No, tranquilli non ci siamo bevuti il cervello, nè siamo ubriachi. Anzi, questa è una storia che non molti sanno e che lega il campione brasiliano Ayrton Senna a Pescara e alla sua squadra di calcio. Un nuovo calciatore? Un tifoso?
Non proprio – anche perchè la sua squadra del cuore era il Corinthians, la squadra di Sócrates e della cosidetta “Democratia Corinthiana”– ma un vero simpatizzante. Una storia curiosa quella di Ayrton Senna e il Pescara.
Ora tutti vi starete domandando, ma perchè proprio Pescara e il Pescara? Con tutte le città e le squadre presenti al mondo ma anche semplicemente in Italia, perchè farsi attrarre dalla città più grande della costa abruzzese? No, non c’entra nulla il Gp di Pescara e la Coppa Acerbo, ma semplicemente un mondo di amicizie che hanno un inizio con un nome ben preciso: Gino Pilota. Pilota era uno dei manager della Benetton, legato al team e grande amante della F1 e proprio lì, nel paddock, in poco tempo instaurò un bellissimo rapporto di amicizia con Senna. “Ma perchè non mi vieni a trovare a Pescara?”. No, non sappiamo se questa fu la vera frase detta ma è facile pensare che tutta la storia abbia inizio così. Ayrton sul finire degli anni ’80 diventa una presenza fissa a casa Pilota nei periodi pre e post Gp d’Italia e Gp di San Marino. Le colline e le coste pescaresi – più precisamente a Francavilla – diventano l’angolo di pace ideale per trovare la serenità e la riservatezza che il campione brasiliano tanto amava. Un piatto di pasta al pomodoro, un po’ di insalata e poi tanto riposo, anzi nemmeno tanto. Celebri erano le sfide con le auto radiocomandate e le moto ad acqua con il suo compagno Gerhard Bergher. Insomma Senna a Pescara aveva trovato un ambiente che a livello umano lo aveva completamente rapito.
Ma il Pescara giunti qui, dopo questa bella prefazione cosa c’entra? Beh, lo zampino è sempre di Gino Pilota, che ai tempi era presidente della squadra di pallanuoto di Pescara e molto vicino anche alla squadra di calcio. “Ayrton se ti devi allenare vai direttamente allo stadio Adriatico, lo stadio del Pescara”. Ed è qui, che sottotraccia Ayrton arrivava a bordo della 500 rossa di Pilota alla fine di ogni allenamento. Rimanevano in pochi ad aspettarlo tra cui Edi Reja, qualche membro dello staff e Giovanni Galeone, storico allenatore dei Delfini. Cardiofrequenzimetro, abbigliamento sportivo e via ad inanellare giri su giri. Lo stesso Reja affermò che stare dietro ad Ayrton fosse un’impresa, era velocissimo ed aveva una forma fisica unica. Uno degli aneddoti più belli, lo racconta proprio mister Galeone tra le righe del libro di Beppe Donazzan “Immortale. Ayrton Senna il campione di tutti”:
“Una volta, allo stadio, a momenti ci resta. Non scherzo, successe dopo l’allenamento: era tutto sudato, lo invitai nello spogliatoio a bere sali minerali. ‘Vieni dentro, Ayrton, giornalisti non ce ne sono’, gli dissi. Dovete sapere che allo stadio di Pescara c’è un corridoio lunghissimo che porta allo spogliatoio della squadra di casa, in fondo a sinistra. In questa specie di galleria, ad un certo punto, ci sono dei piloni in trasversale. Quella volta c’eravamo io, Italo che era il massaggiatore del Pescara e un custode dello stadio che si accorse di Ayrton. Lungo il corridoio il custode aveva affiancato Senna e gli aveva detto: ‘Ti ammiro tanto, sei il mio idolo’, e avanti così. Lui, gentile ma schivo, perché in fondo era un timidone, camminava sempre più a destra, vicino al muro, finché… pam! Una capocciata incredibile sui piloni, ed era finito lungo disteso. Siamo sbiancati tutti: mancavano mancavano pochi giorni al Gran Premio d’Italia a Monza, credo fosse l’89. ‘E ora che facciamo?’ Ayrton ko nel corridoio dello stadio. Per un attimo siamo rimasti bloccati, poi è partita una corsa frenetica…. Ghiaccio, sali, di tutto, finché è rinvenuto e abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Non si era fatto niente e, tranquillo come al solito, anzi facendosi una risata, aveva detto ‘andiamo a cena?’”.
La storia di Senna, lo Stadio Adriatico ed il Pescara non finisce mica qui. È il 1992, e allo Stadio Adriatico si gioca la partita tra la Nazionale Piloti e una selezione di politici ed ex giocatori. Senna schierato mezzala segna anche un gol, in fondo un brasiliano in una partita di calcio deve segnare: è come se fosse una legge non scritta dell’universo. E Giovanni Galeone, suo diretto marcatore o se preferite avversario a centrocampo descrive così la partita dell’asso brasiliano: “Lo avevo sempre alle calcagna, ma non per marcarmi ma semplicemente per scherzare con me”.
Un’ ulteriore riprova di questo strano binomio tra il Pescara e Ayrton Senna, lo troviamo attraverso le parole di Gianfranco Mazzoni storico giornalista e commentatore della F1. In una vecchia intervista affermò che Ayrton spesso gli chiedeva del Pescara e, più precisamente nel 1993 prima di una gara in Australia, gli domandò addirittura se i Delfini fossero in grado o meno di evitare la retrocessione.
Insomma da San Paolo fino ai circuiti di tutto il mondo passando per Pescara. Un percorso incredibile, che nemmeno ci potremmo mai immaginare oggi. Una strada fatta di amicizie, simpatie, di genuinità e la naturalezza di un campione del mondo che faceva della sua umanità fuori dalla pista il suo cavallo di battaglia. Una strada fatta tra calcio, amicizie e la tranquillità della provincia italiana tanto da portare anche la madre e la sorella in qualche occasione tra i meandri del centro italia. Anche questo, ma soprattutto questo era Ayrton Senna.