Ogni 4 maggio viene commemorata la squadra del Grande Torino perita a Superga nel 1949. Come la storia ha tramandato, i granata erano di ritorno da Lisbona: in Portogallo Valentino Mazzola e gli altri Invincibili si erano recati per disputare una partita in onore del capitano lusitano Francisco Ferreira, al passo d’addio. In realtà Ferreira avrebbe giocato per altri tre anni, ma questo conta veramente poco. Il giocatore non avrebbe potuto immaginare, invitando il Grande Torino per quell’amichevole, cosa sarebbe accaduto.
Nato a Guimarães (Portogallo) il 23 agosto 1919, Francisco Ferreira (detto Chico o Xico) giocò come centrocampista centrale per 15 anni, tra il 1937 ed il 1952. Cominciò la sua carriera nel Porto, esordendo contro lo Sporting il 4 luglio 1937. Un infortunio ad un piede lo tenne poi fuori dal calcio per qualche mese. A fine campionato si recò dai dirigenti del club, per chiedere un adeguamento di stipendio. Ma non gli andò bene… “Può rimanere o andare via: noi non diamo soldi ai fannulloni”.
Fu così che preferì trasferirsi al Benfica. Giocatore energico e potente, vera diga in mediana, Ferreira impiegò poco tempo per affermarsi e diventò capitano nel 1944. Un ottimo elemento che attirò l’attenzione del Real Madrid e del Torino, due eccellenze dell’epoca. Ferruccio Novo, presidente del club granata, lo vide all’opera nella gara di Genova tra Italia-Portogallo (4-1) del 27 marzo 1949 e ne rimase favorevolmente impressionato. “Durante la partita, il capitano portoghese Ferreira (nel libro viene erroneamente chiamato Pereira, NdR) comunica al suo collega italiano Mazzola che il Benfica gli darà un incasso di addio a primavera: e che sarà molto onorato se a giocare con il Benfica verrà il Torino. Mazzola è milanese di Cassano d’Adda e ci ha el coeur in man: d’accordo, gli dice in dialetto (che l’altro capisce perfettamente): fammi sapere quand’è che combiniamo. Obrigado, s’inchina Ferreira senz’avere il minimo sospetto di essere, in quel preciso istante, un perfido strumento del destino. Un mese dopo, Ferreira va a Madrid per incontrarvi Mazzola e gli precisa che l’incontro avrebbe luogo il martedì 3 maggio sul campo del Benfica. Mazzola promette che il Torino ci sarà tutto e che non pretenderà più delle spese di viaggio”. (Tratto da “Storia critica del calcio italiano”, di Gianni Brera, 1975).
Ciò che successe dopo quell’incontro, al ritorno in aereo a Torino il 4 maggio 1949, è purtroppo rimasto nella storia come uno dei più tragici eventi italiani del dopoguerra. Francisco Ferreira fu colpito in modo comprensibile dalla sciagura, rimanendone devastato nell’animo.
Sentendosi forse colpevole, inviò del denaro ai familiari delle vittime e dedicò un posto d’onore nella sua bacheca dei trofei ad una foto del Grande Torino, racchiusa in una cornice nera. Come detto, giocò in realtà altri tre anni con il Benfica, chiudendo la carriera agonistica con 4 campionati e 6 Coppe portoghesi in bacheca. Fece ovviamente parte della Nazionale lusitana, in 25 occasioni. Scomparve a Lisbona il 14 febbraio 1986, all’età di 67 anni.