C’è poco da fare: quando un calciatore è pieno di talento e non riesce ad esprimerlo completamente, attorno a lui ci sarà sempre un gran parlare. Se poi il suddetto talento arriva a metà stagione in una squadra ultima in classifica e si presenta pure col tatuaggio di Diego Armando Maradona sul braccio, allora le chiacchiere e le analisi non possono che aumentare.
Il talento in questione si chiama Carlos Marinelli, fantasista tutto mancino, piedi (anzi, piede) vellutati, classe 1982, capacità di incidere sulle partite in qualsiasi momento. O comunque questo è quanto dicono di lui che ad appena vent’anni è già sul taccuino di diversi club dopo che dall’Argentina è già sbarcato in Europa e gioca in Inghilterra al Middlesbrough. Nato e cresciuto nell’Argentinos Juniors, come Maradona, ha proprio nell’ex fuoriclasse del Napoli il suo idolo, tanto da portarne fieramente il volto tatuato sull’avambraccio. Su Marinelli ha speso parole importanti anche Paul Gascoigne che confessa di andare allo stadio a seguire il Middlesbrough solamente per vedere l’argentino che, del resto, di sprazzi di classe ne ha mostrati, anche se ad intermittenza, dimostrando che il suo forte non è certo la continuità. E’ ancora giovane, però, e la sensazione è che smussate le parti spigolose del carattere, Marinelli possa realmente farsi spazio nel grande calcio ad ampie falcate.
A gennaio 2003 se lo assicura il Torino che sta provando in ogni modo ad evitare la retrocessione in serie B ma che a metà stagione è in lotta col Como per togliersi dalla scomoda ultima posizione di classifica. Marinelli sbarca a Torino agli sgoccioli della chiusura del calciomercato invernale, a qualcuno sembra la classica mossa della disperazione di una dirigenza che non sa più che pesci pigliare, mentre ad altri quello dell’argentino appare un buon colpo perché grazie alla sua tecnica il Torino può vincere qualche partita e rimettersi in corsa per la salvezza. Anzi, qualcuno prova anche a difendere il carattere poco docile del calciatore dicendo: “Meglio un matto che il piattume che c’è adesso“. Certo, in 50 presenze col Middlesbrough ha segnato appena 3 reti, ma a quale altra speranza può aggrapparsi una tifoseria che rischia di ammirare, per così dire, il peggior Torino della storia? E così, Carlos Marinelli è il talento che mancava ai granata, è l’uomo che la gente non vede l’ora di vedere in campo.
L’esordio col Torino per l’argentino avviene subito, già nel fine settimana successivo al suo arrivo, domenica 9 febbraio 2003: i piemontesi giocano a Roma contro la Lazio, squadra in lotta per il quarto posto e lanciata verso una vittoria che appare semplice da raggiungere. Invece, i biancocelesti scherzano troppo e il Torino è orgoglioso e disperato, ce la mette tutta per strappare almeno un punto, poi ecco il debutto di Marinelli, capelli biondi corti, faccia di chi non gliene frega niente di niente, come si può essere solo a vent’anni. L’argentino entra benissimo in partita, prima mostra lampi della sua classe con giocate un po’ inutili ma sontuose, poi offre a Ferrante un assist al bacio che il centravanti trasforma nel gol dell’1-1, infine impegna Peruzzi in una difficilissima parata che spegne le velleità di un Torino che avrebbe potuto addirittura vincere grazie a quel nuovo acquisto che fa nuovamente sperare i granata di potersi salvare.
Una settimana dopo si gioca al Delle Alpi Torino-Modena: Renzo Ulivieri lascia inizialmente in panchina Marinelli, poi lo spedisce in campo ed un’altra volta l’argentino è artefice del pareggio, fornendo l’assist a Vergassola per l’1-1 finale. Eppure, neanche la sua classe basta a risollevare i granata che non riescono a muovere la classifica se non con qualche pareggio, tanto che pure Ulivieri viene esonerato e al suo posto ecco Renato Zaccarelli e Giacomo Ferri, consapevoli che poco si possa fare ormai se non accompagnare con dignità il Torino verso una retrocessione inevitabile. Sabato 5 aprile è in programma il derby contro la Juventus, lanciata come al solito verso lo scudetto, e tutto lascia presagire ad una mattanza per i granata, chiamati a difendersi di fronte alla forte Juve che, negli anni, pietà per i cugini non ne ha mai avuta. Marinelli e Ferrante sembrano le uniche flebili speranze toriniste, anche se il pronostico è a senso unico.
Il calcio, si sa, ci gode a soverchiare tutto e Juventus-Torino si trasforma da testa-coda a partita intensa, combattuta e piena di botte, altro che Toro rassegnato. I bianconeri segnano dopo pochi minuti, ma poi si spengono, mentre il Torino ci prova e, quando non arriva sulla palla, picchia duramente. Marinelli sfiora il pareggio, nella ripresa la gara diventa una gazzarra, la Juve resta in dieci, il Torino in nove, poi a 5′ dalla fine il difensore Fattori si ritrova a tu per tu con Buffon, può pareggiare ma cincischia, fa finte su finte e non tira mai, alla fine viene rimontato e sul capovolgimento di fronte la Juventus segna il 2-0 che chiude la contesa e fa saltare definitivamente i nervi al Torino, anche Marinelli si fa cacciare dopo aver protestato con troppa veemenza ed aver appoggiato un braccio sulla schiena dell’arbitro De Santis. L’argentino non giocherà praticamente più fino a fine stagione, accumulando 7 presenze e due assist e, nonostante la sua volontà di rimanere anche in serie B, a giugno torna in Inghilterra.
Il suo carattere e la sua poca inclinazione al sacrificio ne minano la carriera: Marinelli torna in Argentina, prima al Boca Juniors, ma litiga con tutti gli allenatori, poi al Racing Avellaneda dove nel 2005 riceve la telefonata del Torino che è ancora in serie B: “Torneresti?”. Lui risponde di sì, ma il club granata non ha soldi e in estate andrà incontro al fallimento. A Marinelli poco importa, paga di tasca sua 30 mila euro e si libera dal contratto col Racing, quindi firma col Torino e fa il suo secondo debutto italiano contro il Verona dove viene espulso per una gomitata al centrocampista scaligero Guarente. La sua unica rete torinista arriva contro il Pescara su calcio di rigore il 26 marzo 2005. Il tecnico Ezio Rossi crede in molto in lui, ma il suo esonero ed il ritorno in panchina di Zaccarelli relegano Marinelli spesso in panchina. A fine stagione il Torino costituisce una nuova società, l’argentino aspetta per settimane una chiamata che non arriverà mai, poi firma coi portoghesi del Braga.
La carriera di Carlos Marinelli è terminata in Perù nel 2013 dopo esperienze anche negli Stati Uniti, in Colombia e in Ungheria, avventure tutte iniziate con grandi propositi e naufragate a causa di un carattere bizzoso. Una meteora come tante, forse, eppure a Torino ancora oggi c’è chi lo rimpiange e chi vorrebbe tornare indietro e cambiare le cose, aggiustare quel cervello un po’ superficiale e quella testa mai allo stesso livello dei piedi. Per tanti è stato realmente un grande peccato, per tutti una storia senza lieto fine.