Il Torino e il cioccolato Talmone
Mag 27, 2023

Negli anni 50 avvenne in Italia un fattore rivoluzionario, le squadre di calcio si aprirono agli sponsor. Apripista di tutto questo fu il Vicenza che, nel 1953 con un accordo con il Lanerossi (azienda della provincia veneta), inaugurò un binomio che tra alterne fortune durerà fino agli inizi degli anni 90. Visto ciò, anche il Torino, alle prese con un periodo complicato (iniziato dopo la tragedia di Superga) si accordò con la Talmone, cioccolateria torinese che ora si chiama Venchi, per una sponsorizzazione per le annate sportive 1958-‘59,1959-‘60 e 1960-‘61.

Anni complicati

Il 4 Maggio 1949 la squadra del Torino muore tragicamente schiantandosi contro la Basilica di Superga. E’ una tragedia che sconvolge tutta la nazione. Ferruccio Novo è rimasto a Torino e fortunatamente non era tra i passeggeri dell’aereo. Il suo compito quindi è quello di rifondare da zero la squadra che in quei anni ha dominato in Italia. Da qui si partirà per spiegare perchè il Torino divenne Talmone Torino. Punto di partenza sono i ragazzi provenienti dal settore giovanile. Il nuovo allenatore è Giuseppe Bigogno, proveniente dal Milan. L’inizio è da capogiro: vittoria alla prima giornata a Venezia e vittoria contro il Novara per 5-1. Alla terza di campionato, in trasferta contro la Sampdoria, arriva la prima sconfitta, un pesante 4-0.

Oberdan Ussello, a sinistra

I granata si riscattano la giornata successiva battendo la Lucchese 3-1, con la prima rete segnata dall’argentino Benjamín Santos, che a fine anno arriverà a quota 27. Il campionato prosegue tra ottime vittorie e pesanti sconfitte, come quella rimediata contro il Milan per 7-0. Alla fine la squadra di Bigogno chiuderà al sesto posto, unico piazzamento degno di nota in quelle annate. Il Torino sfiora quell’anno la vittoria nella Coppa Latina, all’epoca torneo molto importante a livello internazionale, centrando il terzo posto dopo aver battuto lo Stade Reims 5-3.

Il Torino Talmone allo stadio “Comunale”

La stagione seguente, la squadra allenata sempre da Bigogno e con in rosa sempre Santos non riesce a ripetersi, anzi sarà protagonista di una stagione tribolata. La vittoria per 2-1 contro il Padova alla prima giornata illude ma in realtà la squadra sarà protagonista di un’annata negativa che la vedrà sfiorare per la prima volta la retrocessione con la salvezza che arriva per soli due punti. Il campionato successivo, la squadra è allenata da Mario Sperone, ex giocatore del Torino tra gli anni 20 e 30 ed allenatore dello scudetto 1947-‘48.  Come l’anno prima i granata si salvano con due soli punti di vantaggio con alla guida Ussello, arrivato dopo l’esonero di Sperone. Unica nota positiva di quel campionato la nascita del “Gruppo sostenitori granata”, uno dei primi casi di tifoseria organizzata in Italia. Nel campionato 1952-‘53 tra i nuovi acquisti si segnala l’arrivo di Vittorio Sentimenti, membro di una famiglia di giocatori. La squadra allenata da Ussello arriva a fine stagione decima in campionato.

L’addio di Novo

Al termine del campionato il presidente Ferruccio Novo capendo che non può più costruire una squadra competitiva, rassegna le dimissioni chiudendo un’era molto importante. Si apre in questo modo un periodo complesso per il Torino che fino a fine anni 50 non avrà più una figura designata a presidente ma sarà gestita da un comitato che cambierà di anno in anno.  Allenatore ancora una volta è Oberdan  Ussello. L’avvio di campionato è difficile: solo due vittorie nelle prime dieci giornate, ottenute rispettivamente contro Novara e Spal. Dopo la sconfitta contro la Lazio, Ussello viene esonerato e al suo posto arriva Lugi Miconi. Il nuovo allenatore ottiene importanti vittorie come quella ottenuta in trasferta contro il Milan grazie alla rete di Pietro Biagioli che valgono al Torino il nono posto finale.

Per la stagione 1954-‘55 l’allenatore è Annibale Frossi, ex giocatore dell’Inter e tra i primi a giocare con gli occhiali. Tra gli acquisti arrivano il portiere Roberto Lovati, che in seguito  diventerà un giocatore importante nella Lazio, e il futuro allenatore della nazionale Enzo Bearzot. La prima vittoria arriva alla quarta giornata con un 2-0 a Napoli. Sarà un’altra annata a corrente alternata per la squadra granata che al termine del campionato arriva nona e i tifosi ormai si iniziano ad abituare a campionati di media classifica.

Da sinistra: Lino Grava, Dionisio Arce ed Enzo Bearzot

La stagione successiva vede Frossi ancora alla guida della squadra. La grande novità arriva dal fronte societario, non c’è più il comitato ma una sola persona,  Teresio Guglielmone. La squadra parte forte: pareggia a Napoli alla prima, batte il Bologna alla seconda e la prima sconfitta arriva solo alla sesta giornata per mano dell’Inter. Seguono importanti vittorie come quelle contro la Triestina, Lazio e Roma, alternate da sconfitte come quelle contro Genoa e Padova. Al termine del girone d’andata il Torino è terzo in classifica con 21 punti, sei in meno della Fiorentina, capolista a sorpresa e che a fine stagione per la prima volta nella sua storia conquisterà la vittoria del campionato. Nel girone di ritorno la squadra subisce un pesante calo, nelle prime quattro partite perde in casa con Napoli e Atalanta per 3-1 e 4-1. Alla terza giornata di ritorno arriva una delle poche gioie: la vittoria nel derby contro la Juventus per 2-0 grazie alle reti di Bertoloni e Buhtz. L’andamento negativo nel girone di ritorno vale alla squadra il nono posto finale con grande rammarico della tifoseria.

“Talmone”, la fabbrica di cioccolato dei “due vecchi”

La stagione 1956-‘57, Guglielmone lascia la presidenza di nuovo ad un comitato, l’allenatore è Fioravante Baldi (ex giocatore del Torino negli anni 30) e tra i rinforzi spiccano gli arrivi di Arce Je eppson, che concluderà con i granata la sua carriera, e l’argentino Juan Carlos Tacchi. Dopo un avvio di campionato promettente dove spiccano la vittoria contro la Roma e i due pareggi contro Juventus e Inter, la squadra subisce un crollo, Baldi viene esonerato e viene richiamato Ussello. Il debutto del nuovo allenatore è da incubo: sconfitta contro la Lazio 1-0 e altra sconfitta a Udine 5-1. Questi risultati valgono al Torino l’ultimo posto al termine del girone di andata con solamente 12 punti conquistati.

In alto, da sinistra: Ivo Brancaleoni, Romano Fogli, Carlo Crippa e Quinto Bertoloni

Il girone di ritorno inizia con due pareggi e alla terza arriva la sconfitta a Firenze che vale l’esonero di Ussello che viene sostituito da Marjanović. La squadra si trasforma, infila una serie di quattro partite consecutive vinte tra cui spiccano le vittorie contro la Roma e soprattutto il derby vinto 4-1 contro la Juventus. A fine campionato il Torino termina al quinto posto in classifica, facendo divertire i tifosi che temevano inizialmente che la squadra granata potesse retrocedere in B.

Nell’Estate 1957  il nuovo presidente è Mario Rubatto che sarà inviso in seguito dalla tifoseria per varie scelte e come allenatore viene confermato Marjanović, il quale verrà esonerato a marzo dopo la sconfitta nel derby, per far posto a Baldi. La squadra  termina il campionato al settimo posto.

Il Talmone Torino

Il Torino era in crisi economica e per cercare di risolvere il problema e fare in modo che entrassero più soldi nelle casse societarie, il presidente Rubatto si accorda con la Talmone  per le successive tre stagioni. A causa della sponsorizzazione la maglia del Torino vede una piccola ma significativa modifica. Sulla maglia campeggia una grande T, simbolo della Talmone e inoltre  sempre per la sponsorizzazione il Torino diventerà Talmone Torino. Questo non trovò i favori dei tifosi che poco dopo dovettero subire un’altra novità. Rubatto, infatti, decise di far giocare il Torino non più nello storico Filadelfia ma al Comunale. Per la tifoseria fu un vero colpo al cuore poiché quello stadio aveva visto tutti i trionfi del “Grande Torino”.

1957 il presidente Mario Rubatto, tra i più contestati nella storia granata, il giorno del raduno della squadra

Queste scelte faranno di Rubatto uno dei presidenti più odiati nella storia del Torino. Sul fronte calciomercato arrivarono l’attaccante Virgili dalla Fiorentina, il portiere Lucidio Sentimenti, detto anche Sentimenti IV, e dalle giovanili granata esordì Lido Vieri, che in seguito diventerà uno dei migliori portieri italiani. A questo si oppone la rabbia dei tifosi per la cessione di un altro giocatore cresciuto nelle giovanili, Romano Fogli, ceduto al Bologna dove vincerà nel 1964 lo scudetto. L’allenatore è Federico Allassio e la squadra  viene costruita per fare un campionato senza problemi.

Ancora un primo piano di Enzo Bearzot, capitano del Torino Talmone (a sinistra) e il portiere Lido Vieri

L’esordio rispetta le attese: vittoria in casa al Comunale contro l’Alessandria 6-1. Il successo illude i tifosi che, dopo la vittoria del 19 ottobre contro la Triestina, assisteranno a delusioni amare come l’esonero di Allassio (al suo posto subentra Quinto Bertoloni che svolge il doppio ruolo di giocator-allenatore). Il debutto non è dei migliori: due sconfitte pesantissime contro Milan e Inter per 5-0 e 5-1, a cui seguono altre due sconfitte contro Spal e Fiorentina per 3-0 e 6-1. Quest’ultima sconfitta porta all’arrivo in panchina di Giacinto Ellena, assunto momentaneamente mentre la dirigenza era in trattativa per il nuovo allenatore. La sconfitta per 4-0 a Padova è l’unica partita che vede Ellena in panchina poiché, fino al termine del campionato, l’allenatore sarà l’ungherese Imre Senkey.

Mentre la società passa di nuovo ad un comitato presieduto da Leumann, il 15 marzo arriva la vittoria dopo cinque mesi di digiuno. La partita è il derby contro la Juventus e il mattatore di quella partita è Virgili che sigla la tripletta con cui il Torino  vince 3-1. A quella vittoria segue il pareggio a Bologna e la vittoria contro la Lazio grazie a Bertoloni. La squadra nelle successive quattro partite subisce solo una sconfitta e sembra avere uno scatto d’orgoglio, ma a fine campionato arriva la prima storica retrocessione in Serie B con solamente 23 punti fatti. Quella retrocessione segnò una grande macchia nel Torino. Lugi Morando pose fine all’era dei comitati e diventò il nuovo presidente, ruppe l’accordo con la Talmone,  portando la squadra a chiamarsi solo Torino, in quello che a conti fatti fu un’esperienza fallimentare.

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