Molti sono estimatori ed esaltano la vistosa maglia granata della Juventus da Mooca, e il fatto che due grandi rivali del calcio italiano facciano parte della storia del club, però, non tutti sanno che la Juventus non è nata originariamente con quel nome, e che il colore ispirato al Torino, non è stata esattamente la prima scelta dei suoi fondatori.
Il 20 aprile 1924, nel tradizionale quartiere di Mooca, a San Paolo, nasceva il Cotonifício Rodolfo Crespi Futebol Clube, squadra fondata da operai italiani dipendenti del Cotonifício Crespi, dopo la fusione di due squadre: Extra São Paulo e Cavalheiro Crespi.
La fusione dei club e il cambio di denominazione erano finalizzate all’affiliazione alla Federazione per poter disputare i campionati dilettantistici; le prime divise adottate avevano i colori rosso, nero e bianco, già utilizzati dall’Extra São Paulo. La prima maglia era tutta bianca e presentava lo scudetto con le iniziali CRC intrecciate, in stile inglese.
Nel 1929, il Cotonifício Rodolfo Crespi avrebbe vinto il titolo di prima divisione di San Paolo, conquistandosi così l’opportunità di competere nell’élite del calcio di quello stato. In questo modo non poteva più portare il nome della fabbrica, ecco che apparvee il Clube Atlético Juventus.
Ma vi starete chiedendo come sia nato il nome del club, Juventus, e soprattutto la tradizionale maglia granata, del resto questo è il motivo di questo articolo. Ebbene, la scelta del nome è stata suggerita dallo stesso conte Rodolfo Crespi, originario di Busto Arsizio, che era tornato da un viaggio nel nord Italia, dove aveva visto una partita della Juventus ed era rimasto entusiasta di ciò che aveva visto.
Il Fiorentino
Contrariamente a quanto molti pensano, il suggerimento iniziale di Crespi era quello di utilizzare una divisa bianconera, proprio come la squadra italiana, tuttavia, molte squadre affiliate alla Federazione indossavano già questi colori, come Corinthians, Santos, Ypiranga, tra gli altri. La seconda opzione era continuare ad usare il tricolore, rosso, bianco e nero, ma c’erano anche altre squadre con questi colori.
Il Moleque Travesso (a sinistra) e dettagli della divisa con la maglia granata
Fu allora che lo stesso Conde ebbe l’idea di utilizzare un colore che non aveva ancora visto tra le squadre di San Paolo, il granata, ispirandosi proprio al più grande rivale della Juventus, il Torino, anch’esso una delle grandi potenze calcistiche italiane dell’epoca.
In questo modo, le due squadre principali di Torino iniziarono ad essere rappresentate al Clube Atlético Juventus, una con il suo nome e l’altra con la sua caratteristica divisa composta da maglia granata, pantaloncini bianchi e calzettoni granata.
Contro la Roma di Ghiggia (a sinistra) e il nuovo stadio
All’epoca, il 1929, anno della prima divisione, non esisteva una promozione automatica in questa categoria. Dipendeva da un invito dell’APEA (Associazione Paulista degli Sport Atletici).
Nella Juventus giocò anche il grande Julinho
Ma l’APEA non permise di disputare il campionato principale con il nome della società. Il conte Crespi, appena rientrato dall’Italia, come già detto, rientrato in Brasile decise, di conseguenza, di assegnare il nome di Juventus alla sua squadra. Ma l’APEA non consentiva l’uso dei colori delle squadre già esistenti. Così, venne deciso di adottare il granata.
La Federcalcio aulista promuocvev un campionato amatoriale a San Paolo. Solo che la Juventus non avrebbe potuto giocare come Juventus, altrimenti avrebbe perso l’affiliazione all’altra federazione, l’APEA.
Si optò così di gareggiare nell’altro campionato. Il conte stesso decise di partecipare al torneo sotto il nome di Fiorentino, alludendo alla Fiorentina. Tanto che indossava le divise metà lilla e metà viola che la Fiorentina ha anche utilizzato in tempi recenti.
Nel 1933 andò molto bene, ma nel 1934 andò ancora meglio, tanto che la Juventus pretese di essere riconosciuta campione dello stato di San Paolo.
La storia della Juventus è quindi bella come il suo colore e la sua enorme tradizione. Circa un anno dopo la sua fondazione, il club migliorò finanziariamente e ottenne un terreno per costruire la sua “casa”.
Quattro anni dopo, il primo traguardo: campione nella competizione dell’APEA, che corrisponde a quello che sarebbe oggi il Campeonato Paulista da Segunda División.
Curiosamente, nello stesso anno in cui è diventato campione, Rodolfo Crespi, il patron della squadra, ha compiuto 50 anni di vita. Nel marzo 1930, il presidente del club, che era un grande tifoso della Juventus di Torino, decise di rinominare la squadra Juventus. Suo figlio Adriano, invece, era un grande tifoso della Fiorentina e, per accontentare l’erede, decise di istituire il colore lilla nella divisa.
Anni dopo, nel 1932, il Moleque Travesso , il monello cattivo, come veniva chiamato il club per via della mascotte, riuscì a realizzare uno dei sue migliori risultati. Nel campionato di San Paolo di quell’anno, la squadra finì al terzo posto dietro a Palestra Itália e San Paolo.
Dopo quell’anno la Juventus ritirò dalle competizioni ufficiali, tornando solo cinque anni dopo. Nel 1962 la Juventus ampliò il proprio patrimonio fondando il proprio centro polisportivo, situato nel quartiere Mooca. Ma torniamo un istante al soprannome. Venne dato dal giornalista Thomaz Mazzoni, per il fatto che la Juventus, all’epoca, è la squadra più giovane del campionato e, nonostante questo, batte il Corinthians, una dei più grandi sodalizi del Brasile. Questa vittoria venne considerata come una classica “monellata”, uno scherzo da ragazzi.
Nella sua storia, la Juventus è riuscita a lanciare nomi importanti, come Julinho Botelho, che giocò il Mondiale del 1954 in Svizzera; Hércules, che giocò in Svezia nel 1958, quando il Brasile vinse il suo primo titolo; Lima, che ha giocato nel Mondiale del 1966 in Inghilterra e Félix, presente nel terzo campionato vinto dal Brasile, nel 1970, in Messico.
Alla Juventus è passato anche Thiago Motta, passato poi a Barcellona, Genoa, Inter e Psg. Un’altra curiosità del club è l’ingaggio del giocatore argentino César Luis Menotti, che divenne poi il commissario tecnico della nazionale del suo Paese che nel 1978 si laureò per la prima volta campione del mondo. Dopo un lungo periodo senza titoli, nel 1983 la Juventus ottenne quello che può essere considerato il più grande trionfo della sua storia: la conquista della Série B del campionato brasiliano.
Mario Bocchio