Una storia lunga quasi come il suo nome, già un secolo per la precisione. Una squadra che non è mai andata in Serie A ma se lo sarebbe meritato, quantomeno per la passione dei suoi tifosi e per quel suo essere speciale. 2023, buon centesimo compleanno, Sambenedettese!
4 aprile 1923: nasce l’Unione Sportiva Sambenedettese, frutto della fusione di tre squadre locali (Fortitudo, Serenissima, Forza e Coraggio). San Benedetto del Tronto, la perla della Riviera Adriatica, in una regione come le Marche che paradossalmente ha dato molta più soddisfazione al calcio argentino che non a quello italiano, a causa della massiccia emigrazione verso il Sudamerica.
Un cognome su tutti, quello di Messi, i cui antenati erano originari del recanatese. Prima sede del club, nella ex Villa Cerulli in via Ugo Bassi. Tuttavia la storia della società è destinata a un continuo rimescolamento, tanto che già nel 1927 l’US Sambenedettese diventa Società Atletica Sambenedettese. Per accorciare quel nome infinito, meglio Samb: più comodo, più pratico. Colori sociali, rossoblù.
Fino al 1956 la squadra rimane sempre nelle categorie inferiori anche alla Serie B, fino a quando quell’anno con 44 punti viene promossa tra i cadetti per la prima volta nella sua storia. Una stagione semplicemente perfetta, col miglior attacco del campionato e lo stadio di casa, il Ballarin, inviolato. L’allenatore è Bruno Biagini, il capitano Alberto Astraceli, ma l’artefice di tutto è il presidente Domenico Roncarolo, il primo grande patron della Samb. Sua è l’idea di chiedere ai pescatori di San Benedetto del Tronto una percentuale sul loro fatturato, con la gente che fa a gara per dare il proprio contributo: tutti vogliono aiutare, il calcio per quella gente abituata a levatacce e a un lavoro massacrante è il miglior riscatto sociale.
Il resto lo fa una tifoseria caldissima e attaccatissima ai suoi giocatori. E la rivalità con i vicini dell’Ascoli che diventa ogni volta sempre più calda. Anzi, il derby tra i bianconeri e la Samb finché si è disputato (l’ultimo addirittura nella stagione 1986-’87) è stato uno dei più roventi del calcio italiano.
Serie B, fino al 1963. In mezzo anche qualche partita indimenticabile, seppur persa: come l’ottavo di finale di Coppa Italia della stagione 1960-’61, sconfitta 4-1 al Ballarin contro la Juventus di Sivori e Charles. Ufficialmente 10mila spettatori paganti, in realtà i presenti allo stadio quel giorno, il 25 gennaio del 1961, erano molti ma molti di più. Già, il Ballarin: uno dei due stadi presenti in città, insieme all’altro, quello che si utilizza oggi, il Riviera delle Palme.
Il fascino del Ballarin tuttavia rimane uno dei punti di forza di una squadra che quando giocava in casa aveva veramente un fattore-campo. Purtroppo il nome dell’impianto di San Benedetto rimarrà per sempre segnato dalla tragedia del 7 giugno del 1981: quel giorno, prima di Sambenedettese-Matera, ultima giornata del campionato di Serie C1 girone B, muoiono carbonizzate due ragazze e oltre 150 persone rimangono ferite.
Colpa di un rogo sviluppatosi in una delle due curve per via di una coreografia fatta di carta che prende fuoco e che nessuno riesce a spegnere con tempismo.
Del resto c’era da festeggiare il ritorno in Serie B. Oggi sui muri del Ballarin, ormai abbandonato, c’è un murale in memoria delle due vittime del rogo: Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri.
Festa triste, quel giorno, nonostante la promozione in B con una squadra allenata da un giovane Nedo Sonetti e con un portiere destinato a una grande carriera come Walter Zenga. Un grande decennio per la Samb, quello, col presidente Zoboletti: forse l’ultimo prima di inabissarsi tra retrocessioni e problemi societari, non prima della conquista della Coppa Italia di Serie C nel 1992. Ma anche i Settanta e i Sessanta non erano stati per niente male, con una lunga serie di giocatori che da San Benedetto hanno preso il volo verso, loro sì, la Serie A e addirittura la Nazionale: da Causio a Tacconi.
Non ha mai vestito l’azzurro invece Paolo Beni, storico capitano della squadra e recordman di presenze con la Samb: 415.
Rimane un presente fatto di campionati regionali e dilettantistici, ma con una personalità molto spiccata: profumo di mare, di riviera, di pallone. Dal 1989 la Samb manca dalla Serie B, dopo 21 partecipazioni: l’aspettiamo presto su quel palcoscenico.