La carriera di Carmelo Di Bella è legata principalmente alle due anime della Sicilia, Catania e Palermo, società con le quali “Il mago del Sud” (come Di Bella era chiamato) scrisse pagine davvero memorabili, sia come calciatore che come allenatore. A cominciare dal Catania (di cui detiene il primato di presenze in panchina) e con il quale ha anche esordito come calciatore. Con il Palermo, Di Bella ha invece giocato in Serie A e ha ottenuto una promozione da tecnico.
Nato a Catania il 30 gennaio 1921, si trasferì a Palermo nel 1941. Da calciatore – come racconta Simone Braconcini – era una buona mezzala, che agiva soprattutto sulla fascia sinistra. In ogni caso, data la sua grande duttilità, riuscì a garantire un ottimo rendimento in tutte le posizioni dove veniva schierato unito anche a un discreto fiuto per il gol. Ma, prima di Palermo, aveva militato nelle giovanili del Catania dove giocò dal 1938 al 1941 realizzando anche 7 reti. Di Bella rimase poi a Palermo fino al 1949, mettendo assieme più di 100 presenze, condite da una ventina di gol.
Ma è soprattutto come allenatore che “Don Carmelo” fece grandi cose, sia al Palermo che al Catania, facendosi apprezzare da tutti per la grande intesa ed umanità che era in grado di creare con tutti i suoi giocatori, considerati un po’ come figli. Il presidente del Catania dell’epoca, Arturo Michisanti, lo promosse primo allenatore nel 1958 al posto dello jugoslavo Blagoje Marjanović, in un momento in cui la squadra sembrava in grande difficoltà, nonostante la qualità dell’organico, nel quale erano presenti due ex nazionali come Carapellese e Ricagni. A fine stagione, Di Bella riuscì a ottenere un buon piazzamento in classifica. E così, il commissario Ignazio Marcoccio e il dirigente Michele Giuffrida lo confermarono alla guida del Catania anche nel 1959. Dopo un inizio abbastanza confortante, i rossazzurri centrarono una storica promozione in Serie A, ottenuta proprio all’ultima giornata.
A giugno, la squadra prese parte anche alla Coppa delle Alpi, contribuendo in modo decisivo alla vittoria dell’Italia in questo torneo, grazie alla doppia vittoria sui tedeschi del Friburgo ed arrivando a giocarsi, nella stagione succesiva, anche il titolo di “campione d’inverno” contro l’Inter. Alla fine di quella storica stagione, il Catania si classificò all’ottavo posto con 36 punti, uno dei migliori risultati di sempre della società etnea.
Nel 1967-‘68 passò al Palermo, con cui rimase per quattro stagioni: all’esordio vinse la Serie B e il Seminatore d’Oro. Nei due anni seguenti Di Bella guidò i rosanero in Serie A, conquistando un undicesimo posto nel 1968-‘69 e retrocedendo nella stagione successiva. In quel campionato la squadra batté tuttavia per 1-0 il Cagliari che avrebbe poi vinto lo scudetto (gol di Troja), andando la settimana dopo a pareggiare all’Olimpico 1-1 contro la Roma. Nel 1970-‘71, Di Bella si dimise dopo la sconfitta contro la Reggina per 1-0.
Di Bella ritornò a Catania nell’ottobre del 1971, dopo l’esonero di Luigi Valsecchi e Salvador Calvanese, chiamato dal commissario unico Angelo Massimino. La squadra raggiunse l’ottavo posto nel campionato di B.
Alla vigilia del ritiro a Valdagno per la stagione 1973-‘74, tuttavia, l’allenatore presentò le proprie dimissioni, non convinto dalla qualità della rosa. Il Catania, alla fine di quella tribolata stagione, retrocesse in Serie C. Massimino, tornato al timone del club etneo, lo richiamò poi nell’estate del 1976. Ma i risultati non furono positivi. L’ultima apparizione in panchina risale alla stagione 1980-‘81: subentrato alla ventottesima giornata, condusse il Palermo alla salvezza in Serie B.
Lo volevano anche Napoli e Juventus Una carriera davvero prestigiosa, quella di Di Bella. Sebbene il suo nome, da giocatore e da allenatore, sia legato a Palermo e Catania, la sua esperienza si arricchì anche di altre importanti avventure. Da calciatore, giocò anche con Igea Virtus, Marsala e Akragas.
La sua lunga carriera da mister lo portò anche a sedere, tra le altre, sulla panchina della Termitana, del Catanzaro e della Reggiana. E poi anche le tante avance ricevute dalle grandi squadre: il presidente del Napoli Achille Lauro lo contattò ma Di Bella gli chiese un ingaggio che venne giudicato troppo alto dal presidente azzurro. Anche la Juventus lo cercò: l’incontro con Gianni Agnelli non andò però come sperato. Si dice che, recatosi a Torino per discutere il contratto, trovò l’asso Sivori in atteggiamenti che non reputò adeguati e ciò indusse il tecnico catanese a non intavolare nemmeno una trattativa con il club bianconero.+
Fonte Guerin Sportivo