L’insolita squadra del 1934
Lug 20, 2023

La seconda Coppa del Mondo si è svolta in Italia, dopo innumerevoli pressioni da parte del francese Jules Rimet – presidente della FIFA – che si appellò al dittatore Benito Mussolini. Ci fu una sorta di boicottaggio della prima Coppa disputata a Montevideo, quando sostennero che l’Uruguay fosse troppo lontano e che nell’inverno sudamericano le delegazioni europee non sarebbero riuscite a raggiungere la città perché avevano degli iceberg nel Río de la Plata…

L’Argentina è andata in Italia con una squadra senza i grandi professionisti del calcio. Quindi, era logico che la squadra tornasse rapidamente, dopo aver perso la prima partita contro la Svezia

Mussolini decise di organizzare la Coppa del Mondo per pubblicizzare gli ideali fascisti che portarono all’isolamento dell’Italia e provocarono un sistema politico a partito unico con sanzioni severe per chi protestava. L’Italia si preparò a tutto, a vincere quella Coppa con ogni mezzo. Così, come si sussurra ancora oggi, Mussolini volle sapere  personalmente degli arbitri delle partite in cui giocò l’Italia.

Un allenamento per la squadra argentina prima della prima, e unica, partita di Coppa del Mondo in Italia

Alla frustrazione di non essere riuscita a battere gli uruguaiani nel nuovissimo Centenario nel primo Mondiale, l’Argentina ha aggiunto la sua nuova organizzazione di calcio professionistico, che non era stata riconosciuta dalla FIFA. Il campionato del 1930 con 36 squadre in prima divisione, provocò una lunga protesta da parte dei giocatori, che sfilarono persino per le strade di Buenos Aires chiedendo l’arrivo del professionismo, mettendo fine ad una pratica che era già stata consentita per più di un decennio. . Era il cosiddetto “amateurismo marrón”.

Pochi istanti prima del fischio d’inizio della gara contro la Svezia

La Lega professionisti debuttò l’ultimo giorno di maggio del 1931 e fu subito non autorizzata dalla FIFA, che continuò a riconoscere la Federcalcio dilettantistica argentina e mantenne tale decisione fino alla fine del 1934. Pertanto, i giocatori di Boca, River, Independiente, Racing, San Lorenzo, Huracán, Vélez, Ferro, Estudiantes, Gimnasia, Platense, Tigre , Argentinos Juniors, Lanús, Atlanta, Chacarita Juniors, Quilmes e Talleres de Remedios de Escalada, non erano qualificati per fornire i propri giocatori alla nazionale che avrebbe giocato la Coppa del Mondo. Questi club infatti, erano quelli che avevano dato vita al professionsimo nel 1931.

Il vantaggio argentino con Ernesto Belis

Poterono invece essere convocati gli atleti che rappresentavano il resto delle squadre che non avevano aderito al manifesto del professionismo. Per questo la squadra che viaggiò sulla nave Neptunia e arrivò a Genova nel maggio 1934, era composta da giocatori di quelle squadre di rango inferiore e da molti club dell’interno.

La Svezia che ha battuto l’Argentina. Nella successiva partita contro la Germania è caduta 1-2 ed è stata eliminato dal torneo

L’Argentina venne eliminata. Giocò il 27 maggio contro gli allora sconosciuti svedesi, allo stadio del Bologna. Due dei giocatori avevano già vestito la maglia della nazionale in precedenza ed erano l’esterno Arcadio López, un uomo del compianto Sportivo Buenos Aires, che aveva iniziato a Lanús e poi aveva brillato nel Ferro e nel Boca. López avrebbe giocato altre tre partite per l’Argentina. L’altro era Alfredo Ciriaco De Vincenzi, esterno destro che si era distinto nell’Estudiantil Porteño, la squadra che aveva una maglia simile al San Lorenzo ed era campione dilettantistico in quegli anni.

Il gol decisivo della Svezia

Il resto non aveva mai collocato un solo gettone nell’Albiceleste. Il portiere Héctor Freschi difendeva i pali del Sarmiento de Resistencia, Juan Pedevilla era il compagno di squadra di De Vincenzi, l’ala Francisco Rúa era un attaccante dello Sportivo Dock Sud, Ernesto Belis era un difensore del Defensores de Belgrano. Alberto Galateo e Federico Wilde arrivavano ​​dall’Unión de Santa Fe, così come Roberto Irañeta dal Gimnasia de Mendoza, José Nehín dallo Sportivo Desamparados di San Juan e Constantino Urbieta Sosa era in rappresentanza del Godoy Cruz Antonio Tomba.

Alfredo De Vincenzi su “”El Grafico del 23 aorile1932

La squadra era guidata, nel ruolo di commissario tecnico, dall’italiano Filippo Felipe Pascucci, che aveva 27 anni e aveva portato come curriculum dopo aver guidato Estudiantil Porteño e Sportivo Barracas, un piccolo trascorso al River. Dopo quella Coppa del 1934 rimase in Italia e lavorò in vari club, morendo nel 1966, all’età di 59 anni.

La partita si è rivelò in discea, perché Ernesto Belis stampò un destro da 16 metri e aprì le marcature. Lo svedese Johansson però poi pareggiò al 33′ e appena iniziò la ripresa è stato Galateo a riportare la Selección sul 2-1. Johansson pareggiò ancora e a dieci minuti dalla fine un tiro a dir la verità poco pericoloso dalla sinistra dello svedese Kroon scivolò dalle mani di Freschi, suggellando il risultato. Era 2-3 ed eliminazione.

Arcadio López su “El Grafico” del 25 febbraio 1938

Quando i giocatori tornarono in patria, furono avvicinati dai giornalisti. Tornato a Santa Fe, fu Wilde a dichiarare sul quotidiano “El Orden”: “Se giochiamo altre dieci volte contro gli svedesi, li batteremo undici. Non riesco ancora a spiegarmi come siano riusciti a batterci, perché abbiamo dominato tutta la partita, ma uno sfortunato intervento del nostro portiere è stato la causa del gol vittoria. Devono aver imparato qualcosa da noi, perché onestamente non abbiamo niente da imparare da loro”. Lo spaccone argentino presente, come quasi sempre.

La Coppa del Mondo proseguì con l’Italia che ha letteralmente abbattuto i suoi rivali. Gli spagnoli furono sconfitti con la compiacenza dell’arbitro, poi superarono la brava squadra austriaca e in finale ebbero la meglio sulla la Cecoslovacchia ai supplementari. Campioni, come voleva Mussolini, con l’aiuto di quattro calciatori argentini: Monti, Guaita, Orsi e Demaría.

L’Italia fascista di Mussolini celebra la vittoria nel Mondiale casalingo del 1938

Intanto, il 3 novembre 1934, nacque la Federcalcio argentina, che entro la fine dell’anno fu ufficialmente riconosciuta dalla FIFA. La Lega professionisti era già un ricordo. La nuova entità promise di porre fine alla disorganizzazione e di mettere in scena spettacoli seri e ben coordinati.

Mario Bocchio

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