Renzo Garlaschelli, ragazzo dal portamento serio e riservato e al contempo dedito a un’esistenza romana abbastanza bohémien, fatta di notti insonni e via Veneto, donne (leggenda dice molte) e locali. Alternava il “Jackie O” a una grande professionalità, evidentemente grazie all’aiuto di un fisico straordinario. La dolce vita del “Garla” terminava la mattina, quando tornava ad essere il professionista serio ed impeccabile di dieci stagioni vissute nella Lazio. Straordinarie quelle dei primi anni, quando faceva impazzire i tifosi con la sua tipica finta sulla fascia destra e ultimo passaggio in cerca di Chinaglia, meno con il passare del tempo, quando quella finta si è ammorbidita e la Lazio iniziava il declino.
Spalla ideale di Giorgio Chinaglia e poi del talento nascente Bruno Giordano, il numero 7 biancoceleste era pronto anche costantemente ad approfittare delle disattenzioni su di lui degli avversari intenti a controllare appunto Chinaglia e poi Giordano, e segnava gol pesantissimi Garlaschelli: 10 nell’anno dello scudetto, e in Lazio-Foggia del 12 maggio 1974 si procurò il rigore, poi trasformato da Chinaglia, che valse vittoria e titolo. Classe 1950, nasce a Vidigulfo, nel Pavese nordorientale. Garlaschelli inizia la carriera nel 1968-‘69 in Serie D con il Sant’Angelo. L’anno successivo passa al Como; con i lariani gioca tre campionati di Serie B, segnando 6 gol nelle 72 presenze complessive (2 reti ogni campionato), e nella stagione 1971-‘72, quella nella quale è stato più utilizzato, in riva al Lago si sfiorò la promozione in Serie A, contesa per tutto il torneo proprio alla Lazio di Tommaso Maestrelli, al quale, quell’ala destra pura, rapida e funambolica, non passò inosservata. E fu così che, nell’estate del 1972, Sbardella portò il “brasiliano del Pavese” a Tor di Quinto. Appena arrivato, al giovane Renzo disse subito il “Maestro”: “So che sei bravo ma passa sempre la palla a Chinaglia che è un rompiscatole”.
Alla prima giornata del campionato 1972-‘73, il 24 settembre 1972, l’esordio in serie A con la maglia della neopromossa Lazio: 0-0 all’Olimpico contro l’Inter. La settimana dopo, il 1° ottobre a Firenze, arriva il primo gol in Serie A: quello del decisivo 1-0 in casa della Fiorentina. Garlaschelli torna al gol alla sesta giornata, a Bergamo contro l’Atalanta, autore a 5’dal termine dell’1-1 con il quale si concluse il match, risultato che permise alla Lazio di rimanere in vetta alla classifica davanti alle milanesi. In quel primo campionato alla Lazio e di serie A, Garlaschelli totalizza 29 presenze su 30, salta solo Lazio-Atalanta (2-1, reti: La Rosa, Carelli, Re Cecconi) all’ottava giornata di ritorno, e segna 7 reti; tra le quali quella d’apertura nel derby di ritorno dell’11 marzo 1973 (vinto 2-0 con il contributo dell’autogol di Santarini), praticamente la rete della consacrazione in biancoceleste dell’ex Como.
A quella rete alla Roma fece immediatamente seguito la doppietta nel 2-0 di Palermo della settimana successiva. Volava altissima la Lazio, ma alla fine proprio alla fine di quel famoso Napoli-Lazio, ad infrangere il sogno biancoceleste arrivò Damiani. Con 10 reti personali e il contributo al titolo di capocannoniere di Chinaglia, Renzo Garlaschelli sarà uno dei protagonisti della fantastica cavalcata scudetto nella stagione seguente.
Dopo il grande traguardo, neanche troppo lentamente (esce Maestrelli, parte Chinaglia) inizia però il declino della Lazio e dello stesso Garlaschelli.
A volte contestato da una parte della tifoseria, fin dall’inizio (da dove arriva questo?) per il fatto che doveva rimpiazzare Massa autore di 11 reti nel campionato del ritorno in serie A, Garlaschelli sarà la spalla di Bruno Giordano fino all’inizio degli anni ’80, quando, dopo essersi caricato sul groppone la Lazio travolta dal calcioscommesse e portata alla salvezza sul campo, il tutto insieme a Vincenzo D’Amico oltre ai tanti giovani della Primavera chiamati in prima squadra, con il successivo arrivo in panchina di Ilario Castagner inizia anche un processo di ringiovanimento dei ranghi che mette Garlaschelli ai margini del progetto.
Nell’estate 1982, dopo aver vestito la maglia della Lazio per 10 stagioni, dal 1972-‘73 al 1981-‘82, e collezionato 276 presenze e 64 reti complessive (coppe comprese), delle quali 228 presenze e 51 reti in campionato, l’ala destra di Vidigulfo lascia la Lazio e la Capitale per tornare nel suo Pavese: dal 1982 al 1984 Garlaschelli gioca nel Pavia , dove, non prima di aver contribuendo alla promozione della squadra in serie C, conclude la sua carriera.
In un’epoca dove nello stesso ruolo ci sono Causio, Claudio Sala, Bigon, lo stesso “Peppiniello” Massa ceduto non senza polemiche dalla Lazio all’Inter e rimpiazzato proprio da Garlaschelli, il numero 7 biancoceleste non è mai stato convocato in Nazionale. Conta 4 presenze e una rete nell’Under 23 dove esordì il 14 gennaio 1973.