Un giorno, il giornalista brasiliano Josè Roberto de Aquino, per descrivere quello che può essere un club, una squadra, una passione, un tessuto che si muove in unica direzione disse: ”Tutte le squadre possiedono una tifoseria, solo il Corinthias è una tifoseria che possiede una squadra”. Si giocava la partita con la Fluminense, e Nelson Rodriguez, scrittore tifoso, scrisse semplicemente: ”Ci hanno invaso la città”, descrivendo quello che i 70 mila tifosi in trasferta avevano reso storico. Ma c’è un solo giocatore nella storia del calcio che abbia posseduto una tifoseria, anzi due, in una sola partita. Ce lo ricorda Armando Napoletano. Si chiama da sempre, perché non se n’è mai andato realmente, George Best. Tutto avvenne il 22 dicembre 1979, in un pomeriggio terso, un giorno in cui i Rangers di Glasgow calarono in massa a Easter Road, attorno a quel quartiere fatto stadio, dove le strade strette sembrano andare in una sola direzione: le mura dell’impianto calcistico di Edimburgo, uno dei più belli di tutta la Scozia. Non è solo una partita, non è solo un pomeriggio, è l’Hibernian cattolico contro i Rangers protestanti, è una fede divisa in due, sotto colori e cieli diversi. Quella che si racconta non è una storia solo di calcio, ma di ciò che lo colora più forte, che lo rende immortale che permette alla storia stessa di scandire i nostri giorni partita dopo partita.
Una storia forte divertente, alcolica, alla George Best. Che oramai vive nelle difficoltà. “Ero convinto fosse tutto finito tra me ed Angie, ma un giorno lei venne da me e mi disse, ‘se ti fai aiutare e te ne tiri fuori potremmo avere una’altra chance’”. Alcol e donne, il richiamo esatto. Ma Best in quei giorni fece due cose bene: tornò in Inghilterra e trovò lavoro, giocando nell’Hibernian, “che era un grande sbattimento, facendo il pendolare da Chelsea, ma non cambiai, anzi peggiorai”, disse George Best nella sua autobiografia. Il 1979, l’hanno della vittoria elettorale dei conservatori di Margaret Thatcher, prima donna ad occupare la carica di primo ministro, quello di Saddam Hussein che diventa presidente della Repubblica, o del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale che conquista il potere in Nicaragua. Non è l’anno dei Mondiali, per Best è ancora l’anno del calcio.
Tom Hart, presidente operaio, guida gli Hibs, vuole Best nella sua squadra e lo fa aprendo forte il portafoglio della società. “Hart diceva sempre che di giocatori forti ne aveva avuti alle sue dipendenze – ammette il diesse degli Hibernias ancora oggi- ma mai come Best anche se in fondo per lui aveva giocato solo pochi mesi”. Hart era da sempre una persona molto spigliata, cordiale e simpatico e quando trattò con Best lo fece alla Best: ”Non mi interessa che vivi in Scozia, non è quello il problema; tu prendi un volo il giovedì ti alleni con i ragazzi il venerdì e torni a casa il sabato dopo la partita. Poi la vita è tua”.
L’ingaggio fuori norma; ma soprattutto si disse che Hart fece tutto contro la stessa volontà di Turnbull, lo storico tecnico degli Hibs. La paga 2000 sterline a settimana, una follia per il tempo. In quel pomeriggio di dicembre Best si è messo a nuovo. I tifosi dei Rangers lo beccano a più riprese, è lui il bersaglio, fuori ci sono già stati incidenti prima del via. I Rangers nella bolgia passano subito al 37’ con Mac Lean, George inforca al 45’ gli spogliatoi gonfio di rabbia. Nella ripresa si scatena e con un lancio di 40 metri che innesca Mac Leod che ispira Higgins, per il pari. Poi c’è un corner, proprio sotto la parte di curva laterale dove sono i tifosi dei Rangers; appena si avvicina per batterlo, la gente si accosta brutale, e lancia di tutto. Ma in quel tutto c’è una lattina di birra. Best si ferma, la raccoglie, la alza come per brindare e la porta alla bocca facendo il gesto di bere fino all’ultimo sorso. Poi ringrazia. La folla è come toccata da una mano santa. Si placa all’improvviso. E parte un applauso che come per eco, ne provoca un altro gemello che arriva dall’altra parte di Easter Road, dove ci sono i supporters Hibs. Due tifoserie incantate. Best batte l’angolo e poco dopo al 78’ entra nell’azione che manda Campbell in gol.
L’Hibernian vincerà 2-1, Best giocherà solo ancora due mesi ad Edimburgo; una mattina di febbraio lo troveranno steso davanti ad un pub, che lui chiede, dopo averlo aperto alle 22 del giorno prima. Gli hanno rinviato Hibs-Ayr utd per neve, non può tornare a casa in aereo. Troppo per Hart e la Scozia. E per i giornali locali. Raccontà Eric Cantona un giorno, seduto davanti ad alcuni amici in un bar: “George Best nella sua prima seduta d’allenamento in Paradiso, giocando da ala destra, ha fatto girare la testa a Dio, per sua sfortuna schierato terzino sinistro. Vorrei tanto mi tenesse un posto nella sua squadra. Best, non Dio…”.