Stadio San Paolo di Napoli, ore 18,40 del 27 giugno 1971: l’impareggiabile voce di Sandro Ciotti annuncia il gol della vittoria dei giallorossi del Catanzaro sui favoritissimi biancorossi del Bari nello spareggio per la promozione in Serie A!. La rete della vittoria catanzarese è opera di Angelo Mammì, oscuro centravanti calabrese (di Reggio), una carriera spesa sui campi infuocati dei gironi meridionali della serie C, improvvisamente assurto ad Uomo della Provvidenza. Nel campionato 1970-‘71 aveva realizzato 9 reti, non tantissime per un centravanti, ma quasi tutte decisive, in un attacco in verità un pò anemico con i vari Musiello, Gori e Ciannameo, che tutti insieme avevano segnato appena 14 gol.
Rievochiamo quel gol come venne descritto su un quotidiano dell’epoca: “Una saettante triangolazione Braca-Franzon-Gori dà la possibilità al ‘trottolino’ di intraprendere un nuovo affondo sulla sinistra, poco dentro il limite dell’area nella posizione di mezzala sinistra: la sua piroetta sconvolge i difensori biancorossi; Gori giunge a tu per tu col portiere e lo supera con un pallonetto diabolico, prima che la sfera apparentemente destinata a colpire la parte interna del montante più lontano, superi la linea bianca, giunge con la velocità del fulmine Angelo Mammì, che di testa si scaraventa letteralmente assieme al pallone nella rete“. Quello che sembra un normale evento calcistico assume le caratteristiche di un Carnevale brasiliano, con l’intera città di Catanzaro impazzita ed ubriaca di felicità ed entusiasmo per la prima indimenticabile promozione in serie A. La Calabria quindi alla prima occasione utile ha raggiunto l’Olimpo calcistico nazionale.
Il Corriere dello Sport così cominciava l’articolo di commento allo spareggio per la Serie A: “il miracolo si è avverato”, anche se di miracolo l’ascesa del Catanzaro nella massima serie del calcio nazionale ha poco. È infatti il frutto della costante applicazione di un pugno di uomini (appena 16 giocatori) che hanno edificato, facendo perno sull’umiltà, pietra su pietra il bell’edificio che oggi è stato inaugurato al San Paolo di Napoli. E questo a conclusione di una lunga ed esaltante cavalcata che ha conosciuto pochi ostacoli ed al termine di un incontro al cardiopalma che ha fatto palpitare un pubblico commovente per il suo costante attaccamento e per la sua passione. La conquista del massimo alloro del calcio calabrese va dedicata proprio a questo pubblico entusiasta che ha sostenuto nell’arco di quattro giorni ed anche prima inenarrabili sacrifici per appoggiare la compagine del cuore, riponendo nella stessa la massima fiducia. All’interno il mitico Antonio Ghirelli annunciava, con un pizzico di commozione e di compiaci- mento: ”La Calabria entra dunque, in serie A per la prima volta nella storia del calcio italiano grazie al successo che il Catanzaro ha riportato sul Bari. La promozione del Catanzaro è un auspicio lietissimo. Esultiamo schiettamente per i tifosi calabresi per la gente comune di Catanzaro e di tutte le altre città (penso in particolare a Pizzo), soprattutto per gli emigrati del porto di Genova, della Fiat, di Milano, del continente Europeo, degli USA. È a loro che mandiamo il nostro saluto commosso nella speranza e nell’augurio che questo successo del Catanzaro sia soltanto il primo di una lunghissima serie di affermazioni in tutti i campi, l’arcobaleno di una grande riscossa calabrese che culmini con la liquidazione di quell’amaro e tristissimo fenomeno che è l’emigrazione interna ed esterna”.
Era quello il Catanzaro di Angelo Mammì, l’uomo semplice che passerà alla storia per i due gol più importanti mai realizzati dalla compagine giallorosa. Infatti a quello dello spareggio con il Bari va aggiunto quello contro la Juventus in campionato. Era il 30 gennaio 1972 e si disputava la prima partita del girone di ritorno. Il Catanzaro aveva girato la boa con la miseria di 9 punti, frutto di altrettanti pareggi, vittorie zero. Tutto esaurito il “Comunale” e campo inzuppato d’acqua: dalle insistenti e inusuali piogge, dicono alcuni, “allagato a bella posta” tuonarono altri… Su questa palude la “Vecchia Signora” si trovò imbrigliata e la partita scorreva veloce verso uno 0-0 che sarebbe stato comunque ben accetto dalla tifoseria giallorosa. Poi, mentre il tempo stava per esaurirsi, all’84’ un corner dalla bandierina battuto da Braca incocciò la testa del centravanti Mammì che in tuffo tra una selva di gambe riuscì ad infilare il pallone in rete. Lo stadio esplose come una polveriera, un boato che parve non finire mai mentre Mammì bianchissimo in volto, con le mani alzate correva lungo la curva sud come un forsennato. “Fra tanto gioire – confessò Mammì – ero rimasto senza parola, paralizzato dall’avvenimento. Mi misi a girare attorno al campo, a braccia tese come se dovessi urlare, ma non riuscivo ad emettere alcun suono”.
Finì 1-0 a favore dei giallorossi che, fino alla fine del campionato, vinsero soltanto altre due partite, ma, nonostante la retrocessione, quella vittoria sulla Juventus consegnò per sempre, alla storia, il gol del piccolo Angelo Mammì in quella grigia domenica di gennaio.
Come spesso succede nel calcio, dove anche i matrimoni più saldi sovente finiscono, alla fine del campionato le strade di Mammì e del Catanzaro si divisero per sempre. Eppure il legame rimase nel cuore dei tifosi fino a quella domenica 17 settembre del 2000 quando questo “angelo” di nome Mammì se ne è andato in punta di piedi all’età di 58 anni.