Oggi non si può immaginare una partita di calcio senza numeri sulle maglie, luci negli stadi, fisioterapisti e medici che aiutano i giocatori. Queste e altre cose sono state implementate da un uomo che è stato dimenticato troppo presto. Il suo nome è Herbert Chapman.
Herbet Chapman è nato il 19 gennaio 1878 a Kiveton Park, nello Yorkshire, in Inghilterra. Veniva da una famiglia con una tradizione mineraria e per questo motivo allo Sheffield Technical College si laureò in ingegneria mineraria. Ma mentre studiava, e poi mentre lavorava, si dedicò anche alla sua vera passione: il calcio.
Da calciatore ha giocato anche nel Tottenham Hotspur, il fedele rivale della squadra di cui sarebbe diventato una leggenda: l’Arsenal. Ma prima di dirigere la squadra londinese, Chapman aveva già iniziato la sua carriera manageriale nel 1907, quando al Northampton Town era allenatore e giocatore nello stesso tempo.
Proprio in questa squadra iniziò ad utilizzare il suo calcio caratteristico e vincente: una squadra che dava risalto all’avversario con un forte difensore che difendeva all’interno dell’ampia area, che permetteva una veloce uscita dalle fasce, effettuando veloci contrattacchi che lasciavano sulle gambe gli avversari. Le giocate finivano al centro, nella zona del centravanti, che era solito segnare molti gol nelle squadre di Chapman, per lo stesso motivo l’allenatore era sempre alla ricerca di un marcatore naturale per controllare il centravanti avversario.
Allenò il Leeds City, oggi United, riuscendo a farlo reintegrare in campionato dopo il fallimento per motivi economici, poi ricoprì il ruolo di direttore tecnico dell’Huddersfield Town. Fu qui che fece un’altra rivoluzione: iniziò a controllare la prima squadra, le riserve e la terza squadra, facendo in modo che tutti giocassero allo stesso modo. Quindi, nel caso in cui un giocatore mancasse in una posizione, ne aveva un altro per sostituirlo.
In quattro stagioni (1921 – 1925) vinse due titoli di Prima Divisione e una FA Cup. Oltre ai successi, fu in questo club che dimostrò il suo occhio acuto per gli ingaggi. È stato Chapman a portare uno sconosciuto diciottenne chiamato George Brown, sarebbe diventato il miglior marcatore dell’ Huddersfield Town e sarebbe anche diventato il capocannoniere di tutti i tempi della squadra con 159 gol.
Quanto realizzato alla guida dell’ Huddersfield fu determinante per avvicinarlo alla squadra dove sarebbe diventato una leggenda: l’Arsenal. I Gunners divennero il suo campo di sperimentazione.
Nel 1925 cambiò la regola del fuorigioco con quella attuale e la tattica del 2-3-5, tanto in voga all’epoca, non era sufficiente per difendersi correttamente. Chapman se ne rese conto e creò lo schieramento WM.
Questa disposizione è un 3-2-5, ma nel disegno tattico è un 3-2-2-3. Il WM concentra l’attacco sulle fasce ed è progettato in modo che i due centrocampisti supportino la difesa e i due attaccanti interni (l’attaccante interno era tra l’ala e il centravanti quando a inizio ‘900 giocavano con cinque attaccanti) dietro il centravanti che è accompagnato da due ali. La tattica era innovativa ed era una rivoluzione perché era la prima volta che venivano usati tre difensori, oltre a ritardare gli attaccanti interni, dato che giocavano alla stessa altezza del centravanti e delle fasce.
All’Arsenal è stato sempre presente in tutte le decisioni del club. È stato uno dei primi allenatori “moderni”, preoccupato per tutti gli aspetti della squadra che avrebbero potuto influenzare il suo lavoro.
Ma Chapman ha dato molti altri contributi: è stato il primo a proporre l’uso dell’illuminazione artificiale. Ha suggerito che i palloni fossero bianchi per migliorare la loro visibilità. Nelle sue squadre incorporò kinesiologi e fisioterapisti, questo perché il suo modo di giocare richiedeva un grande sforzo fisico. Ai suoi tempi era uno dei pochi che usciva dall’Inghilterra per conoscere altre realtà e acquisire così nuove conoscenze. Ha proposto la creazione di una competizione che vedrà confrontarsi diverse squadre europee, vent’anni anni prima della Coppa dei Campioni, l’attuale Champions League. La maglia dell’Arsenal con le maniche bianche e il busto rosso? L’ha inventata lui.
Chapman ha sempre fissato obiettivi a lungo termine. Così è stato quando è arrivato all’Arsenal: ha presentato alla dirigenza i progetti per i successivi cinque anni e non ha deluso. Vinse la FA Cup nel 1930, la Prima Divisione nel 1931 e nel 1933.
Nel 1933 Chapman diresse anche la nazionale inglese, in un’unica occasione, il 13 maggio, affrontando l’Italia allo Stadio del PNF di Roma (l’incontro terminò 1 – 1 con reti di Ferrari e Bastin). Chapman, che in quell’occasione divenne il primo allenatore professionista a guidare la nazionale dei Tre Leoni, non poté effettuare lui stesso le convocazioni, che erano determinate da un apposito comitato interno della Football Association. Riuscì tuttavia ad importare il suo modulo tattico anche in quell’ambito: il sistema di Chapman rimase la tattica stabilmente adottata dalla nazionale inglese sino a tutti gli anni Cinquanta.
Il 1 ° gennaio 1934, Champan si recò nel nord dell’Inghilterra per vedere il Bury giocare contro il Notts County. Andò poi nel suo nativo Yorkshire per ossevare lo Sheffield Wednesday, i prossimi rivali dell’Arsenal, per poi trascorrere la notte nella sua città natale, Kiveton Park.
Tornò a Londra intirizzito dal freddo e questo lo fece ammalare. Il lavoro era più importante per lui, quindi tornò a guardare la partita della terza squadra dell’Arsenal contro il Guildford City. La sua malattia peggiorò rapidamente, trasformandosi in polmonite. Herbert Chapman morì nelle prime ore del 6 gennaio 1934 nella sua casa di Hendon.
Nel 2008 l’Huddersfield Town ha celebrato il suo centenario e ha giocato contro l’Arsenal nella Herbet Chapman Cup. La squadra londinese il 9 dicembre 2011 ha celebrato il suo 125° anniversario, erigendo la statua di Chapman fuori dall’Emirates Stadium.
Al di là dei trofei e dei successi, il più grande ruolo di Chapman sono state le sue innovazioni e il suo contributo all’evoluzione del football.
Mario Bocchio