Il 4 maggio del 1949 moriva in un incidente aereo il Grande Torino, la squadra che dominava il campionato dal ’43. Le vittime furono 31: 18 calciatori, 3 dirigenti, 3 allenatori, 3 giornalisti, 4 membri dell’equipaggio. Questo è il racconto di una tragedia con parole d’epoca.
“Il Torino non c’è più. Scomparso, bruciato, polverizzato. Una squadra che muore, tutta assieme, al completo, con tutti i titolari, colle sue riserve, col suo massaggiatore, coi suoi tecnici, coi suoi dirigenti, coi suoi commentatori. Come uno di quei plotoni di arditi che, nella guerra, uscivano dalla trincea, coi loro ufficiali, al completo, e non ritornava nessuno, al completo. È morto in azione. Tornava da una delle sue solite spedizioni all’estero. Era la squadra Campione d’Italia”. (Vittorio Pozzo, La Stampa, 5 maggio 1949).
“Il Grande Torino perì a Superga perché così era scritto che finisse quella magnifica e insieme astuta creazione di Novo e di Pozzo. Le circostanze sono note (purtroppo) nel mondo intero. Dopo un certo Italia-Portogallo giocato a Genova, il vecchio Pereira chiede al collega capitano Valentino Mazzola che il Torino si presti a giocare in Lisbona la partita che il Benfica dedica al suo più valido atleta, ormai giunto al commiato dallo sport. Il generoso Mazzola promette e Ferruccio Novo pone come condizione che il Torino pareggi l’incontro decisivo di San Siro con l’Inter, che insegue a 4 punti e non è ancora rassegnata alla sconfitta. Il capitano Mazzola accetta a nome di tutti. L’incontro finisce 0-0: il Torino è matematicamente campione. Può dunque prepararsi per l’involo di Lisbona. La trasferta in Portogallo viene considerata alla stregua d’una gita turistica. Vi prendono parte i tecnici Erbstein e Livesley, il coach inglese, i giornalisti Renato Casalbore, fondatore di Tuttosport, Renato Tosatti, capo dei servizi sportivi della Gazzetta del Popolo, e Luigi Cavallero, che è capo dei servizi della Stampa e deve farla fuori con Vittorio Pozzo per non venir lasciato in redazione dal collega più vecchio e famoso. L’amichevole di Lisbona (pase de adios del buon Pereira) finisce 1-0 per il Benfica”. (Gianni Brera, La Repubblica, 4 maggio 1989).
“Poco dopo le 16 eravamo nei locali della segreteria dell’A.C. Torino, assieme al rag. Giusti e al rag. Bachman, funzionari della società. Scopo della nostra visita era quello di conoscere i particolari del viaggio di ritorno della comitiva granata, reduce da Lisbona. Le ultime notizie date dal Centro Aeronautico erano le seguenti. L’apparecchio, un trimotore Fiat G 212 delle Aviolinee, partito da Lisbona alle 8.06, era giunto con volo regolare a Barcellona dove era atterrato per il rifornimento”. (Umberto Maggioli, La Gazzetta dello Sport, 5 maggio 1949).