Sono passati otto anni dalla morte di Paolo List, ucciso dalla SLA a soli 52 anni, ennesimo calciatore di una lunga serie ad aver abbandonato questa vita troppo presto a causa del Morbo di Gehrig. Il difensore lombardo è stato uno dei giocatori ad aver contribuito alla nascita di quella favola calcistica che è stato il cosiddetto Foggia dei Miracoli, protagonista in Serie A 1991 al 1995 con la conquista del nono posto in classifica nel 1992 e della semifinale in Coppa Italia nel 1995.
Eppure Paolo List – come ha ricordato Filippo Pecoraro – in Serie A non ha giocato mai. Nato a Casalbuttano e Uniti il 2 maggio 1963, in terra cremonese muove i primi passi crescendo nel Pergocrema e debuttando proprio con la squadra cremasca in un campionato professionistico nel 1979, nell’allora Serie C1, e rimanendovi per altre tre stagioni in Serie C2. Nel 1983 si trasferisce per la prima volta a Foggia, dove la squadra, appena retrocessa in Serie C1, fatica ad andare oltre una posizione di medio-bassa classifica. List, lontano da casa per la prima volta, si trova comunque bene con i Satanelli, tanto da rimanere anche per la stagione successiva; in questi anni il difensore riesce anche a realizzare la sua prima rete.
Nel 1985 List viene ceduto allo Jesi, e l’anno successivo torna in Puglia, al Monopoli, dove rimane fino al 1988, quando viene richiamato dal Foggia. La stagione 1988-‘89 del Girone B di C1 è avvincente, quanto meno per l’alto numero di cosiddette nobili decadute che vi fanno parte: Foggia, ma anche Cagliari, Palermo, Perugia, Campobasso e Rimini. Il campionato dei pugliesi è da incorniciare, e termina con un secondo posto dietro al Cagliari, che vale la promozione in Serie B. In quella squadra, soprattutto in difesa e a centrocampo, compaiono nomi che faranno grande il Foggia: Pasquale Padalino, Maurizio Codispoti, Onofrio Barone, e il mai abbastanza compianto portiere Francesco Mancini. List colleziona 33 presenze e realizza 1 gol.
Nella stagione 1989-‘90 alla guida del Foggia neopromosso in B approda Zdenek Zeman, allenatore ceco che si è fatto le ossa in Sicilia nelle giovanili nel Palermo e nel Licata, e che già era stato sulla panchina pugliese nel 1986. I metodi di allenamento del boemo, originali ed efficaci, convincono il presidente Pasquale Casillo a rinforzare la squadra: arrivano fra gli altri Gualtiero Grandini, Antonio Manicone, Roberto Rambaudi e il bomber Giuseppe Signori. È una stagione prolifica per Paolo List: 33 presenze e ben 4 reti. Il Foggia arriva ottavo, un risultato sul quale ben pochi avrebbero scommesso a inizio stagione.
Quella che è stata sorpresa si trasforma in meraviglia nella stagione 1990-‘91, quando il Foggia si classifica primo e torna in quella Serie A vista per l’ultima volta nel 1978. Gli innesti di Tommaso Napoli, Mauro Picasso, Tommaso Porro e soprattutto Francesco Baiano rendono la squadra di Zeman imbattibile per le altre pur blasonate avversarie. Se l’attacco del Foggia è certamente stellare, forse il punto di forza della squadra è la difesa, capace di arginare a dovere le punte degli avversari. A fine stagione le reti subite sono solo 36, un ottimo risultato se si pensa alla tendenza delle squadre di Zeman a concedere forse troppa possibilità di realizzazione alle squadre avversarie. In quella difesa List colleziona 35 presenze, realizzando 3 reti.
L’avventura foggiana del numero 2 di Casalbuttano finisce qui. Nel 1991 va a reggere la fascia destra di un’altra nobile decaduta, il Bologna, dove gioca altri due campionati di B totalizzando 51 presenze e 4 reti. List non riesce a rivivere i fasti pugliesi: nel 1993 il Bologna addirittura retrocede in Serie C1, a testimonianza di uno dei periodi più neri della sua storia.
List gioca una stagione al Palazzolo, poi si trasferisce al Trento per due anni, e chiude la sua carriera più o meno dove essa era nata, nella sua provincia di Cremona, alla Soresinese.
Appesi gli scarpini al chiodo si ritira a Ripalta Cremasca. Sarebbe stato sicuramente interessante vederlo calcare il palcoscenico della Serie A, ma è altrettanto vero che spesso l’onesta bravura di un calciatore schivo, riservato e di sostanza come List risulta essere più evidente in quei campionati erroneamente intesi come minori, e che invece molto spesso sono il brodo di coltura di realtà (come quella del Foggia dei Miracoli) storiche e indimenticabili. Come i suoi giocatori.