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In tanti a Barletta ricordano come fosse ieri la stagione calcistica 1988-’89. Dopo un avvio non proprio positivo e un cambio di allenatore, i biancorossi riuscirono a mantenere con sangue e sudore la categoria. Di quella annata ricordiamo calciatori del calibro di Magnocavallo e Vincenzi, ma fra i tanti il nome di Evaristo Beccalossi spicca su tutti. Nato a Brescia il 12 maggio 1956, dopo essere diventato una bandiera dell’Inter e aver girovagato per il nord Italia, decide di approdare per la prima volta al sud. Mario Iacobucci e Franco Di Cosola riescono a convincere il fantasista bresciano a sposare la causa biancorossa. Il “Becca” non delude le attese e con i suoi 6 gol in 26 presenze contribuisce alla salvezza finale.
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Signor Beccalossi, che ricordo ha di quella annata?
«Bellissima sia sul piano personale che sportivo. L’obiettivo primario era quello di rimanere in Serie B e noi ci riuscimmo con una squadra composta da giocatori un po’ esperti. Ho un ricordo positivo di quella annata, soprattutto perché era la prima volta che mi allontanavo da Milano e vi assicuro che è stata un’esperienza bellissima. Avevamo creato un bel gruppo, poi spesso e volentieri si stava insieme fuori dal rettangolo da gioco»
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Brescia, Inter, Sampdoria, Monza, Ancona, ancora Brescia e poi Barletta. Ha trovato particolari differenze a livello ambientale fra nord e sud?
«Volevo fare un’esperienza al sud e mi ricordo che il presidente Di Cosola mi aveva fatto questa offerta. Non ero mai stato in una piazza del genere e sapevo che l’affetto della gente era diverso rispetto al nord, così decisi di accettare senza problemi e sposare la loro causa. Feci 6 gol e contribuì alla salvezza della squadra, fu una grande soddisfazione vedere i tifosi gioire».
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Quale periodo in maglia biancorossa ricordi con particolare piacere?
«Il periodo in cui eravamo in netta difficoltà con Albanese allenatore. Ricordo con particolare piacere Barletta–Monza e Barletta–Taranto, dove riuscì a mettere a segno gol importanti in virtù della salvezza. Portammo a casa tre delle quattro partite giocate e da lì la squadra riuscì a trovare la giusta continuità per poter raggiungere l’obiettivo prefissato ad inizio anno».
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Se dovesse paragonarsi ad un calciatore dei nostri giorni, chi sarebbe il prescelto?
«Il nostro era un calcio diverso. Ho grande stima dei giocatori di oggi: sono preparati meglio fisicamente, giocano tre volte alla settimana, a differenza nostra che non avevamo tutti quegli impegni. Adesso chi arriva ad alti livelli deve essere bravo come giocatore e bravo come professionista».
Dici Beccalossi e ti viene in mente l’Inter. Cosa vuol dire per lei aver indossato la maglia nerazzurra?
«Credo sia una cosa che mi porto dentro ancora adesso. Fraizzoli, Pellegrini e Moratti mi hanno dato l’opportunità, anche quando ho smesso, di fare qualcosa per l’Inter. Sono riuscito a lasciare un buon ricordo e questa cosa mi rende orgoglioso, soprattutto in virtù del fatto che quella maglia è stata indossata da grandi campioni».
Siamo giunti al termine di questa intervista: vorrebbe rivolgere ai nostri lettori e ai suoi ex tifosi un saluto.
«Saluto e abbraccio tutti. Ho avuto una carriera lunga e una serie di situazioni che porto nel cuore, Barletta non può che rievocarmi ricordi bellissimi»
Massimiliano Dipasquale