Michele Armenise, nato a Bari il 15 dicembre del 1961, ai più giovani apparirà solo come un nome, ma la sua non è stata esattamente una carriera anonima: cresciuto nella squadra della sua città, ha giocato quasi sempre con i galletti in serie B, tranne un paio di parentesi di A a Pisa (1983-‘86, una promozione e una retrocessione) e Cesena (1987-‘88). Proprio all’ombra della Torre Pendente è nato il figlio Alessandro, anche lui calciatore. Esterno difensivo o mediano all’occorrenza, pur disponendo di un tocco di palla più che discreto era abbastanza noto come mastino dalla marcatura arcigna.
Ha finito la carriera con altri due anni al Pescara in Serie B ed un’ultima stagione al Monopoli in Serie C1. Ha poi fatto parte dello staff tecnico di Stefano Colantuono.
Armenise ha un record personale di cui va molto fiero: ha affrontato ed anche battuto per ben due volte Diego Armando Maradona, prima con il Pisa, e poi con il Bari.
“Ricordo quando vestivo la maglia del Pisa e lo battemmo per 1-0, Maradona calciò una punizione delle sue ma Sandro Mannini, che si era preparato in settimana, bloccò la palla a terra. Diego, ci provò in quell’occasione anche da calcio d’angolo, ma il nostro numero uno aveva alzato un muro. Stavamo per capitolare, quando quasi al quarantesimo minuto del primo tempo, Baldieri ricevette palla sulla sinistra, saltò due difensori loro, e servì al centro per Berggreen, che trafisse Garella con un diagonale che ammutolì lo stadio San Paolo. Quel giorno feci un’entrata molto cattiva su Maradona per arginarlo, mi scusai immediatamente e gli tesi la mano per farlo rialzare, lui mi guardò negli occhi e disse ‘Hai fatto quello che dovevi fare’, correva il 12 gennaio 1986 e me lo ricordo come se fosse ieri. A fine partita, avevo vergogna come un bambino a chiedere la maglia, ma alla fine chiesi di fare un paio di foto, che conservo gelosamente”.
Mercoledì 24 agosto 1988 il Bari sconfisse il Napoli di Diego per 2-0, il primo dei due gol fu proprio di Armenise, mentre l’altro dello zar Pietro Maiellaro.
“Maradona era uno che faceva divertire anche nel riscaldamento, ballava con la palla, palleggiava anche con una pallina da tennis o un’arancia. Giocatori così forti del suo spessore non esistono, gli stessi Platini, Van Basten e via discorrendo, sino a quelli più moderni, Messi e Ronaldo, non arrivano alla sua classe. Maradona è stato il fuoriclasse per eccellenza che ha fatto divertire tutti gli appassionati sportivi. Quanto alla seconda volta, l’ho battuto insieme ai miei compagni, che ricordo artefici di quella impresa: Mannini, De Trizio, Carrera, il sottoscritto, Fabio Lupo, Laureri, Di Gennaro, Scarafoni, Perrone sostituito da Maiellaro e Monelli e l’allenatore Salvemini. Avevamo disputato un buon pre-campionato ed all’epoca c’erano i gironi di qualificazione, contro il Napoli che alla fine di quell’edizione di Coppa Italia arrivò in finale perdendo contro la Samp di Vialli e Mancini, li battemmo per 2-0. Io realizzai un gol in velocità bruciando la difesa avversaria, grazie ad un passaggio millimetrico di Carrera, feci una corsa col pallone ed a tu per tu contro il compianto Giuliano Giuliani, lo trafissi. Segnai anche nella gara successiva di Coppa allo Spezia, mi piaceva far gol, ma quello contro il Napoli in casa resta memorabile. Festeggiammo nello spogliatoio e ricordo molti amici, che vennero per vedere Diego, ma era dovunque così”.
Michele Armenise nel Bari, nel Cesena e nel Pescara sulle figurine “Panini”
Non tutti ricordano che Michele Armenise ha fatto parte anche dell’Under 21 guidata da Azeglio Vicini.
“Sono stato due anni nel giro della nazionale Under 21, in quell’annata, io e Caricola, nonostante stessimo in B, facevamo tappa fissa, solo che avevo un mio bel ‘caratterino’ e non ho saputo cogliere quel treno. Come commissario tecnico c’era un grande Azeglio Vicini che mi diede la possibilità di esordire contro la Romania, pari età, e vincemmo due a zero con i gol di Casale ed Evani, correva il 27 ottobre del 1982 e ricordo che giocammo a Benevento. Molte volte mi inventavo infortuni che non esistevano, declinando la convocazione in azzurro. Il rimpianto unico è forse quello del carattere che avevo, ma sono orgoglioso della carriera fatta”.