Diversi piccoli stati sovrani del sud-est asiatico, al confine tra gli oceani Indiano e Pacifico, videro nel XVI secolo arrivare una dietro l’altra navi battente bandiera olandese che iniziarono a creare la “Compagnia delle Indie Orientali”, una società che controllava il 75% del mercato mondiale di spezie nel XIX secolo.
Gli olandesi (fondatori del primo club calcistico nel paese, oggi Indonesia, il Rood Wit, nel 1893) formarono leghe di calcio in piccoli stati (ma grandi come le isole di Giava e Sumatra). Nel 1928, un ingegnere civile, nato sull’isola di Giava e tornato in patria con la laurea niente di meno che ad Harvard, fu in grado di riunire i campionati della sua isola per creare il PSSI, Persatuan Sepak Ball Seluruh Indonesia, la Federcalcio indonesiana.
Soeratin Sosrosoegondo, questo era il suo nome, riuscì così ad unire le diverse forze nel calcio, oltre ad essere nativo indonesiano, lavorava in una fabbrica olandese. Era un rivoluzionario “romantico” che credeva che il calcio potesse essere un’altra arma per cacciare gli olandesi dalla sua nazione, conquistando così l’indipendenza.
Nel maggio 1934 la squadra nazionale, con il nome di Indie Orientali Olandesi (cambierà nome in Indonesia nel 1950), partecipò ai Giochi dell’Estremo Oriente e debuttò con 2 sconfitte: 0-2 contro una squadra cinese e 2-3 contro le Filippine. Ma poi, il 13 maggio 34, arrivò il primo successo contro il Giappone, sconfitto con un perentorio 7-1.
Trascorsero altri quattro anni prima di veder scendere in campo la compagine nazionale e casualmente, la partita di qualificazione ai Mondiali di Francia 1938 vedeva nuovamente le Indie Orientali Olandesi affrontare il Giappone. I giapponesi – come ricorda Davide Bernasconi – non volevano essere umiliati di nuovo e così decisero di dare addirittura forfait. La qualificazione diretta alla Francia 1938 mise la prima squadra asiatica della storia a partecipare a una Coppa del Mondo.
La rivale sarebbe stata l’Ungheria, già una potente squadra europea e gli asiatici inesperti, guidati da un allenatore olandese, sapevano che stavano viaggiando in direzione dell’Europa con l’unico scopo di fare esperienza. Questo fu il motivo a convincere il corpo tecnico a giocare diverse partite amichevoli con squadre olandesi, prima e dopo la Coppa del Mondo FIFA.
Il 5 giugno 1938 fu il giorno in cui gli 11 giocatori dell’Asia tropicale raggiunsero la loro gloria calcistica, quando scesero sul terreno di gioco dello Stade Auguste Delaune di Reims per affrontare gli ungheresi. Si erano già goduti il viaggio sulla nave Baloeran, il loro arrivo a Le Havre e le partite precedenti. Le precedenti rinunce del Giappone e poi degli Stati Uniti (agli americani era stata proposta la disputa di una partita di qualificazione in Francia) li portarono all’ammissione al Mondiale senza ostacoli.
Quel pomeriggio di maggio gli asiatici scesero così in campo:
Bing Mo Heng, Jack Sanniels, Frans Hu Kon, Achmad Nawir, Frans Meeng, Sutan Anwar, Henk Sommers, Suwarte Soedarmandji, The Hong Djien, Tjaak Pattiwael e Hans Taihuttu.
Al 13’ del primo tempo, l’Ungheria stava già vincendo. La fortunata bambola mascotte portata sul terreno di gioco dal portiere Mo Heng aveva già svanito il suo effetto.
Alcuni racconti favoleggiano che l’allenatore, l’olandese Johannes Mastenbroek, avesse effettuato due cambi all’intervallo, approfittando della somiglianza fisica dei suoi atleti. Ma nulla pareva cambiare, dato che il punteggio fu al termine dei 90 minuti un lapidario 6 a 0 in favore de gli europei, un risultato netto che però, decretò la prima (ed unica al momento) partecipazione da parte degli indonesiani a un Mondiale.