L’uomo degli scudetti, quattro con tre maglie diverse, se n’è andato in punta in piedi, ma il suo ricordo rimarrà nei cuori di molti. Sergio Bobo Gori, uno degli eroi del Cagliari campione d’Italia nel 1970, un autentico miracolo del calcio di altri tempi, è morto a 77 anni. Gori è stato uno dei sei calciatori italiani riusciti nell’impresa di vincere il tricolore con tre squadre diverse. Ai quali, nel suo palmares personale, Bobo ha aggiunto i trofei internazionali conquistati con l’Inter e la Juventus. Il soprannominato gli era stato dato fin da quando era nella culla, da un calciatore (forse un segno del destino) amico del padre. Che poi era un ristoratore celebre nel mondo del pallone, patron di quel L’Assassino di Milano dove si davano appuntamento protagonisti degli stadi e firme importanti.
Ma Gori jr giocava in quanto bravo e non perché era “raccomandato”. Non a caso aveva bruciato le tappe esordendo giovanissimo nell’Inter del Mago Helenio Herrera, con cui aveva messo insieme dieci presenze partecipando ai campionati vinti nel 1964-‘65 e nel 1965-‘66 e alla conquista della Coppa dei Campioni del 1965 e dell’Intercontinentale dello stesso anno. Poi era stato spedito a farsi le ossa nel Lanerossi Vicenza, dove si era fatto apprezzare per due stagioni che ai veneti avevano fruttato altrettante salvezze, prima di essere ceduto al Cagliari nell’ambito dell’operazione che aveva riportato Roberto Boninsegna all’Inter.
Avrebbe potuto essere un tramonto precoce, e invece per Gori quel trasferimento in Sardegna si era trasformato nel periodo più bello della sua carriera, come poi lo aveva definito lui stesso, con la conquista di uno storico scudetto dopo essersi rivelato un partner ideale per Rombo di Tuono Gigi Riva. Quella stagione disputata alla grande gli aveva fatto guadagnare anche la convocazione in nazionale per i Mondiali di Messico 1970. Che poi però aveva trascorso quasi tutto fra panchina e tribuna, visto che il ct Valcareggi gli aveva fatto giocare soltanto sei minuti mandandolo in campo nel finale del match dei quarti contro la nazionale di casa.
Ma tanto gli era bastato per permettergli di fregiarsi del titolo di vicecampione del mondo, definizione che Gori ostentava anche con un certo orgoglio, forse convinto del fatto che in finale contro il Brasile di Pelé, Jairzinho e Rivelino di più non si potesse fare. Indimenticabile per lui fu invece, come disse in un’intervista, “il gol del 2-0 di Bari, che decretò la vittoria dello scudetto. Perché? Per la Sardegna, per me, per la mia famiglia”.
Come dire che, anche dopo il passaggio alla Juventus e un altro tricolore e la Coppa Uefa con i bianconeri, e poi quando aveva smesso di giocare, era tornato in Lombardia e si era messo a lavorare nel campo della ristorazione, un pezzo del suo cuore era rimasto in quell’isola magica. Sì, proprio la Sardegna.
Fonte Ansa