Calcio bretone in subbuglio
Apr 16, 2024

Le idee del Maggio 68 arrivarono anche al mondo del calcio. I calciatori avevano occupato per diversi giorni la sede della Federcalcio francese a Parigi. La Bretagna, attraverso lo Stade Lamballais, è stata in prima linea nel movimento di autogestione lanciato successivamente.

“Il calcio dei calciatori” era lo slogan scritto sullo striscione esposto sulla facciata della sede della Federcalcio transalpina, durante la sua occupazione da parte di calciatori dilettanti nel maggio 1968.

L’occupazione della Federcalcio francese

E questo divenne il credo del MFP, il Movimento Calcio Progresso, lanciato nel 1973. La Bretagna era in prima linea in questo movimento, di cui faceva parte un club in particolare: lo Stade Lamballais.

Bernard Philippe, con in mano il trofeo della “Coupe de l’Ouest “(1980), esalta i meriti del successo di Lamballais senza un allenatore davanti a un rappresentante della stessa “Ligue de l’Ouest”, Alain Seradin (a sinistra, foto in alto) e Jacky Le Moigne, tre grandi giocatori del “Lambalaise epico”

“Un collettivo di giocatori era responsabile dell’intera parte sportiva” ricorda Bernard Philippe, ex giocatore dello Stade Lamballais

Nessun allenatore ma un collettivo di giocatori, dunque.

Jean-Claude Trotel (a sinistra) e il giornale “Le contre pied”

Nel 1973, il tecnico Jean-Claude Trotel fece un passo indietro e suggerì ai giocatori del Lamballais di farsi carico di sé stessi. “Un collettivo a rotazione di quattro giocatori fu designato per gestire le quattro squadre del club – ricorda lo stesso Philippe, allora giovane giocatore – Ogni due mesi tenevamo un’assemblea generale per fare il punto sul collettivo precedente e nominarne un altro”. Il club giocava allora nel DH, l’equivalente della quarta divisione dell’epoca.

Stade Lamballais

Lo Stade Lamballais creò addirittura un giornale, Le contre pied, nel 1979 per condividere questa avventura collettiva e diffonderne i valori. La filosofia dell’autogestione è continuata all’interno del club fino all’inizio degli anni ’80.

Mario Bocchio

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