Messico 1970, per la prima volta nella storia della Coppa del Mondo un paese africano parteciperebbe alla fase finale del più grande spettacolo del mondo. Il sorteggio per le fasi di qualificazione si era svolto il 1° febbraio 1968 a Casablanca, in Marocco, con le partite che hanno avuto inizio nel maggio 1968, mentre le partite finali terminarono nel dicembre 1969. La Corea del Nord, giunta ai quarti di finale nel 1966 in Inghilterra dopo aver eliminato l’Italia, venne squalificata dopo essersi rifiutata di giocare in Israele per motivi politici.
El Salvador si qualificò per Mexico ‘70 dopo aver battuto l’Honduras in una partita di spareggio, che fu il motivo scatenante di un conflitto bellico di quattro giorni nel luglio 1969 noto come Guerra del calcio. La metà delle squadre qualificate era stata presente anche alla precedente Coppa del Mondo, tre furono le nazionali che si qualificarono per la prima volta: El Salvador, Israele e Marocco. Dopo il boicottaggio nel 1966, la FIFA riservò un posto esclusivamente a un rappresentante della CAF (Confédération Africaine de Football), il che significava che le squadre africane non dovevano competere con l’Asia, l’Oceania o l’Europa come avevano fatto in precedenza.
Il Ghana, che era arrivato secondo nella Coppa d’Africa, venne autorizzato ad accedere direttamente al secondo turno. Lo Zaire, allora campione continentale, non prese parte alle qualificazioni. Sudan, Marocco, Tunisia, Nigeria ed Etiopia superarono la prima fase. Marocco e Tunisia si trovarono una di fronte all’altra, proprio come in occasione delle qualificazioni ai Mondiali del 1962. Entrambe le partite del doppio terminarono a reti inviolate e la decisiva, giocata in campo neutro in Francia, finì ancora in parità 2-2. I calci di rigore non erano ancora utilizzati per decidere la vincente, quindi si ricorse al lancio di una moneta, che premiò il Marocco.
Nel terzo turno i marocchini affrontarono Nigeria e Sudan due volte ciascuno, finendo in testa al mini girone per accedere alla fase finale della Coppa del Mondo. Finalmente era arrivato il giorno in cui il Marocco avrebbe rappresentato il continente africano sul grande palcoscenico. In Messico il Marocco fu inserito nel Gruppo 4 con l’ex Germania Ovest, la Bulgaria e il Perù.
La nazionale del Marocco poteva contare su atleti che giocavano insieme da quasi sette o otto anni, quindi avrebbero potuto competere per un posto nel turno successivo, traguardo certamente difficile ma non impossibile.
Perù e Bulgaria giocarono un incontro epico il 2 giugno a León e il giorno successivo, nello stesso stadio, il Marocco ha affrontò la Germania Ovest.
Said Gandhi, l’attaccante di punta, disse alla BBC: “La Germania Ovest è come Golia, hanno fuoriclasse come Franz Beckenbauer, Gerd Müller e Sepp Maier”.
Mentre il portiere Allal Ben-Kassou anni dopo ha raccontato: “Se non hai fiducia in te stesso non dovresti davvero andare. Eravamo fiduciosi e non spaventati, anche se abbiamo avuto un esordio difficile. La squadra tedesca degli anni ’70 aveva un’enorme reputazione e alcuni dei più grandi nomi del panorama mondiale. Per quanto ci riguarda rappresentavamo il Marocco e l’Africa quindi questa era una partita che dovevamo affrontare con la massima serietà. Sarebbe stata una gara difficile, ma volevamo impegnarci il più possibile per ottenere un risultato che potesse piacere a noi e ai tifosi marocchini”. Nonostante il potenziale stellare e il livello di abilità superiore, i marocchini non avevano paura di sostenere l’attacco dei tedeschi. Anzi. Al 21′ Jarir portò in vantaggio il Marocco!
Come ha detto Gandhi, “Il nostro primo gol ha davvero scioccato i tedeschi. Solo Dio sa cosa avranno pensato quando eravamo in vantaggio”. I tedeschi erano belve con le spalle al muro, feriti ma non spezzati. La loro prima linea sostenuta dal libero Franz Beckenbauer uscì a tutto fuoco e fu un banco di prova per Ben-Kassou!
Ha ammesso: “Onestamente, non pensavamo davvero di poterli battere. Hanno attaccato fin dall’inizio e ho dovuto fare alcune parate importanti. Tutto il loro attacco sembrava destinato a produrre gol e dopo aver difeso con il coltello tra i denti, la tua fiducia può diventare fragile, ma quando abbiamo segnato tutto è cambiato. La nostra fiducia è cresciuta e ci sentivamo benissimo, ma dovevamo rimanere concentrati e mantenere il vantaggio”. Ad un certo punto Ben-Kassaou si infortunò ma continuò a combattere. Gandhi ha aggiunto: “Il nostro portiere rimase ferito ma non l’abbiamo cambiato. È stato un grave errore”. Alla fine Uwe Seeler e Gerd Müller assicurarono la vittoria alla Mannschaft.
Il 31 maggio 1970, il terremoto di Ancash, noto anche come il grande terremoto peruviano, sconvolse la costa del Perù, che franò sull’Oceano Pacifico. Tuttora è considerato il disastro naturale più catastrofico nella storia del paese andino. Il Perù subito decise di ritornare a casa, ma in seguito cambiò idea. Gandhi ha detto: “Hanno avuto un terremoto nel loro paese e i giocatori inizialmente hanno deciso di lasciare il torneo e tornare a casa. Questo avrebbe significato che ci saremmo aggiudicati il match. Il nostro allenatore ci ha concesso una pausa negli allenamenti, ma i peruviani hanno deciso che alla fine avrebbero giocato. Abbiamo avuto un giorno libero dall’allenamento e abbiamo perso il vantaggio psicologico. La squadra ha perso la concentrazione ed è stata completamente sbilanciata”. I peruviani vinsero 3-0 con doppietta del talentuoso Cubillas.
Nell’ultima partita del girone contro la Bulgaria, il Marocco pareggiò lasciando così un’impronta nel torneo. Sedici anni dopo, il Marocco si sarebbe qualificato per il turno successivo in un girone che comprendeva Inghilterra, Polonia e Portogallo. Negli ottavi di finale, ancora una volta, la Germania Ovest infranse i sogni dei maghrebini.
Ben-Kassou ha dichiarato: “Non ci siamo qualificati per il secondo turno, ma abbiamo giocato un buon calcio e mostrato al resto del mondo che il calcio africano doveva essere preso sul serio. Abbiamo ricevuto molti riconoscimenti da tutti. Quando siamo tornati a casa, c’erano migliaia di fan che ci aspettavano all’aeroporto”. Mentre Gandhi si sente ancora orgoglioso di quell’avventura della Coppa del Mondo in Messico nel 1970, “Abbiamo lasciato il segno in Messico e ne siamo orgogliosi”.
Mario Bocchio