In campo, sotto la stessa maglia, per la speciale partita benefica tra Romani e Resto d’Italia. La sfida venne organizzata per raccogliere fondi da devolvere alla famiglia di Vincenzo Paparelli, tifoso laziale rimasto ucciso durante il derby di Roma del 28 ottobre precedente; l’incontro terminò 2-1 per il Resto d’Italia, con una doppietta di Roberto Pruzzo e il momentaneo pareggio di Giordano per i Romani.
Ma andiamo proprio a quel 28 ottobre 1979: all’Olimpico si disputa Roma-Lazio: un’ora prima dell’inizio della gara avviene il dramma destinato a rimanere impresso nella memoria.
Dalla Curva Sud, quella occupata dai romanisti, parte un razzo nautico per segnalazioni luminose che attraversa tutto il campo fino a raggiungere la Nord e a colpire a un occhio Vincenzo Paparelli. I tifosi laziali abbandonarono lo stadio, ma l’incontro si gioca regolarmente.
Paparelli, solo 33enne,cessa di vivere in ospedale, poche ore dopo. Dopo ventuno giorni i giocatori della Roma e della Lazio decidono di scendere di nuovo in campo, sempre all’Olimpico, per una partita amichevole con l’incasso da devolvere alla famiglia Paparelli.
Ecco spiegato il perché della sfida tra Romani e Resto d’Italia. Per la squadra cittadina scendono in campo, tra gli altri, Agostino Di Bartolomei, Bruno Giordano, Nello Manfredonia, Bruno Conti e Mauro Tassotti. In quella dei non-romani, allenata da Niels Liedhom, ci sono anche Wilson, Turone, Tancredi e Pruzzo. Agli ingressi dello stadio vengono distribuiti migliaia di garofani con un cartellino che recita: “Se proprio vuoi, lancia un fiore”.
In campo i simboli dell’aquila e del lupetto stilizzato cuciti nella stessa divisa. Per l’occasione, la Pochain, la ditta produttrice dello sponsor tecnico di entrambe le squadre, confezionò le maglie per le due formazioni dove il colore predominante era il verde e il bianco e, cosa inedita, gli stemmi di entrambe le società.
La squadra dei Romani scese in campo con una maglia interamente verde con la parte superiore bianca e con il logo della Lazio sopra quello della Roma, mentre quella del Resto d’Italia era interamente al contrario, ma con i polsini giallorossi.
Sugli spalti andarono in ventimila, per un incasso finale di circa 60 milioni di lire.
Scrive Gabriele Paparelli, figlio di Vincenzo, nel libro Cuore tifoso: “Il tifo organizzato, sia quello giallorosso che biancoceleste, boicottò l’evento, reputandolo una messa in scena. Come se si volesse mostrare a ogni costo all’opinione pubblica quel senso di unità, di promiscuità tra le tifoserie, invero prematuro al solo pensiero di molti”.
Dopo quella partita, non ci furono più iniziative del genere,
Mario Bocchio