Conosciuto per essere un terreno fertile per le superstar, il Brasile non solo esporta giocatori nei club più potenti del mondo, ma rafforza anche molte nazionali con giocatori naturalizzati, sia per il tempo trascorso in un paese che per le origini. Ai Mondiali del 2022 ne abbiamo avuti tre: Pepe, Matheus Nunes e Otávio, tutti per il Portogallo. Ma sapevate che un brasiliano era già stato campione con una nazionale straniera? È il caso di Anfilóquio Guarisi Marques – italianizzato Anfilogino Guarisi – che ha brillato nel calcio di San Paolo giocando con Portuguesa, Paulistano e Corinthians e ha poi alzato la Coppa del Mondo con l’Italia nel 1934, macchiata di propaganda dal regime totalitario di Benito Mussolini.
Una veloce e abile ala destra, “Filó”, come era conosciuto, ha attirato l’attenzione fin dalla tenera età. Tuttavia, la sua carriera con i Canarinhos del Brasile si è conclusa prematuramente dopo il secondo posto in Argentina nella Copa América. Per la poca brillantezza, non fu più convocato dall’allenatore Píndaro de Carvalho Rodrigues nelle sue squadre e fu escluso dalla Coppa del Mondo del 1930. Da lì iniziò la sua storia con l’Italia.
Figlio di madre italiana e padre portoghese, Guarisi ha mosso i primi passi verso la naturalizzazione quando è andato a giocare nella Lazio dopo una buona prestazione con il Corinthians. Dal 1929 al 1931 si distinse con mosse plastiche, dribbling e potenza nel tiro, ottenendo il successo nella sua prima stagione al Timão,nel 1929, titolo replicato nel 1930.
Secondo l’“Almanac do Timão”, del giornalista Celso Unzete, ha giocato un totale 72 partite realizzando 41 gol, contando i suoi due periodi con il Corinthians, essendo tornato nel 1937, dopo la conquista mondiale.
Le esibizioni hanno attirato l’attenzione delle squadre all’estero e, come detto, si è trasferito alla Lazio. E non è stato l’unico brasiliano: ci sono andati anche De Maria, Del Debbio e Rato Castelli, suoi compagni di squadra del Corinthians, insieme ad altri atleti brasiliani: Fantoni I, Fantoni II, Rizzetti, Serafini e Tedesco. Sarebbero stati allenati da Amílcar, che ha concluso la sua carriera alla Palestra Itália (l’origine del Palmeiras). Lo “squadrone” verde e giallo divenne noto come “La Brasilazio”.
In campo il rendimento fu inferiore alle aspettative: la Lazio non vinse lo scudetto 1931-‘32 – che restò alla Juventus – e finì al 13° posto. In quel campionato il sodalizio romano superò 9 -1 il Modena con una tripoletta di Guarisi.
L’importanza di Filó, uno dei capocannonieri della squadra, gli valse la convocazione per la sua prima Coppa del Mondo, nel 1934. E non per la nazionale brasiliana, ma per quella italiana, comandata all’epoca da Vittorio Pozzo.
Il cammino degli Azzurri – iniziato anni prima, nel 1932, con un gol all’esordio contro la Grecia nelle qualificazioni – non ebbe infatti il suo lato romantico, visto che il regime di Mussolini cercò a tutti i costi di vincere la Coppa in casa, ricorrendo se fosse stato necessario ad “assumere” giocatori stranieri attraverso una legge vigente che garantiva la doppia nazionalità ai figli di genitori italiani. Inoltre, l’influenza dietro le quinte del governo sull’organizzazione venne duramente contestata dagli oppositori.
Di conseguenza, i paesi sudamericani, indeboliti dalla partenza dei loro atleti di origine europea, hanno boicottato l’evento. L’Uruguay ha rifiutato di difendere la conquista del 1930 e il Brasile non ha inviato la sua forza massima.
Il Mondiale del 1934 si giocò interamente con la fase a eliminazione diretta e iniziò con gli ottavi di finale. Gli stadi divennero il palcoscenico per celebrare il nazionalismo italiano e vincere la competizione divenne un duro obbligo per i giocatori, che non erano necessariamente d’accordo con la forma di governo, e Guarisi era uno di loro: gli storici suggeriscono che non sostenesse il regime. Si parla addirittura di minacce di ritorsioni alla squadra: “O si vince o se ne pagano le conseguenze”, avrebbe detto Mussolini, oltre al canto “vittoria o morte”.
Sul campo, “Filó” ha iniziato da titolare e ha contribuito alla vittoria per 7-1 sugli Stati Uniti, che ha garantito all’Italia i quarti di finale. Quella fu però la sua unica partita nella competizione, visto che non venne più utilizzato nelle fasi successive, contro Spagna, Austria e nel duello finale, con la Cecoslovacchia. All’epoca non c’erano ancora le sostituzioni durante le partite, con la regola introdotta solo nel 1958.
Anche con una sola esibizione e la contestata scena politica intorno, Anfilóquio è passato alla storia come parte del team che ha sollevato il primo trofeo della Coppa del Mondo – che era ancora la leggendaria Rimet – per l’Italia.
Non solo, è stato anche il primo brasiliano a vincere il titolo più ambito del calcio, molto prima di Pelé, Garrincha e compagnia. Da allora continuò a giocare: tornò al Corinthians nel 1937 e si trasferì al Palestra Itália dal 1938 al 1940, quando concluse la sua carriera con un nome segnato, anche se “indirettamente”, nel calcio brasiliano.
Mario Bocchio