L’ultimo gol importante dell’era pre-Maradona. «Lo segnai contro l’Udinese. Evitammo di andare in B. L’anno dopo nacque il grande Napoli di Diego. Ma io non c’ero più». Un anno solo a Napoli, eppure in tanti lo ricordano ancora. Angelo Frappampina sgobbava sulla fascia sinistra. Suppliva con corsa e cuore alla mancanza di talento. Del resto era il 1983-‘84, stagione di transizione tra Krol e Maradona.
«A Napoli ho lasciato tanti bei ricordi. Sono stato un solo anno ma la gente mi ricorda ancora e questo mi fa felice – ricorda Frappampina – Legai molto, fuori dal campo, con Pasquale Casale. Andavo spesso, come molti miei compagni, a mangiare al Sarago, a piazza Sannazaro».
Frappampina nacque nel borgo antico di Bari e dopo aver compiuto dodici anni fu notato e ingaggiato dalla società calcistica Sibillano di Bari nelle formazioni giovanili. Nel 1971, per interessamento del tecnico biancorosso Michele Sinesi, fu inserito nelle giovanili del Bari. Nella stagione 1974-‘75, che vide i galletti in Serie C, l’allenatore Luciano Pirazzini lo fece debuttare in prima squadra il 23 marzo 1975 nella gara interna col Siracusa (finita 2-2). Scese in campo una seconda volta nel derby interno col Barletta vinto 4-0 il 6 aprile 1975, realizzando numerosi buoni interventi. Nella stagione ’74-’75 totalizzò otto presenze senza mai segnare. A 19 anni giocò nella Nazionale di Serie C. Nella stagione 1976-‘77, in cui il nuovo coach biancorosso Giacomo Losi lo schierò titolare dalla prima giornata, giocò da terzino fluidificante, venendo definito “il Facchetti del Sud” (nella stessa stagione i galletti tornarono dopo tre anni in serie cadetta). Dall’anno calcistico 1978-‘79, anche a causa di problemi fisici non giocò con continuità: tornato in campo il 21 ottobre 1979 a Matera (formazione locale battuta 1-0), avvertì a gennaio 1980 nuove disfunzioni fisiche. Dopo le cure ritrovò la condizione fisica nella stagione successiva.
Complessivamente militò nel Bari per otto stagioni, di cui tre in Serie C e cinque in Serie B. Apprezzato dai tifosi biancorossi, l’estate 1982 (dopo la stagione 1981-‘82 in cui, sotto la guida di Enrico Catuzzi il cosiddetto “Bari dei baresi” mancò di due punti la promozione in Serie A) Frappampina fu venduto al Bologna, anch’esso in B, per 800 milioni di lire. Restò un anno ai felsinei, con cui retrocesse in Serie C. Nella stagione 1983-‘84 fu in forze al Napoli, anche qui per un anno, debuttando in massima serie e realizzando una delle reti decisive per la salvezza, alla penultima giornata in casa contro l’Udinese (gara vinta 2-1 dai campani). Nella stagione seguente tornò in Serie B al Taranto con cui a fine anno retrocesse in Serie C a causa dell’ultimo posto in classifica. Nel 1984-‘85, per illecito sportivo e Totonero subì la squalifica di cinque anni per il cosiddetto “Caso Padova”. Tornò in attività nel 1990 all’Altamura, in Serie C2, dove concluse la carriera collezionando due presenze nel campionato 1990-‘91 (terminato dalla squadra murgiana con la retrocessione, seguita da ripescaggio). In carriera ha totalizzato 26 presenze (e una rete) in Serie A e 191 presenze (4 reti) in Serie B (65 presenze e tre goal in Serie C).
Ci racconti quel famoso gol che evitò al Napoli la retrocessione.
«Lo ricordo bene perché per me segnare era un evento storico. Andavo su e giù per la fascia, ma in quanto a tirare…».
Lei giocò abbastanza.
«26 partite, con quell’unico gol. Mi volle Santin a Napoli, un gentiluomo, era bravissimo. Era il tecnico. Venni preso in comproprietà con il Bologna. Ma fu un anno disgraziato, tribolato assai. Lo stesso Dirceu, un ragazzo bravissimo, di cui ho un ottimo ricordo, venne quasi all’ultimo. Mi dispiacque molto per la sua morte. Era molto legato alla Campania, gli era piaciuta questa terra. Partimmo male. Krol era reduce da un brutto infortunio. Santin venne esonerato e arrivò Marchesi. Ecco, forse il mio rimpianto è quello di non essere stato a Napoli in tempi più felici. Sarebbe stato fantastico, vista la città».
Poi partì dopo solo un anno.
«Eravamo in tre per un posto di terzino, fluidificante si diceva allora. Io, Boldini e Carannante. Non c’era più spazio. E poi il Napoli non voleva spendere soldi. Aveva dato tutto per Maradona quell’anno. Tornai in Puglia, a Taranto, dove purtroppo retrocessi in serie C».