Tutto cominciò nel lontano 1948: un gruppetto di appassionati, dipendenti del Ministero di Grazia e Giustizia, si accordarono per dar vita ad una squadra di calcio formata da appartenenti a quello che era allora il Corpo degli Agenti di Custodia. La decisione era finalizzata all’iscrizione nel torneo amatoriale “Orlandini” e la squadra prese il nome da un’antica divinità della Giustizia: venne chiamata Unione Sportiva Astrea.
L’Astrea vinse quell’edizione del torneo e l’entusiasmo che provocò quel successo sportivo fu tale che – grazie anche all’interessamento di Tommaso Jezzi e di Girolamo Minervini (allora capo e vicecapo dell’Ufficio del Personale) – l’iniziativa ebbe un seguito: la squadra si iscrisse al primo campionato ufficiale di Seconda Divisione organizzato dalla Federazione.
Correva l’anno 1949: si costituì il primo consiglio direttivo della neonata società, composto da ufficiali e sottufficiali del Corpo degli Agenti di Custodia, mentre Jezzi fu nominato presidente e Minervini suo vice. L’attività agonistica proseguì senza interruzioni per diverse stagioni grazie al sacrificio dei dirigenti e dei giocatori che, oltre a svolgere il normale servizio istituzionale, giornalmente si recavano al campo per prendere parte agli allenamenti, riuscendo così a mantenere la squadra su livelli molto competitivi (tra Prima Divisione e Promozione) e un picco raggiunto nel campionato 1970-‘71: in quell’anno l’U.S. Astrea vinse il campionato di Promozione e partecipò nella successiva stagione agonistica al campionato di Serie D (allora semi-professionistico).
Quel successo ebbe anche un’appendice: venne infatti organizzato, allo Stadio Flaminio di Roma, un incontro amichevole con la Nazionale italiana e quel gruppo di agenti-calciatori ebbe l’onore di confrontarsi sul campo con alcuni tra i più grandi nomi del calcio italiano di tutti i tempi quali Dino Zoff, Gianni Rivera, Sandro Mazzola, Giacinto Facchetti, Gigi Riva e tanti altri.
Il vero salto di qualità venne compiuto nell’anno 1985-‘86, quando l’U.S. Astrea si impose nel campionato regionale di Promozione, acquisendo il diritto a partecipare l’anno successivo al campionato Interregionale (l’attuale Serie D). Dopo un anno di transizione vennero gettate le basi per tentare la grande impresa: vincere il campionato Interregionale per entrare nel mondo dei professionisti (la Serie C2). Si iniziò con la ristrutturazione del Centro sportivo di Roma-Casal del Marmo, per poi passare ad una campagna di progressivo rafforzamento della squadra sotto il profilo tecnico-agonistico.
I frutti di questo lavoro furono raccolti nel maggio del 1990 quando l’U.S. Astrea vinse il campionato Interregionale: ma l’impresa sportiva non bastava per realizzare il sogno. Ci fu un’attesa di due mesi, dovuta all’ostacolo legislativo imposto dalla legge n. 81/91 che impediva l’iscrizione al campionato della Serie C2, in quanto correva l’obbligo per le società` di avvalersi delle prestazioni di calciatori professionisti disciplinate da un apposito contratto di lavoro, mentre i calciatori dell’U.S. Astrea, in qualità` di appartenenti al Corpo degli Agenti di Custodia, non potevano assumere ulteriori impegni contrattuali. L’ostacolo fu superato grazie all’intervento dell’allora ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli.
Con la legge 13 luglio 1990, n.190, il Parlamento approvò delle disposizioni in deroga alla legge n. 81/91 che permisero all’Astrea di partecipare al suo primo campionato di livello professionistico con calciatori che mantennero lo status dilettantistico. Da allora l’Unione Sportiva Astrea cambiò la denominazione sociale in Associazione Sportiva per effetto delle disposizioni contenute nella nuova Legge e prese parte in sei stagioni consecutive al campionato professionistico di Serie C2, confrontandosi con club di solide tradizioni ed espressione di grandi realtà cittadine come Catanzaro, Taranto, Catania. La stagione 1995-‘96 si concluse in maniera amara e altrettanto rocambolesca: quella che nel frattempo era diventata la rappresentativa del Corpo di Polizia Penitenziaria fu costretta al pareggio per 2-2 nell’ultimo e decisivo turno col Bisceglie, un punteggio fissato da un calcio di rigore dopo dieci minuti di recupero.
Quel risultato costrinse l’Astrea ad un successivo spareggio, perso con il Marsala, e alla conseguente retrocessione nel Campionato Nazionale Dilettanti. Ma nella stagione successiva, 1996-‘97, alla cocente delusione del ritorno nei dilettanti fece seguito un’immediata e travolgente reazione: l’A.S. Astrea riuscì a stabilire uno dei primati ancora imbattuti nella storia del calcio dilettantistico italiano, vincendo praticamente tutto, dal Campionato Nazionale Dilettanti alla Coppa Italia Dilettanti, con un secondo posto nella Poule Scudetto. La formazione vicecampione d’Italia di categoria disputò in totale 55 gare ufficiali, con 34 vinte, 14 nulle e 7 perse, segnando 98 reti e subendone 35, mentre l’attaccante Alessandro Cordelli primeggiò nella classifica cannonieri con 20 reti nella stagione regolare: che, aggiunte a quelle realizzate in Coppa e nella poule scudetto, portarono il suo bottino personale a quota 30.
In quella stagione, coronata da tanti successi, l’A.S. Astrea fu protagonista anche nello stadio Olimpico di Roma dove – davanti all’allora ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick – si aggiudicò la Coppa Italia Dilettanti, battendo la squadra del Noicattaro per 3 a 0.
Nella stagione agonistica 1997-‘98 ci fu quindi l’atteso e meritato ritorno in Serie C2, a conferma dei valori tecnici raggiunti da un gruppo di solide qualità calcistiche: anche la struttura sociale si rafforzò, con la creazione di un proprio settore giovanile espresso nella rappresentativa Berretti (classificatasi al settimo posto in campionato).
Inoltre, grazie alla contemporanea collaborazione avviata con una vicina società` calcistica dilettantistica impegnata nel settore promozionale, si consentì ai dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria di iscrivere i propri figli gratuitamente alla scuola calcio.
Le modifiche legislative imposte nel reclutamento e la successiva sospensione del servizio di leva, che costituivano il naturale serbatoio per un graduale ricambio nella rosa, provocarono il rientro nella realtà del Campionato Nazionale Dilettanti, l’attuale Serie D: un contesto nel quale trovavano posto grandi club provinciali e “nobili decadute” del calcio già di livello professionistico. Impossibile competere con simili avversarie se non ricorrendo ad un nuovo reclutamento: lo strumento normativo che era intervenuto nel frattempo era quello del D.P.R. 30 aprile 2002, n. 132 (Regolamento recante: “Assunzione degli atleti nei gruppi sportivi del Corpo di Polizia penitenziaria”), il primo provvedimento legislativo mai emanato per regolamentare l’accesso ai gruppi sportivi di natura pubblica (Forze Armate e Corpi di Polizia).
Ma anche questo innovativo strumento ha incontrato difficoltà in sede di applicazione nell’ambito calcistico, tanto che è stato utilizzato in sole due occasioni (2011 e 2012) con un parziale innesto di forze fresche nell’organico dell’A.S. Astrea.
A partire dalla stagione 2010-‘11, con iniziativa promossa dal consiglio direttivo allora presieduto dal capo del Dipartimento Franco Ionta, è stato varato il progetto “Astrea giovani”: grazie al coinvolgimento di adeguate professionalità nei ruoli tecnici e di staff, anche per il gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria ha avuto inizio l’avventura nei settori giovanili nel calcio, fondamentale per dare una solida base a qualsiasi club. Da allora il programma scolastico e promozionale è cresciuto in maniera esponenziale ed ora costituisce uno dei fiori all’occhiello della società calcistica espressione del Corpo di Polizia Penitenziaria.