Vi raccontiamo le emozionanti avventure di un figlio della guerra, ottimo calciatore e leader comunista.
Il quindicenne Agustín, di Errenteria nei Paesi Baschi, fu accolto dal destino e dalla storia nel 1937. Insieme a molti altri bambini dell’epoca, fu mandato in Unione Sovietica per essere preservati dalla guerra civile. Agustín Gómez Pagola era già un calciatore incipiente, forte e con una mirabile visione di gioco. Nel 1941 iniziò a lavorare in una fabbrica ed entrò a far parte della società sportiva Krasnaya Roza le rose rosse,ed entrò nell’Armata Rossa. Studiò ingegneria ed economia e nel 1944 fu ingaggiato dal club moscovita Krylia Sovetov Samara, per poi passare nel 1947 alla Torpedo dove rimarrà fino al 1954. Periodo interrotto solo per pochi mesi dalla militanza nello Shakhtar Donetsk. Nell’inverno tra il 1951 e il 1952 e venne convocato dalla squadra sovietica per i Giochi Olimpici di Helsinki, anche se non giocò, poiché la squadra venne eliminata nella seconda partita.
Questo terzino sinistro spagnolo è già un comunista convertito e membro del PCE – il partito comunista spagnolo – che invia sempre più frequentemente suoi fidati iscritti in Europa in missioni organizzative, sempre sotto l’egida del PCUS, il partito comunista sovietico.
Nel 1953 Stalin muore e nel 1956 vengono presi i primi accordi affinché alcuni di questi bambini, ora adulti, possano fare ritorno in Spagna. In quel contingente arriva anche Agustín Gómez, in una manovra che il regime franchista vende come salvezza di centinaia di spagnoli dal pericolo sovietico. Sbarca a Valencia nell’ottobre del 1956 insieme alla moglie e al fratello in un gruppo di 137 bambini di guerra
Si era ritirato dal calcio nel 1955 e, secondo la stampa sportiva sovietica, Agustín Gómez è una roccaforte in difesa, ha una visione di gioco, ha un fisico superiore, è alto 1,68 e sa coprire gli spazi.
Riesce ad entrare nell’Atlético Madrid per un provino, gioca un’amichevole nel vecchio Metropolitano contro il Fortuna Düsseldorf, partita che si conclude con un pareggio per 2-2 e in cui si vede che Gómez Pagola, 34 anni, sovrappeso e in pessime condizioni, non è più all’altezza. L’Atlético si rifiuta di ingaggiarlo. È il grande Atlético di Peiró e Collar.
Al suo ingresso in Spagna viene interrogato, come tutti coloro che tornarono, dalle autorità franchiste. L’interrogatorio svolto dagli agenti di polizia spagnoli, viene supervisionato da agenti americani della CIA.
Agustín Gómez si stabilisce a Guipúzcoa dove allena squadre amatoriali della zona, come il Tolosa Club de Fútbol in terza divisione tra il 1957 e il 1961. Questa è la sua copertura, in realtà lavora per riorganizzare i comunisti baschi promuovendo l’EPK, il partito comunista basco.
Dal 1960 segretario generale provvisorio del partito comunista basco, il 23 dicembre viene convocato dall’autorità giudiziaria militare a Madrid per deporre in merito ad un presunto reato di attività estremiste. Altrimenti, sarà dichiarato ribelle. Nel 1961 fu catturato a San Sebastián e mandato a Madrid, dove viene imprigionato nella prigione di Carabanchel, torturato per la sua appartenenza al partito comunista di Spagna. Dopo una campagna internazionale per la sua liberazione, viene rilasciato ed emigra in America Latina e si stabilisce in Venezuela. Con diverse identità segrete, lavora per un periodo per il KGB in operazioni clandestine
Nel 1968 invia una lettera a Dolores Ibárruri in cui si schiera a favore dell’intervento del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia. Il 18 settembre è uno dei cinque membri del comitato centrale che votano contro il rapporto di Santiago Carrillo, che condanna l’ingerenza dei sovietici nella cosiddetta Primavera di Praga. Come mostrano i verbali, ha detto che “non farò nulla che danneggi l’unità del partito”. Ma ciò che non poteva essere messo in discussione era la sua fedeltà agli ordini che arrivavano da Mosca di fronte alla sfida di Carrillo, che già cominciava a inclinarsi verso quello che sarebbe stato chiamato eurocomunismo, lontano dal comunismo sovietico ortodosso.
Insieme a Eduardo García López (allora segretario organizzativo del PCE) partecipa a un progetto di scissione filo-sovietica. A quel tempo le tensioni erano già insostenibili e Agustín Gómez ed Eduardo García López vengono espulsi dal partito. Un anno dopo, anche Enrique Líster, eroe militare della guerra civile, viene sospeso dalla militanza. Gómez non ha mai accettato la sua espulsione e ha criticato aspramente Carrillo per quello che, a suo avviso, era l’isolamento del PCE dal resto dei partiti comunisti del mondo, nonché per la sua posizione compromettente con la Chiesa. Molti militanti lasciano il PCE con l’eroe del calcio e fondarono il PCE (VIII e IX Congresso). Più che una scissione, sostengono di essere il vero partito comunista di Spagna sotto l’egida di Mosca. In effetti, la prima decisione è quella di espellere Santiago Carrillo per “alto tradimento della causa comunista”.
La salute di Gómez, il coraggioso calciatore della Torpedo Mosca, l’agente del KGB, l’uomo forte del PCUS in Spagna, è peggiorata a poco a poco. Torna a Mosca, la terra che amava di più, e muore tre giorni prima del suo cinquantatreesimo compleanno e quattro giorni prima della morte di Francisco Franco. La sua tomba nel cimitero Donskoi di Mosca recita: Agustín Gómez Pagola 1922-1975. Capo comunista. In spagnolo.
Mario Bocchio