Ray Clemence, il più grande portiere di sempre del Liverpool, è morto all’età di 72 anni nel novembre 2020. Cinque volte campione del campionato e tre volte vincitore della Coppa dei Campioni, Clemence era una pedina inamovibile tra i pali al culmine del dominio dei Reds in patria e all’estero. È stato uno dei migliori portieri della sua generazione e ha collezionato 61 presenze con l’Inghilterra, ha anche giocato nel Tottenham.
“Con grande tristezza, scriviamo per far sapere che Ray Clemence è morto pacificamente oggi, circondato dalla sua amorevole famiglia”, ha annunciato una dichiarazione della stessa famiglia Clemence. “Dopo aver combattuto così duramente, per così tanto tempo, ora è in pace e non soffre più. La famiglia vorrebbe dire un enorme grazie, per tutto l’amore e il sostegno che ha ricevuto nel corso degli anni. Era così amato da tutti e non sarà mai dimenticato”. Clemence lascia la moglie Veronica, il figlio Stephen – lui stesso un ex giocatore e ora allenatore – e le figlie Sarah e Julie. Gli ex club di Clemence, Liverpool e Tottenham, così come l’Inghilterra, sono stati tra quelli che gli hanno reso subito omaggio.
In una dichiarazione del Liverpool si legge: “Siamo profondamente rattristati dalla scomparsa di uno dei più grandi portieri di sempre, Ray Clemence”. Il Tottenham ha dichiarato: “Siamo profondamente addolorati per la notizia della scomparsa del leggendario ex portiere Ray Clemence”. A Clemence era stato diagnosticato un cancro alla prostata nel 2005, da quel momento aveva svolto un ruolo importante nell’aumentare la consapevolezza dell’impatto che la malattia può avere. Acquistato dal Liverpool dallo Scunthorpe nel giugno 1967 per £ 18.000, Clem – proprio come Alisson Becker oggi – ispirava fiducia a coloro che gli giocavano davanti e nella stagione 1978-‘79 subì solo 16 gol in 42 partite. Ha contribuito a rendere Anfield una fortezza subendo solo quattro gol in 21 partite. In un momento in cui le aree di rigore erano frequentate da artisti del calibro di Frank Worthington, Liam Brady e Bob Latchford. Divenne il portiere titolare nel 1970, sostituendo Tommy Lawrence: perse solo sei partite negli 11 anni successivi.
Clemence non solo ha dimostrato la sua importanza per i cinque successi in campionato, ma ha anche dimostrato il suo valore in Europa quando il Liverpool vinse la Coppa Uefa nel 1973 e nel 1976, parando i rigori contro il Borussia Monchengladbach e la Dynamo Dresden. E questo era un uomo che in realtà non avrebbe mai voluto giocare in porta, ma osservò con modestia che però non avrebbe potuto giocare da nessun’altra parte. “Non ho mai giocato davvero in porta fino a quando non avevo 15 anni – raccontava -. Ho iniziato a nove anni come centravanti. Nella mia prima adolescenza ho giocato a metà campo e terzino sinistro. Mi sono piaciute entrambe le posizioni, probabilmente terzino sinistro meglio del centrocampista. E solo per caso un giorno eravamo a corto di portieri e il maestro di sport a scuola mi ha scelto per andare in porta. Quando sono andato in porta è stato naturale per me farlo”.
Bill Shankly, il mitico manager dei Reds, ha chiaramente apprezzato quello che aveva visto quando lui e i suoi scouts erano andati a vederlo in azione e il suo compenso d’ingaggio viene considerato uno dei migliori affari nell’illustre storia del Liverpool.
Quando si trasferì al Tottenham nel 1981, gli sfuggì solo la Coppa delle Coppe. “Avevo vinto tutto a Liverpool e non volevo trasferirmi in un posto solo per trascorrere il tempo che rimaneva prima di smettere – ha sempre spiegato – . Volevo ancora dire la mia in campionato, nelle coppe e in Europa“. Nonostante la sconfitta nella Coppa di Lega del 1982 contro la sua ex squadra del Liverpool, nella sua prima stagione Clemence vinse la FA Cup per poi conquistare la sua terza della Coppa Uefa nel 1984.
Ha anche giocato 61 volte per l’Inghilterra, condividendo una lunga rivalità per il posto da titolare con Peter Shilton. La sua ascesa alla ribalta, tuttavia, ha coinciso con il periodo di minor successo dei Tre Leoni, che non si qualificarono per i Mondiali del 1974 e del 1978.
Mario Bocchio