Guido Buchwald e Diego Maradona: il loro duello sportivo ai Mondiali del 1990 in Italia è leggendario. Dopo la scomparsa della leggenda del calcio argentino, l’ex nazionale tedesco ha reagito con sgomento e più volte, ha ricordato i momenti insieme dopo la partita, vinta 1-0 dalla Mannschraft.
“Siamo andati insieme al controllo antidoping. Aveva le lacrime agli occhi. Quel momento mi ha mostrato quanto fosse veramente umano Diego Maradona. Pianse per gli acciacchi che lo limitarono, per una caviglia gonfia all’inverosimile, pianse, soprattutto, per la frustrazione. Io volevo andare via a festeggiare, ma per la fatica e la forte emozione non riuscivo a urinare”.
Guido Buchwald o Diego Maradona: quale dei due avrebbe più probabilità di essere riconosciuto dalla maggior parte degli appassionati di calcio del mondo? Probabilmente l’argentino Maradona, uno dei più abbaglianti e migliori campioni che questo sport abbia mai prodotto. Tuttavia, per Buchwald quella partita costituì la sua vera consacrazione in patria, perché riuscì ad annullare completamente il Pibe, non lasciandogli battere più di una punizione dal limite.
“Lo seguii dappertutto, lui era infastidito e mi lanciò maledizioni. Da allora venni chiamato Diego. Per me Maradona era allo stesso livello di Pelé, Beckenbauer, Messi o Ronaldo”.
Prima della finalissima dell’ Olimpico di Roma i due avevano già duellato nel 1989, nella finale di Coppa UEFA tra lo Stoccarda e il Napoli.
“Ha avuto momenti brillanti in campo, non si sapeva mai cosa stesse combinando. A parte questo, in realtà era un Maradona era un ragazzo completamente normale senza arie. Ha dovuto subire molto, anche da me. Ma si è sempre difeso con mezzi equi. E l’ho sempre visto come un calciatore altamente professionale e corretto. È stato difficile per lui affrontare tutta quella fama, è un peccato che non abbia mai avuto il controllo della sua vita al cento per cento” .
Di quella finale praticamente non c’è foto o filmato su Maradona che non lo riprendano stritolato dai tentacoli della piovra tedesca. Una guardia, la sua, asfissiante e ossessiva.
Andò in perfetta scena lo scontro tra la proverbiale razionalità germanica e la fantasia porteña, che per una volta venne annullata.
Ciò nonostante per Gianno Brera la finale fu una delle peggiori dell’intera storia dei Mondiali, uno “strazio”: “Beckenbauer ha marcato Maradona con Buchwald, che lo ha picchiato virilmente”.
A sette minuti dal termine, l’arbitro messicano Edgardo Codesal Méndez, che poco prima aveva ignorato un fallo in area tedesca sull’argentino Dezotti, concesse un calcio di rigore alla Germania per un intervento dubbio di Sensini su Völler. Gli argentini protestarono con protervia, lo stesso Maradona venne ammonito e Dezotti addirittura espulso. Dopo una lunga interruzione, Brehme trasformò il tiro dal dischetto.