseppe Chiappella e al posto di Harald Nielsen in Napoli-Verona 1-1 (29 settembre 1968), la sua capacità di eccitare la fantasia dei cinquantamila del vecchio “Comunale” lo hanno subito eletto uno dei beniamini della rumorosa Curva Maratona, quella nella quale ribolliva e furoreggiava il famoso “tremendismo granata”.
Atleta corretto e fantasioso in campo, persona squisita ed umile nella vita, Claudio Sala – da distinguersi ogni volta con l’omonimo, granata anche lui, compagno di squadra Patrizio – ha ricevuto l’appellativo di “Poeta del gol” dalla firma per eccellenza del calcio torinista, Giampaolo Ormezzano.
Quando toccava la palla lui, pareva che il cuoio a scacchetti – dicevano gli Ultras del Toro – emettesse ogni volta versi suadenti, la palla disegnava parabole mirabolanti.
Con la Nazionale (18 presenze e zero reti), Claudio Sala (nato a Macherio, in Monza Brianza, l’8 settembre 1947, e compiuto l’apprendistato nei 3 anni con il Monza) non ha però incontrato grande fortuna, perché al posto suo fu scelto Franco Causo, “Il Barone” in forza alla Juventus e facente parte del blocco bianco-nero che si laureò campione del Mondo in Spagna nel 1982.
Per anni è stato proclamato dalle riviste specializzate il miglior giocatore della stagione (due i “Guerin d’oro” vinti, nel 1976 e nel 1977), ma questi importanti riconoscimenti non sono bastati a dargli la fama e i meriti pedatori che si era meritato in campo e per il talento donatogli da Madre Natura.
Chiuse la carriera nel Genoa.
Fonte Storie di Calcio