12 maggio 1963, a San Siro si sfidano l’Italia e il Brasile. Gara amichevole certamente, ma una volta queste erano sfide che valevano comunque come una finale. Primo perché le due nazionali avevano al tempo due Mondiali vinti ciascuna, poi perché le squadre sudamericane quando venivano in tournée in Europa schieravano sempre il meglio. Non potevano permettersi di fare brutte figure.
Pelé era reduce da un incidente in taxi ad Amburgo. Fu marcato in maniera asfissiante da Giovanni Trapattoni. Il Ct azzurro Edmondo Fabbri gli chiese espressamente: “Stagli addosso“.
“Pelé non stava in pied, in diretta valeva ics milioni di lire, in tribuna la metà della metà. E così, pressati dalle attese e da uno stadio strapieno solo per vederlo, i brasiliani lo mandarono in campo. Era mezzo stirato, non ricordo un fallo, fu un gioco da ragazzi. Tenne botta per 25-26 minuti, poi uscì” ha sempre raccontato il Trap.
Pelé infatti lasciò il posto a Quarentinha. Per la cronaca l’Italia vinse 3-0 con i gol nel primo tempo di Sormani e Mazzola su rigore, poi Bulgarelli muse il sigillo nella ripresa. Trapattoni rimediò il giudizio di “mediano gentiluomo”.
I due si ritrovarono l’uno di fronte all’altro nella finale della Coppa Intercontinentale pochi mesi dopo.
All’andata, sempre a San Siro, il Milan vinse 4-2. Trapattoni portò in vantaggio i rossoneri dopo soli tre minuti, Pelé mise a segno una doppietta, realizzando un gol su rigore.
“Tutta un’altra musica, non era più zoppo, firmò entrambi i gol del Santos, il primo dopo aver dribblato mezzo Milan, il secondo su rigore. Sono sincero, le provai tutte, e fui molto più mediano che gentiluomo” ammise Trapattoni.
Al ritorno in Brasile, identico risultato, ma per il Santos, ma Pelé non fu schierato, così come nella bella (allora non esistevano i gol doppi in trasferta), che fu vinta dallo stesso Santos per 1-0 grazie a Dalmo Gaspar.
Mario Bocchio