Se ne è andato in silenzio quattordici anni fa e lo ha fatto proprio nella settimana di Juventus-Fiorentina, la partita che, il 19 gennaio del 1975, lo rese famoso. E tutto per un rigore parato a “flipper” Damiani. Si era alla 15° giornata di campionato e l’arbitro Serafino di Roma, quando mancava un quarto d’ora alla fine, fischiò un penalty a favore dei bianconeri per fallo di Galdiolo su Bettega. Sul dischetto va il popolare Oscar che si fa ipnotizzare dall’allora Carneade, Massimo Mattolini, ed il risultato resta inchiodato sullo 0-0.
La Juventus, al termine del campionato, vincerà il suo ennesimo scudetto, non prima di aver perso con un sonoro 4-1 alla penultima giornata, proprio a Firenze, lasciando 3 punti su 4 ad una squadra, quella gigliata, povera ma bella. Altri tempi, altre storie, e soprattutto altri uomini.
Lo chiamavano “saponetta” e non sappiamo se quel soprannome gli sia mai andato giù. Con quei capelli un pò così e quella faccia un pò così era un personaggio figlio degli anni 70′, dove l’immagine (per una volta) passava in secondo piano.
Lo abbiamo sempre visto stempiato, con la criniera “scaruffata” (a volte più folta, a volte meno), l’aria perennemente triste, regalando l’impressione di uno capitato lì per caso, uno di quegli artisti che ha sempre troppe cose a cui pensare per aver tempo e voglia di curare il cosiddetto “look”. Eppure faceva il portiere professionista, in una Fiorentina che non era quella splendente di oggi, ma era pur sempre la Fiorentina. Mattolini era di San Giuliano Terme in provincia di Pisa (nasce il 29 maggio 1953) ed arrivò in riva all’Arno (sponda viola) nel 1973. Cresce nelle giovanili della Fiorentina e con la formazione “primavera” vince due tornei di Viareggio (1973 e 1974) dividendo quei trionfi con autentici cuori viola come Antognoni, Roggi, Desolati, Pellegrini, Restelli.
Nel 1974, sotto la guida di Nereo Rocco, esordisce in serie A, il 6 ottobre a Terni. Finirà 1-0 per i viola con gol di Desolati e sarà la prima di cinque presenze nelle quali rimase miracolosamente imbattuto, compresa quella famosa domenica del rigore. Riserva di Franco Superchi, portiere del secondo scudetto, diventò titolare nell’anno migliore di quel periodo (il 76′-77) nel quale la Fiorentina agguantò un miracoloso terzo posto. In tutto, col giglio sul petto, mise insieme 38 partite subendo 36 reti.
La stagione seguente fu ceduto al Napoli nello scambio con Carmignani, e poi Catanzaro, Foggia e Catania, prima di ritirarsi all’età di 34 anni. Le vittorie del Viareggio non rimasero isolate nella carriera di Massimo perchè nel mezzo ci fu anche la coppa Italia del 1975 e la coppa di Lega italo-inglese del ’76 con la soddisfazione di essere il titolare della partita di ritorno del 10 dicembre 1976 nella quale i viola batterono a Londra lo West Ham per 1-0 (gol di Speggiorin).
“Saponetta” non era un gran portiere, forse nemmeno un buon portiere… era semplicemente un professionista scanzonato che, per alcune prese diciamo così, incerte, si era “guadagnato” quel buffo soprannome. Non entriamo nel merito di come e perchè se ne sia andato. Insieme a lui, in quella Fiorentina, c’erano anche Bruno Beatrice e Nello Saltutti. Su quella squadra è calata un’ombra dolorosa e la scomparsa di Mattolini addensa ulteriormente le nubi.
Stefano Borgi