In questo periodo quando a tutte le latitudini il calcio è ormai solo più un business senza sentimenti, ci piace prendere in esame storie dalla vecchia scatola dei ricordi. Vi vogliamo parlare della Coppa d’Olanda del 1975, vinta dal Den Haag contro le aspettative di tutti.
La vittoria della KNVB Cup nel 1975 è conosciuta come uno dei più grandi traguardi nella storia del Den Haag. Nessuno si aspettava che la squadra dell’allenatore Vujadin Boskov lasciasse trionfante il Rotterdam Kuip quel giovedì del 15 maggio 1975. L’avversario Twente era il grande favorito. Inoltre, il Den Haag aveva raggiunto la battaglia finale in debito di ossigeno, ed era sull’orlo dell’asfissia.
Con Boskov come allenatore, la stagione 1974-‘75 non era andata bene fin dall’inizio. Nella preparazione, il tecnico jugoslavo, succeduto a Evert Teunissen, aveva dovuto affrontare diversi ostacoli. Aad Mansveld si stava ancora riprendendo dall’operazione alla caviglia che gli era costata la Coppa del Mondo del 1974. E durante le partite di preparazione era emersa una spaventosa mancanza di capacità di segnare. Sebbene il Den Haag avesse inizialmente scommesso sul ritorno di Lex Schoenmaker, Boskov ha insistito per attirare Henk van Leeuwen, arrivato dopo Dojcin Dojo Perazic, giunto insieme a Boskov.
Per il resto, il Den Haag si è affidato ai veterani già presenti Ton Thie, Leo de Caluwé, Mansveld, Rob Ouwehand, Simon van Vliet, Hans Bres, Aad Kila, Joop Korevaar, Hans van Eeden e talenti come Barend van Hijkoop, Leen Swanenburg, Cees Storm, Tscheu-la Ling, Boudewijn de Geer, Hugo Lochtenbergh, René Vreeswijk, Peter Landers, Rob Monnée e Martin Jol. Una squadra che era considerata in grado di classificarsi a metà dell’Eredivisie. Il rendimento fu a singhiozzo.
La prima esibizione di Coppa si rivelò ostica grazia al gioco disinibito del Cambuur del giovane allenatore Leo Beenhakker. Thomas Haan portò in vantaggio i frisoni, ma van Leeuwen rispose presente con il pareggio dopo un minuto. I 4.500 spettatori dovettero rimanere allo stadio per i tempi supplementari e i calci di rigore. Negli ultimi minuti, Beenhakker inventò lo stratagemma che Louis van Gaal ha usato contro il Costa Rica ai Mondiali del 2014: un cambio di portiere, Andries Roorda per Bert van Meurs. Non diede i frutti sperati. Dopo che Mansveld e Henk Prinsen avevano colpito dagli undici metri, De Geer ha sbagliato. Tuttavia, gli fu permesso di tirare di nuovo, perché Roorda si era mosso troppo presto: rete. Jol e Van Leeuwen hanno poi centrato il bersaglio e i Leeuwarders lo hanno mancato con Mollo Eijer e Willem Spindelaar. Beenhakker: “Un club di Prima Divisione è sempre in svantaggio rispetto a un club di Eredivisie. Non posso sfuggire all’impressione che Thie si sia mosso troppo presto. Entrambe le volte. L’arbitro non l’ha visto, ma ha visto quando il mio portiere ha fatto questo”.
Il 9 febbraio 1975 il Den Haag affrontò in casa il Roda. Fu uno 0-0 incruento, anche dopo i tempi supplementari. Ancora si dovette fare ricorso ai rigori. Mansveld colpì il palo, Jo Körver mirò alla traversa sopra Thie, De Geer centrò il bersaglio, Thie parò il rigore di Dick Nanninga, Van Leeuwen segnò e Dick Advocaat fece lo stesso per il Roda. Poi fu la volta di Jol, ma prima dovette subire i tentativi di intimidazione di Sjef Blatter (“Non funzionerà, hai già sbagliato tanti rigori”). Lo Scheveninger andò a segno, Blatter tirò sulla traversa e il Den Haag approdò ai quarti di finale…
Nel freddo e tempestoso mercoledì sera del 12 marzo 1975, il Den Haag non ebbe bisogno di tempi supplementari per raggiungere le semifinali. Lo Sparta venne battuto 1-0 allo Zuiderpark, di nuovo in casa. Il Den Haag sfruttò con successo un calcio di punizione, un’arma che avrebbe portato un crescente successo nell’era Boskov. Ovviamente il capitano Mansveld era il fautore. Sapeva calciare in modo impareggiabile, duro e pulito. La sua rincorsa era già così minacciosa che la barriera di molti avversari già tremava di paura. Ma Mansveld ha spesso dimostrato di essere un ragazzo intelligente anche deviando dal modello previsto dagli avversari. Così fece contro lo Sparta. Il suo botto atteso verso la porta del club di Rotterdam si trasformò invece in un passaggio a lato per Jol, che piazzò la palla alta davanti alla porta. La sfera di cuoio finì a La Ling. Tirò con decisione nell’unica breccia nella difesa dello Sparta: 1-0.
A quel tempo, le semifinali dovevano svolgersi in campo neutro. Così il 16 aprile, il Den Haag si recò al vecchio stadio Galgenwaard di Utrecht per affrontare il Wageningen. Il pessimo primo tempo fu chiuso in vantaggio per 1-0, grazie a un fragoroso tiro dalla distanza di Mansveld. Nella ripresa nulla di fatto, il risultato non cambiò. Il Den Haag approdò così in finale della KNVB Cup! Sebbene la gioia nei circoli dell’Aia fosse grande, Mansveld non esitò a criticare il modo di giocare. “Non stiamo facendo bene, siamo arrivati alla finale di coppa in maniera misera!” E aveva ragione. In quattro partite, il Den Haag ha raggiunto la finale dopo due pareggi, due tempi supplementari e due serie di rigori. Solo tre gol nei tempi regolamentari e sei calci di rigore trasformati. Certamente non risultati da mettere in bacheca, c’era solo da baciare la Dea Fortuna con gratitudine.
La corsa alla finale del 15 maggio 1975 al De Kuip di Rotterdam contro il Twente fu tutt’altro che tranquilla. Le tre partite di campionato prima della battaglia finale vennero perse e contro i campioni nazionali del PSV ci fu anche una rivolta intorno a La Ling, che si era dichiarato malato ed era stato successivamente dichiarato persona non gradita dal gruppo di giocatori. Il giorno prima della partita, era infatti stato avvistato in una decappottabile sul viale di Scheveningen. Con il tetto aperto, si era seduto al volante con una camicia con il colletto aperto quando il tempo era abbastanza fresco. Il gruppo di giocatori ha chiesto che La Ling fosse allontanato dalla squadra per questo atteggiamento “poco professionale”. Due giocatori non approvarono il boicottaggio: Jol a causa della sua amicizia con La Ling, e Korevaar a causa della sua convinzione (era Testimone di Geova), che prescriveva che il male non dovrebbe mai essere ripagato con il male. Il Den Haag decise di non intraprendere alcuna azione contro il giocatore.
La vicenda spinse il Den Haag ancora più a fondo nel ruolo di sfavorito. Dopo la presentazione dei giocatori al principe Claus, il Twente sembrava all’altezza del suo ruolo di favorito. Ai giocatori di Enschede fu permesso di poter realizzare il loro gioco. Lo fecero, per così dire, con i freni tirati per paura di contromosse. Il Twente sfuggì alla trappola del fuorigioco del club di L’Aia. Theo Pahlplatz sfondò e sembrava sulla buona strada per il gol del vantaggio. Thie uscì dalla sua porta, tanto che l’attaccante del Twente dovette deviare così lontano a bordo campo da poter solo produrre un tiro laterale nella rete laterale. Poi il Den Haag con Bres fu sul punto beneficiare di una (tradizionale) azione disinvolta del libero Epi Drost del Twente, non a caso soprannominato Mister Risk. Dopo l’intervallo, la squadra di Boskov mostrò più coraggio, Van Hijkoop entrò per l’infortunato Bres. E ovviamente tutto ruotava sotto la guida del capitano Mansveld: ancora una volta fu lui a dare il via all’unico gol della partita. Un altro calcio di punizione. Il Twente si prepara al tiro-bomba, ma lui la diede un po’ di traverso, con Perazic che dovette faticare a conquistarla prima che superasse la linea di fondo. Il cross dello jugoslavo fu trattenuto a metà dal portiere Volkmar Gross, permettendo a Van Leeuwen di infilare la palla in porta.
Tutti coloro che nutrivano simpatia per la squadra dell’Aia caddero in estasi. Il Den Haag era in corsa per la vittoria della coppa! Chi l’avrebbe mai pensato? Tuttavia, c’erano ancora 23 minuti da giocare. Sembravano durare per secoli. Pahlplatz liberò Thie, ma Kila lo spinse a terra. L’arbitro Frans Derks era – come al solito – di umore tollerante e non ha fece nulla al riguardo. Il Twente era arrabbiato, al Den Haag la situazione non dispiaceva. Kila ricevette persino pacche sulle spalle. Il fischio finale segnò l’inizio del delirio. Anche Boskov era esultante in campo. Mansveld era molto felice. Orgoglioso, festeggiava come un bambino che aveva appena scartato il suo regalo più bello: ricevette la coppa dal principe Claus. “Che posso ancora provare nella mia carriera?”, disse il capitano raggiante. “Sono così orgoglioso, metterò questa coppa sulla Torre dell’Aia. Tutti devono vederla!”.
Il viaggio di ritorno in autobus a L’Aia fu un vero tour di gloria. Il vecchio municipio di Javastraat fu il primo ad essere visitato. Lì il vicesindaco Nuij e l’assessore allo sport Piet Vink erano pronti ad ammirare la coppa scintillante e a congratularsi con il club. Ormai una grande folla si era radunata davanti alla porta. Il traffico dovette essere deviato. Poi la cerimonia avvenne sul balcone del vecchio municipio. Giocatori, amministratori e tifosi si recarono la mattina presto allo Zuiderpark, dove la festa continuò per tutto il giorno. I giornali del mattino pubblicarono cronache e impressioni sull’inaspettato trionfo, si esaurirono rapidamente. Su iniziativa di Mansveld, venne addirittura registrata una canzone.
La comunità imprenditoriale volle fare qualcosa e così rese finanziariamente possibile il ritorno di Schoenmaker. Il Den Haag entrò in Europa e sarebbe arrivato fino ai quarti di finale inclusi, dove venne eliminato di misura dopo due partite leggendarie contro il West Ham United. Se mai una squadra ha dimostrato che la strada per il calcio europeo è breve e può essere raggiunta con pochi gol (quattro), allora questa è stata il Den Haag di Boskov.
Mario Bocchio