Fece la fortuna di Mai dire gol e della Gialappa’s. Non certo dell’Inter, che quando acquistò Darko Pančev nel 1992 pensava di essersi assicurato gol su gol per almeno i quattro anni del contratto che fece firmare al giocatore. Del resto uno che l’anno prima aveva vinto la Scarpa d’oro ed era arrivato secondo nel Pallone d’oro non poteva essere un bluff. Con la Stella Rossa di Belgrado ne aveva fatti 34, vincendo anche la Coppa Campioni a Bari contro il Marsiglia, possibile che non segni anche in A? Possibile, eccome.
Fu un’odissea l’avventura di Pančev in nerazzurro. L’esordio in Coppa Italia contro la Reggiana è micidiale. Il bomber segna una tripletta che racchiude tutto il suo bagaglio tecnico: testa, rapina e potenza.
Al ritorno a San Siro, il 2 settembre, Pancev segnerà altri due gol in meno di 20′. Poi l’incantesimo finisce e il cobra, come veniva chiamato Pančev, diventa d’incanto il ramarro o al massimo un brutto anatroccolo. “Prima di arrivare all’Inter ero uno dei primi 5 attaccanti in Europa – ha ricordato Pancev in una vecchia intervista a Internews – La mia avventura in Italia è iniziata in modo fantastico, con 5 gol in due partite in Coppa Italia. Ma successivamente a causa di Bagnoli, di qualcuno che contava nel club e dei giocatori più anziani della squadra, mi misero ai margini e non scesi più in campo. I tifosi più giovani devono sapere come è andata, la verità è che non ho mai avuto una reale possibilità. Puoi essere Pelé o Maradona, ma se giochi poco non puoi mai entrare in forma”.
L’Inter infatti in campionato parte malissimo, inanellando una serie di sconfitte e risultati altalenanti nelle prime dieci giornate di campionato tra cui un sonoro 3-0 subito ad Ancona. Pancev non segna e quando gli capita l’occasione sbaglia clamorosamente sotto porta. La Gialappa’s lo adocchia e lo sceglie, Bagnoli comincia a definirlo come un “corpo estraneo” alla squadra e decide di tenerlo fuori. “L’Inter è stato il più grande errore della mia vita – ancora parole di Pančev – A quei tempi sarei potuto andare anche al Real Madrid, al Barcellona o al Manchester United. La mia carriera è stata rovinata e avrei potuto anche vincere il Pallone d’oro, dato che molti direttori sportivi, grandi allenatori e i media di tutta del Vecchio Continente mi consideravano tra i migliori giocatori d’Europa”. Invece la discesa è appena iniziata. L’Inter cerca di venderlo al miglior offerente ma nessuno se lo vuole prendere.
Siamo alla stagione ’93-’94. Nessuna presenza in campionato e a gennaio l’unica soluzione possibile è depositarlo temporaneamente al Leipzig, Germania dell’Est, ex DDR. Dieci presenze e solamente 2 reti. Il Lipsia quell’anno retrocede e in Germania si comincia anche a dire che Pančev porti anche jella.
Il bomber torna in Germania, al Fortuna Dusseldorf, poi conclude la carriera in Svizzera, con la maglia del Sion. Probabilmente è falsa l’incredibile frase a lui attribuita: “Tifosi fischiano, giornalisti criticano… Importa niente a me: io domani compro Ferrari” mentre è vero che a carriera finita si fece avanti un importante produttore di film porno, pronto a ingaggiarlo come attore. Pančev tentenna ma alla fine dice di no. Dopo aver chiuso la sua carriera da giocatore Pancev ha anche fatto il dirigente per il suo primo club: l’FK Vardar di Skopje poi ha chiuso col mondo del pallone e oggi si gode la famiglia (moglie e due figlie). Nonostante la breve ed infelice avventura italiana, il macedone conserva ancora qualche bel ricordo: “Il paese, la popolazione, le sue tradizioni, ho dei ricordi memorabili dell’Italia. Parlo male solo dell’Inter e della parte professionale, perché sono queste le cose negative che sono rimaste impresse nella mia mente”.