“Nel nostro piccolo, al Genoa, faremo come la Dinamo Kiev. Quando avremo recuperato il tornante Rotella, s’intende”.
(Franco Scoglio)
Franco Rotella veniva schierato sempre sotto leva e si vedeva che era un giocatore che poco avesse a che fare con gli altri: più tecnico, colpi a sorpresa, scatti-stop-ripartenze brucianti… impossibile marcarlo. Infatti passò subito nel settore giovanile del Genoa. Con i rossoblù fece tutta la trafila fino alla prima squadra e giovanissimo debuttó in Serie A , il 12 febbraio 1984 a 17 anni e 88 giorni. Si gioca Genoa-Pisa, Mister Gigi Simoni lo chiama, lo fa scaldare e al 65’ lo fa entrare al posto del Brasiliano Elói. La partita finirà 0-0.
Per sette anni al Genoa, giocò 75 partite segnando 4 gol. Laterale destro, dotato di corsa, buoni cross, dribbling e fiuto del gol. Militò anche nella Spal, Triestina, Pisa, Atalanta, Imperia e Cecina, dove chiuse la carriera nel 2002. In totale 312 presenze tra Serie A, B e campionati minori, condite da ben 25 gol. Era un calciatore generoso, dava l’idea di avere dei grandissimi numeri e sicuramente ha raccolto molto meno di quello che meritava. Era un gran talento, uno di quei giocatori che era un piacere guardare.
20 aprile 2009, Rotella se ne va dopo una lunga malattia. Poche settimane prima, allo stadio di Marassi, in occasione del derby organizzato per raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro la Sla, gli amici di Rotella, i suoi vecchi compagni di squadra del Genoa, si interrogavano preoccupati sulle sue condizioni di salute.
Leucemia, era scritto nella cartella clinica. Quella cartella clinica che l’allora procuratore di Torino Guariniello acquisì nell’ambito dell’inchiesta che stava conducendo sulle morti sospette di troppi calciatori. Franco Rotella, come scrisse Erika Dellacasa sul “Corriere della Sera”, è morto dopo tre anni di lotta contro la malattia e un breve periodo in cui era sembrato riprendersi.
Aveva 42 anni, la stessa età di Gianluca Signorini, amatissimo capitano del Genoa, morto nel novembre 2002 dopo che la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, l’aveva costretto su una sedia a rotelle.
Appena due mesi prima, la leucemia aveva stroncato a 48 anni Fabrizio Gorin, che aveva giocato nella squadra rossoblù alla fine degli anni Settanta.
C’è un filo nero che lega queste morti? Perché i casi di Sla, ma anche di leucemie, sono statisticamente più alti nella categoria dei calciatori? E perché i casi sono più frequenti fra coloro che hanno giocato da fine anni ’70 in poi? Le ipotesi avanzate in questi anni sono diverse, dal materiale tossico forse usato nei terreni di gioco, ai farmaci anti-infiammatori di cui gli atleti fanno uso con frequenza