Per Molare il 25 maggio 1969 appartiene alla memoria collettiva del paese non fosse altro perché il parroco del paese quella mattina decise di anticipare i Vespri pomeridiani, consapevole che all’ora canonica in chiesa non si sarebbe presentato nessuno. Quella domenica pomeriggio di 53 anni fa infatti l’intero paese – poco più di 1.500 abitanti all’epoca – si trasferì in massa al «Luigi Ferraris» di Genova (5mila i presenti, concentrati nella tribuna centrale) per sostenere la squadra di calcio del paese impegnata in uno spareggio dove in palio c’era la promozione in serie D: fu un trionfo perché i giallorossi vinsero 3-1 sulla Campese e approdarono l’anno successivo in un torneo dove le rivali erano Pro Vercelli, Imperia, Sanremese, Casale, squadre che spesso non sapevano neppure dove fosse quel borgo abbarbicato sull’Appennino Ligure-Piemontese.
Eppure, quella squadra la promozione la meritò sul campo forte di un organico che in Liguria aveva pochi eguali come testimoniò il torneo di Eccellenza – nome nuovo per l’epoca – che vide trionfare una squadra piemontese poi imitata l’anno seguente dalla Gaviese.
Ma nella memoria collettiva rimane quell’epico pomeriggio di maggio come racconta Giacomo Tobia, all’epoca giovane tifoso: «A Molare credo fossero rimasti il maresciallo dei Carabinieri e qualche anziano abitante. Eravamo tutti lì, orgogliosi della squadra. C’era un clima incredibile e giocare uno spareggio a Marassi era il massimo». In campo, fra i protagonisti, il ligure Luciano Costa difensore centrale al secondo anno nel club piemontese: «A Marassi avevo giocato altre volte con le rappresentative liguri e quella fu l’ultima occasione per calcare il prato del Ferraris. Proprio il fondo del terreno ci fu d’aiuto: all’epoca quasi tutte le compagini liguri non disponevano di campi in erba ma in terra battuta mentre noi sul prato ci giocavamo abitualmente. Fu un vantaggio enorme unito alla nostra migliore condizione tecnica e atletica: la Campese di Capomorone era più grintosa ma pagava dazio in qualità. Ma non fu una passeggiata: passarono in vantaggio i nostri rivali e leggenda vuole che una signora di Molare uscì dallo stadio per andare in chiesa a pregare per il nostro successo: quando tornò eravamo già 3-1».
Un’impresa non occasionale perché quella Pro Molare era forte, improntata su una ossatura ligure dove le stelle erano il portiere Pascali, ex Savona in B, il «Pelé bianco» Mainetto e un gruppo di altri liguri in cui il bistagnese Caligaris, il silvanese Picollo e pochi alti tenevano alta la bandiera piemontese anche se l’allenatore ligure Peruzzo – un mago delle promozioni per l’epoca – aveva un cognome che tradiva origini molaresi. «Per noi calciatori le partite di quell’anno iniziavano di prima mattina quando arrivavamo in paese per chiacchierare con i tifosi che ci sostenevano in massa».
Il ritrovo della squadra era nel bar del paese come spiega Giacomo Tobia: «Lì era il cuore del nostro tifo e ai tavoli servivamo con la mia famiglia anche le squadre rivali ma il nostro campo era un fortino che anche l’anno successivo ci diede molte soddisfazioni. Alla tribuna centrale da 400 posti aggiungemmo una tribuna di tubi Innocenti che portò la capienza a quasi 1000 persone: affrontammo in amichevole pre campionato Genoa e Sampdoria». Una cavalcata epica quella della Pro Molare di quegli anni che in poco tempo passò dalla Seconda categoria alla Quarta serie dove durò un solo anno prima di tornare in categorie regionali.
Una storia che il paese ha deciso di rendere indelebile intitolando nel 2019 lo stadio a Giovanni Merlino, il patron di quegli anni che però il giorno dello spareggio non era presidente della Pro Molare: «Per noi la stagione iniziò con un punto interrogativo perché il presidente – che era un riferimento – aveva lasciato la dirigenza ma il paese seppe supportarci» conclude Costa. Per la serie D infatti Molare scelse di «autotassarsi» e sostenere la squadra con feste e sagre di autofinanziamento. Giacomo Tobia ricorda con un sorriso Giovanni Merlino: «Era un tifoso del Napoli e in quegli anni la sua passione per i partenopei lo portò a comprare per la Pro Molare maglie azzurre con una striscia giallorossa diagonale, un unicum nella nostra storia».
Maurizio Iappini
Articolo pubblicato su “La Stampa” edizione di Alessandria