“Potrebbero esserci giocatori più abili in rosa, ma nessuno potrà mai dire che non do il cento per cento”. Uno scouser le cui capacità di combattimento e senso dell’umorismo lo hanno reso caro ai tifosi e ai compagni di squadra. Jamie Carragher è diventato lo scouse rock nel cuore della difesa del Liverpool. Ha eccelso sia a livello nazionale che europeo, fu lui a caricarsi sulle spalle Jerzy Dudek dopo aver parato il rigore a Shevchenko a Istanbul, anche se aveva sofferto di un crampo doloroso alla gamba nei tempi supplementari.
Fu Roy Evans, nella sua penultima stagione completa da allenatore unico, a dare un futuro al diciannovenne Jamie, facendolo debuttare in prima squadra nel gennaio 1997, come sostituto di Rob Jones in una partita di Coppa di Lega contro il Middlesbrough. È stato un debutto atteso da tempo perché la presenza di Carragher era stata attentamente monitorata durante i suoi giorni alla School of Excellence della Federcalcio a Lilleshall e come punta di diamante nelle giovanili del Liverpool nel 1996. Il suo inizio è stato in grande stile: battendo un angolo da sinistra davanti al Kop avviò i Reds verso una comoda vittoria per 3-0 sull’Aston Villa ad Anfield. I gol capitarono di rado per Carragher e questo è stato uno dei momenti salienti della sua carriera: “L’ho saputo la sera prima, avrei dovuto giocare come difensore centrale. Non mi resi conto. Non avrei giocato solo perché Patrik Berger era malato, quindi c’era un posto libero, ma il mister mi volle a tutti i costi a centrocampo. Ero un po’ nervoso, ma era davvero più eccitante. Sono stato ammonito dopo 20 secondi , questo mi ha tranquillizzato”.
Carragher è diventato poi una pedina sempre più regolare della squadra con venti presenze dall’inizio e altre tre come sostituto nella deludente stagione 1997-‘98. Una volta subentrato Gerard Houllier in seguito alla partenza di Roy Evans verso la fine del 1998, ha riposto la sua totale fiducia nel ragazzo, che è diventato un giocatore chiave per il francese per il resto del suo regno ad Anfield, raggiungendo il suo apice nella storica stagione del Treble 2000-‘01. Carragher non era però per tutti i gusti, come lui stesso riconosceva.
“Non vado sui siti web o altro, ma credo che ci sarà un omicidio dopo una partita se venissimo battuti. Ma non sto scherzando, se la squadra venisse picchiata, so che sarei uno dei primi!”. Il suo numero di presenze è sceso solo una volta sotto i 50 a stagione con Houllier, ma la sua assenza è stata forzata dalla frattura ad una gamba all’ Ewood Park di Blackburn il 13 settembre 2003, incidente che lo ha tenuto fuori per quattro mesi. La versatilità di Carragher come difensore si è rivelata assolutamente vitale per lui, poichè ha tenuto la sua posizione nonostante i numerosi tentativi dei nuovi arrivati di spingerlo fuori dagli undici titolari.
Poteva adattarsi a qualsiasi situazione, qualità che è stata alla base della sua lunga carriera di successo. Si è affermato come terzino destro regolare della squadra prima di spostarsi a sinistra quando Markus Babbel è arrivato ad Anfield. Il successore di Houllier, Rafa Benítez, ha visto Carragher come un difensore centrale ideale e nelle prime due stagioni dello spagnolo, terminate con le vittorie in Champions League e FA Cup, ha collezionato rispettivamente 56 e 57 presenze in prima squadra. Le sue prestazioni hanno sfidato ogni credenza, come ha notato Alan Hansen dopo la monumentale vittoria del Liverpool sul Chelsea in semifinale ad Anfield nel maggio 2005: “Il modo in cui ha tenuto a bada il Chelsea è stato incredibile. Sono esterrefatto per quante volte ha intercettato, bloccato e coperto”.
Carragher ha segnato un autogol nella finale di FA Cup 2006, l’episodio ebbe dell’incredibile, come Steven Gerrard ha sottolineato con spensieratezza: “Carra è il miglior difensore con cui ho giocato a Liverpool e il peggior finisher con cui abbia mai giocato!” Tuttavia Carragher è riuscito a mettere la palla nella propria rete otto volte, comprese due volte nella stessa partita contro il Manchester United nel settembre 1999. È probabilmente una parte inevitabile della vita di un difensore, che a volte inconsapevolmente effettua il contatto cruciale o la deviazione che può rivelarsi letale. Il numero di gol evitati da Carragher con i suoi contrasti all’ultimo sangue e il sacrificio per la squadra supera di gran lunga qualsiasi “danno” che potrebbe aver commesso. Rafa Benítez ha sottolineato l’importanza di Carragher per la squadra nel marzo 2007: “Per me, Jamie è uno dei migliori difensori d’Europa. È sempre concentrato sul gioco, cerca sempre di imparare. Questa è la chiave per me perché ogni stagione migliora un po’. Mi ricorda un cane da caccia, quando voglio fare qualcosa di specifico in difesa è molto disposto ad imparare. Grida sempre e parla con gli altri. Fa bene ai giovani giocatori, mostra loro cosa fare e come giocare”.
Un paio di brutti infortuni hanno costretto Carragher a giocare solo in 38 delle 54 partite in prima squadra durante la stagione 2010-‘11. Ha goduto di una meritata testimonianza ad Anfield nel settembre 2010, quando un misto di giocatori del Liverpool del passato e del presente hanno giocato contro una squadra dell’Everton e tutti i proventi della partita sono andati a enti di beneficenza locali attraverso la Carragher 23 Foundation, da lui fondata e sostenuta. Carragher è apparso nel 60% delle convocazioni in prima squadra del Liverpool nel 2011-‘12, ma solo 21 presenze in Premier League, il totale più basso dalla stagione 2003-‘04. A 34 anni compiuti, era diventato chiaro che non sarebbe più stato una scelta automatica.
Quando Brendan Rodgers arrivò al club, sottolineò l’importanza di Carra per la squadra: “Jamie è stato un assoluto modello. Sento che siamo una squadra tranquilla e forse abbiamo bisogno di giocatori in grado di organizzare e gestire il gioco. Abbiamo bisogno di una voce nella squadra e non abbiamo una voce più forte di quella di Carra!”
Alla fine della prima settimana di febbraio Carragher annunciò che si sarebbe ritirato da giocatore alla fine della stagione 2012-‘13. Ha saltato solo una partita dalla data di quell’annuncio fino alla fine dell’annata e ha salutato con emozione come capitano in assenza di Steven Gerrard, quando il Liverpool giocò in casa contro i Queens Park Rangers nell’ultima giornata del torneo. Dopo aver segnato al suo debutto in casa contro l’Aston Villa nel gennaio 1997, Carragher ci è quasi riuscito con uno stile simile, ma il suo tiro nel secondo tempo si è schiantato contro il palo del QPR. Ma poiché ha segnato in media solo una rete ogni centoquarantasette partite del Liverpool, sono più i gol che ha impedito che saranno ricordati alla fine di una carriera da giocatore davvero eccezionale. “Ci mancherà moltissimo, soprattutto perché al momento del suo ritiro non c’è un ovvio successore a lungo termine nella sua posizione” era il leitmotiv tra i tifosi di Anfield.
Carragher ha letteralmente avuto una carriera storica al Liverpool. Ha giocato la sua 137esima apparizione europea con il Liverpool nel marzo 2011, un record britannico all’epoca, anche se successivamente è stato superato da Ryan Giggs. Il 9 maggio 2011, ha detronizzato Emlyn Hughes e Ray Clemence facendo la sua 666esima apparizione con il club, lasciando solo Ian Callaghan davanti a lui nella lista delle presenze di tutti i tempi del club. Un’impresa notevole!
Carragher non è mai stato un calciatore sopra le righe, tutt’altro. Cresciuto in una famiglia di sinistra, di origini piuttosto umili, come visto ha dedicato tutta la sua gioventù al calcio, pur rimanendo colpito dai fatti che intorno a lui stavano accadendo nel Regno Unito.
Era ancora piccolo quando c’erano i grandi scioperi dei minatori nel 1984, ma il padre gliene parlava e lui è cresciuto con la mentalità da lavoratore vero, anche se poi si è guadagnato i primi soldi dando calci a un pallone. La sua non è mai stata un’indole ribelle tipica dei rivoluzionari di altre nazionalità, lui è inglese fino all’osso anche nel modo di giocare a calcio: bocca chiusa e lavorare, anche se poi si tratta di comandare una difesa, cosa che, tra l’altro, Carragher ha fatto sempre egregiamente. Si è schierato spesso per gli operai, per il popolo. Ha supportato il Partito Laburista, ma lo ha fatto attivamente, non come tanti suoi omologhi che si limitano a dire di essere di sinistra per poter tenere quell’aura di anticonformismo. Insomma, con lui al fianco, nessuno ad Anfield Road ha mai camminato da solo.
Mario Bocchio