Prosegue la rubrica “Anni da bere” le Nobili Maglie, una lettura particolare di quel calcio che ci piaceva tanto attraverso la nostra collezione anni ’70 e anni’80.
Oggi presentiamo la prima maglia del Milan indossata nella stagione di A 1981-‘82. Si tratta di una casacca a maniche corte in lana a strisce verticali rosse nere – spiega Ciro Cassaneti -. Lo sponsor tecnico è il maglificio Irma di Reggio Emilia presente sulla maglia con un’etichetta sul fondo internamente e con il logo sul colletto. La pubblicità commerciale è Pooh Jeans applicata in bianco a centro maglia. Sempre sul davanti è visibile la stella gialla in vellutino e il mitico simbolo anni’80 del Diavolo di colore rosso. Il numero 4 bianco è applicato sulla schiena.
Questa maglia è stata indossata nella stagione 1981-‘82 dal centrocampista Andrea Icardi nella partita amichevole giocata a San Siro contro i Cosmos di Chinaglia.
La stagione del Milan parte con il raduno di venerdì 17 luglio 1981. I tornei non iniziano nel migliore dei modi per i rossoneri: in Coppa Italia la squadra perde l’esordio stagionale contro il Verona ma poi vince le due partite casalinghe seguenti contro Pescara e SPAL, presentandosi così alla partita dell’ultima giornata contro l’Inter a pari punti con la squadra veneta (ma con una differenza reti migliore) e uno in meno dei nerazzurri. A pochi minuti dal termine il Milan conduce per 2-1, risultato che varrebbe la qualificazione ai quarti di finale della manifestazione, ma all’89’ viene raggiunto da un gol di Giuseppe Bergomi che permette all’Inter di qualificarsi a discapito proprio dei rossoneri.
In campionato il Milan non mostra un gioco sufficiente e fatica a realizzare: alla fine saranno solo 21 le reti realizzate, a segnare di meno sarà solo il Como, che chiuderà all’ultimo posto. La squadra concluderà il campionato al terzultimo posto, maturato negli ultimi minuti di un campionato in cui i rossoneri conquistano solo 24 punti in 30 partite. I rossoneri vincono solo 3 delle 15 partite del girone d’andata, che chiudono al terzultimo posto. Franco Baresi è assente per quasi quattro mesi (tra ottobre e gennaio: il sostituto in tale periodo è il nuovo acquisto Maurizio Venturi) a causa di una malattia e durante la sua assenza dal campo la squadra totalizza appena 8 punti in 12 partite, mentre con lui ne raccoglie 16 in 18.
Il campionato vede un inizio con due pareggi e una vittoria nelle prime tre giornate, e un finale con tre vittorie e due pareggi nelle ultime cinque partite. Tra ottobre e metà aprile arrivano tre successi, sei pareggi e tredici battute d’arresto, con la squadra che arriva anche a toccare l’ultimo posto in classifica.
Le incomprensioni tra allenatore e giocatori e la sconfitta interna nella prima partita del girone di ritorno contro l’Udinese spingono la società a sostituire Gigi Radice con Italo Galbiati, allenatore della Primavera (a marzo sarà affiancato per un paio di partite da Francesco Zagatti): emblematica la frase pronunciata da Rivera (rimasto in società come vicepresidente) al termine della partita persa contro la squadra friulana: “Non potendo esonerare tutti i giocatori, cambiamo l’allenatore”. Nel corso della stagione cambiano anche il presidente, con Giuseppe Farina, già in precedenza al comando del Vicenza, che subentra a Gaetano Morazzoni, e il capitano, con Fulvio Collovati che sostituisce Aldo Maldera.
La reazione della squadra sembra inizialmente non esserci, ma nelle ultime 5 partite il Milan ottiene 8 dei 10 punti disponibili. Anche se all’ultima giornata la vittoria sul Cesena in rimonta (da 2-0 a 2-3) sembra risparmiare al club una nuova retrocessione, in Napoli-Genoa, a cinque minuti dal termine (il secondo tempo era iniziato in ritardo per il lancio di fumogeni), con i partenopei sicuri dell’ingresso in Coppa UEFA anche in caso di pareggio (chiuderanno il campionato a pari punti con l’Inter, con gli scontri diretti a favore, e, con la successiva vittoria dei nerazzurri in Coppa Italia, si liberò successivamente il posto in UEFA per i partenopei, dovuto alla rinuncia della squadra albanese del Flamutari) e i liguri rivali del Milan nella lotta salvezza il portiere del Napoli, Luciano Castellini, commette un clamoroso errore (definito “Quel pasticciaccio brutto del portiere napoletano”): Castellini infatti ha il pallone tra le mani e lo sta per rinviare in avanti, ma la sfera gli sfugge incredibilmente dalle mani e finisce addirittura in calcio d’angolo da cui nascerà il gol del 2-2, di Mario Faccenda, il quale sancisce la salvezza del Grifone e la prima e unica retrocessione sul campo dei rossoneri. A penalizzare il Milan è inoltre lo 0-0 tra Cagliari e Fiorentina, con i sardi in lotta come il Milan per la salvezza, e i viola in lotta con la Juventus per lo scudetto (le due squadre prima dell’ultimo turno erano appaiate in vetta alla classifica). Attorno al quarto d’ora del secondo tempo i viola subiscono l’annullamento di un gol, per un dubbio fallo di Bertoni sul portiere del Cagliari Roberto Corti, da parte dell’arbitro Maurizio Mattei. L’episodio scatenerà a Firenze forti recriminazioni. Con la sconfitta del Genoa e-o del Cagliari, infatti, il Milan avrebbe ottenuto la salvezza, in quanto avanti negli scontri diretti con entrambe. In quel periodo lo spareggio era previsto solo per assegnare la vittoria del campionato, mentre per determinare gli altri piazzamenti rilevanti (come la qualificazione alle coppe europee e le retrocessioni) erano utilizzati altri criteri, quali la classifica avulsa o la differenza reti. Ciò accadde, ad esempio, nel campionato precedente (dove chiusero in coda cinque squadre a pari punti) e in quello di due anni più tardi, dove a retrocedere fu proprio il Genoa (che chiuse il campionato a pari punti con la Lazio, con gli scontri diretti a sfavore) per questo motivo.