Quindici anni dopo la prima edizione del Pallone d’Oro, la rivista francese France Football decide di raddoppiare, lanciando nel 1970 il Ballon d’Or Africain. Un trofeo che apparentemente nasce per attestare l’interesse crescente verso i giocatori africani, ma va ben oltre, dettando una tendenza che allarga all’Africa gli orizzonti dei club europei.
Da fotografia di un movimento a vetrina il passo è breve. Se la prima edizione del Pallone d’Oro africano va a un giocatore impegnato nel campionato francese, il maliano Salif Keita, stella del Saint-Etienne, l’anno dopo il premio finisce al ghanese Ibrahim Sunday dell’Asante Kotoko.
Bisognerà aspettare il secondo successo del portiere camerunese Thomas N’Kono nel 1982, anno del mondiale di Spagna, per rivedere l’affermazione di un calciatore impegnato in Europa. Nel 1992 la Confederazione calcistica africana istituisce il suo premio, che va a sovrapporsi a quello di France Football. Dopo tre stagioni di coesistenza, la rivista lascia via libera alla Caf che da quel momento sarà l’unica a scegliere il miglior calciatore africano dell’anno.
Il record di successi spetta al camerunese Samuel Eto’o con quattro titoli, uno più di George Weah e di Abedi Pelè (che però può vantare uno strano poker: nel 1992 ottenne il premio sia da France Football che dalla Caf, unico a riuscirci).
Ma l’affermazione più sorprendente è quella di Roger Milla: primo Pallone d’Oro nel 1976, esordirà in nazionale due anni più tardi; il secondo 14 anni dopo, quando a 38 anni, avrebbe segnato 4 reti in 5 gare al Mondiale di Italia ’90, dopo un campionato giocato nel JS Saint-Pierroise, squadra dell’isola delle Réunion, al largo del Madagascar. Difficile immaginare uno scenario più periferico e improbabile per un centravanti che punta a una convocazione mondiale.