C’è bel sole caldo, quel giorno d’estate, allo stadio “Massaioli”. Ma c’è anche un filo di vento, che rinfresca la pelle e alza la polvere. E di polvere, al “Massaioli”, ce ne sarebbe da vendere.
Più che un campo da calcio, sembra una steppa, dove i fili d’erba si contano sulle dita di una mano. Per uno che ha giocato tre Mondiali e tre Olimpiadi, e ha totalizzato 44 presenze e 7 gol in nazionale (col Brasile, in un ruolo dove era in concorrenza con Zico e Rivelino), ce n’è abbastanza per farsi qualche domanda. Mentre è ancora a metà del sottopassaggio, al brasiliano ne scappa una: “Armando, ma dove le giochiamo, le partite di campionato?“.
Ad Armando Cicalese, capo tifoso dell’Ebolitana, invece scappa da ridere. “Hai sempre voglia di scherzare, tu, eh? Dai, dai, che sono più di 1500, lì fuori ad aspettare solo te, per darti il benvenuto“.
Il brasiliano si fa il segno della croce. E si rassegna. E va bene, andiamo. E poi il presidente, Luigi Cavaliere, è un amico, un amico vero. Se ha accettato di tornare in Italia, e di venire qui, non era certo per avviare quell’attività di noleggio auto. Non ne aveva mica bisogno. Se è venuto qui, a Eboli, è perchè glielo ha chiesto lui. “Dammi un pallone, Armando“. Il brasiliano entra in campo, e dalle tribune sale il tripudio di un’intera città. Perchè il brasiliano è Josè Guimaraes Dirceu. (Curitiba, 15 giugno 1952 – Rio de
Janeiro, 15 settembre 1995).
Ha già compiuto 38 anni, e a dirla tutta aveva deciso che dopo l’esperienza di Miami si sarebbe ritirato a casa sua, in Brasile. Ma gli è venuta nostalgia, del calcio e dell’Italia, e il presidente dell’Ebolitana, suo amico, gli ha fatto una proposta difficile da rifiutare. “Vieni a darmi una mano un paio d’anni. Ti pago 100 milioni“.
In realtà i 100 milioni sono frutto di una compartecipazione: Dirceu viene infatti tesserato sia dall’Ebolitana, di calcio a 11, che dalla Feldi Eboli, di calcio a 5, che milita in serie A. D’inverno dovrà sdoppiarsi fra i due impegni, ma nel resto della stagione, sarà tutto biancoblù, per la gioia dei tifosi, che ora sognano la C.
“Tira la bbbomba, Dirceu, tira la bbbomba!“, gli grida uno dalle tribune, mettendo davanti alla parola “bbomba” un numero imprecisato di lettere b. In effetti, la “castagna” di Dirceu è famosa in tutto il mondo.
Al “Massaioli” c’è un muretto che separa il campo dalle tribune. Dirceu gli tira il pallone contro, con tutta la forza che ha: “BOMM”. La palla gli torna fra i piedi. Stop, e altra ‘bbomba’: “BOOOMM”. Ancora il pallone ritorna. Ancora Dirceu calcia. E al terzo tiro, impattando il muretto, il pallone esplode. Ed esplode (di tifo) anche la tribuna.
Il presidente, Cavaliere, gli si avvicina. E gli dice solo poche parole: “Parti sereno ppe e’ ferie. Vedrai ca quann torni dal Brasile l’erb sarà già crisciuta“.
L’erba al “Massaioli”, nessuno l’aveva vista mai. Ma mica si può deludere Dirceu. E allora dal giorno dopo tutti gli uomini validi del paese si trasferiscono al campo a fare da giardinieri. Rifanno il fondo, il presidente Cavaliere compra delle zolle specifiche per quel tipo di terreno e l’erba attecchìsce. Quando Dirceu torna rimane impressionato. E quel gesto lo conquista definitivamente. Decide di ricambiare. In accordo col presidente, fa aggiustare a sue spese gli spogliatoi, e poi fa arrivare dal Brasile delle maglie gialle e verdi, i colori della Selecao, che per quelle due stagioni saranno la seconda maglia dell’Ebolitana. E insieme alle maglie, per buona misura, fa venire anche un allenatore. Un certo Rubens. Gioca a zona, “futebol bailado”, alla brasiliana. E ci vuole tanto coraggio, per giocare “alla brasiliana” nella serie D campana del 1989-90, fra gli stopper picareschi del Cirò Marina e i mediani truculenti della Nuova Rosarnese.
I tifosi sognano la C2. Che non arriverà, nè quell’anno, nè l’anno dopo. Un po’ perchè, Dirceu a parte, l’Ebolitana non ha calciatori straordinari, e nel girone campano ci sono squadre più forti, un po’ perchè l’impegno con il calcio a 5 fa perdere a Dirceu diversi allenamenti e più di qualche partita, e un po’ perchè il brasiliano, come da contratto, ogni anno a dicembre se ne torna a casa per un mese e mezzo, e la squadra senza di lui regolarmente si inabissa.
Ma al “Massaioli” i tifosi si godono sprazzi di magia. Come nel big match con la Juve Stabia di mister Canè, che arriva a Eboli da capolista e proprio a Eboli perderà il campionato. Partita sullo 0-0 fino all’85°, poi c’è una punizione dai trenta metri, e Dirceu fa vedere come le batte un brasiliano. 1-0 e le “vespe” vanno a casa.
Ma poi, conta davvero tanto, andare in C2? In piazza, in viale Amendola, per la strada, tutti lo riconoscono. D’altra parte Eboli fa 30.000 abitanti. E Dirceu si ferma a parlare con tutti. E a prendere il caffè. E a fare due palleggi. O una partita a calcetto, ai giardini.
Ma anche quando in un posto si sta bene, viene il momento di dirsi addio. I due anni finiscono, e Dirceu lascia l’Ebolitana. Si sposta di qualche chilometro, a Benevento, ma continua a frequentare la città, dove torna saltuariamente anche quando, terminata l’esperienza beneventana, apre un bar ad Ancona. E anche quando, a 42 anni, torna a giocare, accettando una proposta dalla serie A messicana. Siamo nel 1995, e nell’Ebolitana gioca un libero di ottimi mezzi tecnici, e di buone prospettive. Dirceu lo sa, l’ha visto crescere, vorrebbe dargli una chance di fare il professionista. Si chiama Pasquale Sazio. “Pasquale, vieni in Brasile con me. Giochiamo qualche torneo, ti presento qualche amico“, gli dice ad agosto. Ma per questa storia non ci sarà lieto fine.
Eboli non dimenticherà il suo fuoriclasse. Oggi il nuovo stadio, moderno e in grado di contenere oltre 10.000 persone, porta il suo nome “Josè Dirceu” e ospita ancora le partite dell’Ebolitana, nel frattempo diventata Pro Ebolitana.
L’erba sul campo cresce che è una meraviglia. A Dirceu sarebbe piaciuta.
Massimo Prosperi