Siamo nella primavera del 1982, l’anno del Mundial spagnolo che avrebbe poi visto trionfare l’Italia di Enzo Bearzot. Sandro Mazzola, l’uomo più vicino al presidente dell’Inter Ivanoe Fraizzoli, sin dal 1978 ha messo nel mirino un giovane francese di cui si dice un gran bene, tale Michel Platini del Nancy e, siccome in Italia le frontiere sono ancora chiuse, gli strappa un’opzione. I bene informati dicono che l’Inter contribuisca anche con un incentivo economico.
Platini nel 1979 si trasferisce al Saint-Étienne e finisce anche per infortunarsi alla gamba destra. Nell’Inter incominciano a sorgere i dubbi circa l’entità dell’infortunio in prospettiva futura. Per visionare da vicino Platini viene organizzata una gara amichevole a Cesena, e alla fine il futuro Le Roi viene lasciato libero.
L’Inter sceglie l’austriaco Herbert Prohaska.
Ritorniamo al 1982: la Federcalcio italiana autorizza il secondo straniero: la Juventus si è già accaparrata le prestazioni del centrocampista dalle grandi doti offensive, il polacco Zibì Boniek. Platini è in scadenza di contratto con il Saint-Étienne.
Il 23 febbraio a Parigi si gioca l’amichevole tra la Francia e l’Italia e l’Avvocato Gianni Agnelli come ogni giorno telefona al presidente della Juventus Giampiero Boniperti. Quel giorno lo invitò a guardare insieme la partita della Nazionale. La stampa italiana è in sciopero e la gara viene trasmessa in diretta senza le telecronaca. Alla fine i due rimangono entusiasti di Platini e Gianni Agnelli, con il suo inconfondibile piglio: “Prendiamolo, questo è il momento giusto, un giocatore così ci farà divertire per tanti anni”.
Da quel momento Boniperti incomincia a muoversi sotto traccia, la notizia non si deve sapere. Il tesseramento degli stranieri doveva avvenire entro il 30 aprile, due giorni prima Boniperti incontra Bernard Genestar, l’uomo più vicino a Platini, una sorta di agente ante litteram, con il quale si era già sentito telefonicamente.
La Francia è in ritiro per la gara premondiale contro il Perù al Parco dei Principi e lo stesso Boniperti, che nel frattempo ha già chiuso positivamente con Boniek, contatta Platini per avere una risposta: “Ci vediamo venerdì a Torino per firmare il contratto”.
Il primo a saperlo, ovviamente è l’Avvocato Agnelli, poi il presidente si premura d comunicare alla stampa che la Juventus avrà un solo straniero, il polacco Boniek.
Il riassunto di quello che accadde lo riporta bene un articolo apparso sul Corriere della Sera il 5 agosto 2010.
“Venerdì 30 aprile, all’alba, Platini lascia St. Étienne e alle 8 è all’aeroporto di Lione (…), alle 10 è nell’ufficio di Boniperti e Giuliano, in riva al Po, comincia una trattativa estenuante, perché c’è da stabilire la cifra esatta da versare al St. Étienne in base al parametro definito dalla Federcalcio europea (Platini è un giocatore a fine contratto); ci sono alcune clausole di difficile interpretazione; c’è da trovare l’accordo economico con il giocatore (400 milioni di lire al primo anno, 440 al secondo) e l’intesa sulle partite da giocare con la Francia.
Si muove Platini, chiama il presidente del St. Étienne, Rocher, e ottiene il via libera, in cambio del versamento di 1.280.000 franchi.
Alle 17, l’operazione si chiude. Brindisi finale (spumante), Boniperti raccomanda a Platini di tagliarsi i capelli (‘e se poi perdo le mie forze?’), poi accompagna Platini, Genestar e Piat a Caselle. Guida lui, per essere certo di non essere intercettato da nessuno. Invece il ‘Telefono rosso’ di Europe 1 gli sta rovinando i piani. È il programma in cui gli ascoltatori si improvvisano investigatori per vincere un premio di 500 franchi. Qualcuno ha visto Platini; Eugène Saccomano dà l’annuncio alla radio. La Juve non può più tenere nascosta la notizia. Brady va in sede e alle otto della sera scopre di dover lasciare la Juve. Boniperti si commuove: ‘È il calcio, è la vita’. Insieme, in cinque anni la Juve e Platini arriveranno in cima al mondo”.
Mario Bocchio
– continua –
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