Diecimila tifosi della Ternana in una partita che poi si rivelò decisiva per la promozione in Serie A. Come si arrivò a quella incredibile sfida in campo neutro ce lo racconta Marcello Guerrieri su “Calcio Fere”. L’amore per la squadra si vede, lo si sa, nelle difficoltà delle trasferte. E se a Cesena per vincere la resistenza del Chieti e conquistarsi una promozione, lo spostamento avvenne con le proprie auto; se quella di Civita Castellana venne ricordata come la “trasferta dei motorini”; l’esodo a Firenze, il 13 gennaio 1974, ebbe il segno caratteristico del treno. Ben tre convogli speciali vennero allestiti per far arrivare nella capitale toscana ben diecimila tifosi rossoverdi, per sostenere le Fere che dovevano incontrare il Como in campo neutro.
Perché a Firenze, perché in campo neutro? Intanto va ricordato che quell’anno la Ternana riuscì ad acquisire, per la seconda volta, il pass per la Serie A, arrivando terza ad un punto soltanto dalla coppia Varese-Ascoli, il che significava che la Ternana giocava sempre per vincere in un entusiasmo incredibile. Ebbene, due domeniche prima della trasferta, alla ripresa del campionato dopo la sosta natalizia, al Liberati arrivò la Spal, squadra decorosa. Ma arrivò pure l’arbitro Vittorio Lattanzi di Roma che ne combinò di belle e di brutte.
Rigori stratosferici sui quali decise di sorvolare, una condotta di gara davvero irritante al punto che scattò un assedio negli spogliatoi rotto solo dalla Polizia. La Spal fece il suo con un golletto nel primo tempo frutto pure di una sfigatissima autorete. Poi il portiere biancazzurro Marconcini tirò giù la saracinesca e non ci fu più storia. La Ternana era però ancora terza in classifica. La domenica successiva andò ad Avellino e perse inopinatamente: il dramma! Il Como, che era al quarto posto, la raggiunse. Ternana e Como si sarebbero dovute scontrare proprio il 13 gennaio al Liberati, ma il terreno amico era stato squalificato per quell’assedio all’arbitro Lattanzi. Come campo neutro fu scelta Firenze dalla Federazione. L’organizzazione partì immediatamente: tre treni speciali, ventun pullman e tante macchine si snodarono in una fredda domenica mattina di gennaio lungo la A1 per arrivare allo stadio, che ancora si chiamava solo Comunale. Alla fine c’erano diecimila ternani.
Anche qualche tifoso del Como ebbe l’ardire di scendere in Toscana ma si parlò di duecento, forse qualcuno di più, spettatori lariani. La società rossoverde portò pure la sua mascotte che accompagnò la squadra nel suo ingresso in campo proprio per non far mancare in alcun modo l’atmosfera del Liberati. Alla fine, dopo una bella sofferenza, ma comunque in maniera meritata, la Ternana ebbe il sopravvento con il gol del suo centravanti Jacomuzzi, uomo d’area, grande ed agile. Come in tutti i ritorni vittoriosi si fece festa a Piazza Tacito, evitando accuratamente di fare il bagno nella fontana. Il cammino fu ancora lungo, lunghissimo, ma alla fine la squadra di mister Riccomini riuscì ad arrivare in serie B e mettendosi alle spalle proprio il Como ribadì nella classifica finale l’importanza di quella partita. Mai i tifosi ternani hanno lasciato soli i propri beniamini.