A Cosenza nasce la Morrone
Dic 12, 2023

Nel 1954-‘55 la città di Cosenza può schierare ai nastri di partenza del campionato di Promozione addirittura tre squadre: la Sicilia (nella quale giocava Emilio Morrone), che aveva appena vinto il campionato di Prima Divisione, l’Indomita e la Politano, che invece si erano salvate nel torneo precedente. Indomita e Politano decidono di fondersi, chiamando alla presidenza l’avvocato Luigi Gullo. Allenatore Lelio Monaco. Il nuovo nome della società sarà Polindomita. Le due società si salvano senza patemi e iniziano a mettere in mostra ottimi talenti. Nella Sicilia esordisce il mezzodestro Emilio Rizzo, fratello maggiore di Franco, nella Polindomita si mettono in evidenza l’ala destra Silvano Poli e il regista Pino D’Angelo.

La Morrone 1955-’56. Si riconoscono Pilerio Morrone (fratello di Emilio), Leonetti, Porco, Ciccio Feraco, Ciccio Gentile, Castiello, D’Angelo, Pellegrino, Bruno

All’alba del campionato di Promozione 1955-‘56 la Polindomita diventa Associazione Calcio Emilio Morrone in onore del portiere della Sicilia scomparso tragicamente due anni prima sul campo di Scalea e al quale a furor di popolo era stato intitolato, a gennaio del 1954, lo stadio di Cosenza. Lelio Monaco garantisce la continuità con la Politano e si assume l’onere di allenare la nuova squadra. Enrico Burzacchiello, il leader dell’Indomita, coordina la nuova società, nella quale entrano l’ex vecchia gloria del Cosenza Ciccio Feraco e soprattutto Gaetano Tanino Meranda, il vero organizzatore delle neonata Morrone.

Quando entrava in campo la “Morrone”
Gaetano “Tanino” Meranda

A questo punto, Feraco e Meranda convincono anche Ubaldo Leonetti, che è stato una delle colonne del Cosenza dagli anni Trenta fino all’inizio degli anni Cinquanta (dopo una breve parentesi a Brindisi), a sposare la nuova causa nella qualità di calciatore “esperto” e chioccia per i più giovani.

La società si distingue subito per una chiara impronta politica: se il Cosenza era diretta emanazione di quella corrente della Democrazia Cristiana che faceva capo a Salvatore Perugini (tra l’altro indiscusso presidente), la Morrone incarnava l’anima socialista della città e d’altra parte Ciccio Feraco era molto vicino sia a Francesco Principe che a Giacomo Mancini, all’epoca politici emergenti del Psi. Nasce inevitabilmente il dualismo con la società rossoblù, anche se tutti si affrettano a chiarire che l’obiettivo della Morrone è quello di fungere da serbatoio naturale di talenti per il Cosenza.

Il colore sociale scelto dai dirigenti della Morrone è granata: un chiaro omaggio al leggendario Grande Torino, i cui ideali di lealtà, correttezza e sportività vengono presi a modello nella formazione dei giovani calciatori. Del resto, era ancora molto viva la memoria della terribile tragedia di Superga del 1949.

“Ciccio” Feraco

I primi protagonisti della magnifica avventura granata provengono da tutte e tre le società che hanno scandito a livello locale il dopoguerra calcistico: Sicilia, Indomita e Politano. La nuova società si contrappone adesso alla sola Sicilia: entrambe le formazioni saranno una sorta di “Nazionale” dei ragazzi cosentini, al contrario dei giovani provenienti dal Nord e dal Centro che invece giocavano nel Cosenza. L’esperimento funziona e il pubblico risponderà con entusiasmo al richiamo della nuova società.

Mario Giordano, già portiere della Politano e della Juventina, è il numero uno della squadra titolare e si alterna con un altro promettente prodotto del vivaio locale, Domenico Porco detto Micagliune ed ex estremo difensore dell’Indomita.

L’intramontabile Giannino Giordano, tra i pilastri della vecchia Sicilia e compagno di squadra di Emilio Morrone, indossa la maglia granata numero due mentre il mastino Santangelo lo supporta sulla fascia sinistra. Tra i terzini dei primi anni della Morrone ci sono anche “l’onnipresente e scattante” Nicola Crispo e Luigi Manna, già protagonisti con Politano e Indomita.

Ubaldo Leonetti

La linea mediana può contare su Ugarello Vitola, sul “mobilissimo e insuperabile” Castiello, su Raffaele Bruno, l’ex ala sinistra del Cosenza in Serie B, che, a fine carriera, come molti altri attaccanti di razza, arretra il suo raggio d’azione e sull’”inesauribile” Anibaldi. In prima linea Ubaldo Leonetti, indiscusso leader, capace di recitare alla grande sia il ruolo di suggeritore sia quello di realizzatore.

Fanno parte della rosa anche Risté, Luigi Pellegrino, già punto fermo della Politano, Virga, Perrotta, Marrelli, Calabrese, Antonio Ricchio e il fratello di Luigi Manna, Sergio.

In città, naturalmente, c’è grande attesa per il primo derby tra la Morrone e la Sicilia, che si trova nella paradossale situazione di giocare contro la società che porta il nome del suo vecchio e sfortunato capitano. Il 2 gennaio 1956 nello stadio intitolato a Emilio Morrone, i granata e i gialloazzurri pareggiano 1-1 con reti di Virga per la Morrone al 25′ del primo tempo e replica immediata di Geraci appena un minuto dopo. Finirà 1-1 anche la gara di ritorno. Morrone e Sicilia si salveranno entrambe senza problemi ma i granata si preparano già al “grande salto” in Serie D della stagione 1959-‘60 che entrerà di diritto nella leggenda del calcio cosentino e consacrerà un grandissimo campione: Franco Rizzo.

– fine –

Vai all’articolo originale

L’altra squadra di Cosenza LEGGI LA PRIMA PARTE

Condividi su: