Il calabrese che agevolava una sfilza di trasferimenti in Italia
Nov 5, 2023

Luigi Gigi Peronace è considerato come uno dei primi ad aver inventato e interpretato il ruolo di agente nel calcio.

Fu lui a mediare gli accordi di trasferimento che hanno portato le principali stelle britanniche, da John Charles a Liam Brady, a giocare nella Serie A italiana. Peronace era nato nella cittadina balneare calabrese di Soverato nel 1925.

La proverbiale eleganza di Gigi Peronace

Gli agenti sono una cosa comune nel calcio di oggi, ma erano un fenomeno quasi sconosciuto quando Peronace iniziò la sua attività negli anni ’50 ed è ampiamente accettato come il primo nel suo genere, sicuramente in termini di costruzione di una “scuderia” di clienti.

La capacità carismatica di Peronace di affascinare tutte le parti coinvolte nelle trattative di trasferimento – acquirente, venditore e giocatore – lo ha portato a diventare una figura influente nel calcio sia in Italia che nel Regno Unito per un periodo di 25 anni.

Quello di Charles, il gigante gallese il cui talento convinse la Juventus a quasi raddoppiare il record di compenso britannico quando pagò 65.000 sterline al Leeds United per i suoi servizi nel 1957, rimane l’accordo più famoso di Peronace, sebbene sia stato determinante nell’ introdurre altri grandi nomi britannici nel mercato. Come non ricordare infatti, il prolifico attaccante del Chelsea e dell’Inghilterra Jimmy Greaves e lo scozzese Denis Law?

Il primo assaggio di calcio di Peronace fu da giocatore negli anni ’40 con la squadra calabrese della Reggina, dove difese la porta nonostante fosse un uomo piuttosto piccolo. Le prove delle sue capacità di Mr Fixit emergevano già allora, da adolescente, quando organizzava partite di calcio tra soldati inglesi e australiani e squadre locali calabresi.

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Peronace si trasferì a Torino per studiare ingegneria. Già con un buon inglese, accettò un lavoro con la Juventus, che aveva bisogno di un interprete per aiutare il loro nuovo allenatore scozzese, William Chalmers. Quando Chalmers fu licenziato dopo una stagione, il club torinese assunse un inglese, Jesse Carver, per prendersi cura della squadra.

Campionato 1957-’58, il gallese John Charles nella Juventus

Anche Carver non rimase a lungo, nonostante avesse vinto il titolo di Serie A nella sua prima stagione in carica. Ben presto tornò in Inghilterra per allenare il West Bromwich Albion. Ma un anno dopo torna in Italia e invita Peronace a lavorare nuovamente con lui alla Lazio. Fu Carver il primo a parlare a Peronace di John Charles, un uomo alto e di corporatura robusta che era stato trasformato da mediano centrale dal Leeds United in uno dei centravanti più prolifici d’Inghilterra.

Incuriosito, appena terminata la sua permanenza alla Lazio, Peronace si recò in Inghilterra per vedere Charles di persona, contattò il presidente della Juventus Umberto Agnelli e convinse il club torinese a spendere tutto il necessario per ingaggiarlo.

Peronace (a sinistra) con Joe Baker e Billy Wright

Peronace impiegò due anni per convincere il Leeds a vendere e Charles a trasferirsi, ma nell’agosto 1957 l’accordo fu concluso. Ha fatto notizia, ovviamente, non solo per l’entità della commissione di trasferimento, ma per ciò che è stato offerto al giocatore stesso. La Juventus gli ha regalato un appartamento per la sua famiglia, un’auto Fiat e un compenso di 10.000 sterline, in un momento in cui la quota di ingaggio per i giocatori che si spostano da un club inglese all’altro poteva arrivare anche a molto meno della metà.

L’accordo con Charles non è stato il primo di Peronace. Mentre corteggiava Charles e Leeds, aveva fatto in modo che Eddie Firmani, nato sudafricano, che aveva origini italiane, venisse ingaggiato dalla Sampdoria dal Charlton Athletic. Ma fu il trasferimento di Charles a dargli credibilità.

Eddie Firmani nella Sampodoria

Il gallese avrebbe segnato 108 gol in 155 partite con la Juventus, aiutandola a vincere lo scudetto tre volte e la Coppa Italia due volte.

Peronace aiutò Charles a stabilirsi a Torino, ma nel 1961 tornò in Inghilterra, si trasferì in un lussuoso appartamento a Knightsbridge e da lì stipulò altri contratti da prima pagina. Ha aiutato Gerry Hitchens dell’Aston Villa a trasferirsi all’Inter, ha convinto il Milan a ingaggiare Jimmy Greaves e il Torino a prendere sia Denis Law che l’attaccante di origine inglese e cresciuto in Scozia Joe Baker.

Mentre Hitchens, come Charles, ha avuto un successo significativo, quest’ultimo trio non è riuscito ad adattarsi all’Italia, ma tutto ciò andò ancora a vantaggio di Peronace, che negoziò nuovamente i loro trasferimenti, aiutando Greaves a tornare a Londra con il Tottenham, Law ad andare alla corte di Matt Busby al Manchester United e Baker a ricominciare con l’Arsenal.

Sempre impeccabilmente vestito con gli abiti italiani più costosi, il fascino naturale di Peronace gli ha permesso di fare amicizia con le figure più potenti del calcio inglese e italiano, che gli hanno aperto le porte in entrambi i paesi. Ciò gli è stato particolarmente utile dopo che l’abolizione del salario massimo inglese ha diminuito l’attrazione per i giocatori di trasferirsi all’estero.

Denis Law (seduto) firma il con il Manchester United, nel 1962, sotto lo sguardo di Peronace (il primo, da sinistra)

Amico intimo di Sir Denis Follows, segretario della Federcalcio inglese, ha utilizzato i suoi contatti per contribuire a realizzare la competizione della Coppa anglo-italiana.

In Italia divenne amico intimo di Enzo Bearzot e lavorò con lui per la Federcalcio italiana ai Mondiali del 1978 in Argentina.

Peronace sarebbe stato senza dubbio al fianco di Bearzot quando il cittì gran fumatore di pipa, guidò gli Azzurri al trionfo della Coppa del Mondo in Spagna 1982, se il destino non fosse intervenuto tragicamente 18 mesi prima.

Mentre la nazionale si preparava a partire per il Mundialito a Montevideo, in Uruguay, nel dicembre 1980, Peronace si trovava in un albergo di Roma quando fu colpito da un infarto letale e morì tra le braccia di Bearzot all’età di soli 55 anni, lasciando moglie e cinque figli. Il passaggio di Liam Brady alla Juventus dall’Arsenal all’inizio di quell’anno era stato l’ultimo accordo di alto profilo in cui fu coinvolto.

Mario Bocchio

Condividi su: