Il 26 maggio 1946, il Football Club Os Belenenses divenne campione nazionale del Portogallo. Fu un titolo strappato all’arma bianca al Benfica, che non mollò la presa sino alla fine. Il Belenenses, con sede in uno dei quartieri più affascinanti, Belem, era la terza squadra della capitale.
Il Belenenses infatti arrivò all’ultima partrita e aveva bisogno di vincere a Elvas, allo stesso tempo, il Benfica ha ricevuto il Vitória Guimarães. Nel Portogallo schiacciato dalla dittatura di Antonio Salazar, il Benfica si sente forte e protetto. La settimana prima aveva prestato un suo allenatore all’Elvas, Alfredo Valadas, con la federazione che aveva chiuso entrambi gli occhi.
Il Belenenses si è recato a Elvas con la squadra divisa in diverse macchine. Il viaggio era stato molto impegnativo ed era durato sei ore. Proprio all’inizio della partita, il Belenenses subì un gol equasi contemporaneamente il Benfica andò in vantaggio. Nel secondo tempo O Belém riuscì a ribaltare la sorte e vinse la partita, uno dei gol è fu messo a segno da Manuel Andrade, una vera e propria icona del club.
Oggi il Belenenses sta ancora cercando con la federazione portoghese di vedersi riconosciuti altri tre campionati. C’è una commissione di storici che sta analizzando la questione, che è poi quella di considerare validi oppure no i titoli prima dell’istituzione del campionato unico portoghese.
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla riscrittura della storia del calcio (e dello sport) portoghese, e la grande vittima di questa menzogna è il Belenenses. Si tende infatti a credere che in Portogallo ci siano sempre stati – e solo – tre grandi club, che hanno sempre dominato tutti gli altri. E che, molto occasionalmente, quasi per un capriccio di fortuna, il Belenenses e, più tardi, il Boavista, sono stati intrusi di passaggio.
Ebbene, la verità è completamente diversa, visto che il Belenenses ha fatto innegabilmente parte, per 5 o 6 decadi, di un quartetto dei grandi club; è stato 4 volte il migliore in Portogallo; per decenni e decenni di seguito è sempre stato un candidato indiscusso e presunto a tutti i titoli nazionali (Campeonato de Portugal, Campeonato Nacional e Taça de Portugal); e se ha vinto solo un campionato nazionale, ha lottato per vincerlo per molti, molti anni fino alla fine: infatti, è arrivato per ben cinque volte all’ultima gara con la chance per poter essere campione.
Il Belenenses della fine degli anni ’20 e dell’inizio degli anni ’30 si era affermato come un club vincente e, in quel periodo, senza dubbio ebbe il maggior successo in Portogallo.
Nei suoi otto anni d’oro, il Belenenses era stato tre volte campione del Portogallo, ma i titoli non gli sono stati riconosciuti (1927, 1929 e 1933) e 2 volte vice-campione (1926 e 1932). Inoltre, in una competizione che all’epoca era di immensa importanza, nello stesso periodo è stato 4 volte campione di Lisbona: 1926, 1929, 1930 e 1932. In altre parole, in queste otto stagioni, solo in una di esse non ha vinto alcun titolo, nel 1928.
Ma torniamo al campionato 1945-’46, quello del titolo. Media gol: 74-24. Miglior difesa del campionato nazionale. Imbattuto nelle partite casalinghe. Sei giocatori presenti in occasione della vittoria della nazionale contro la Francia.
Si vede in questi numeri che la vittoria del Belenenses nel campionato nazionale del 1946 fu qualcosa di assolutamente naturale, che era prevista in ogni momento e che tutti stimavano che si sarebbe avverata presto.
“In effetti, eravamo già stati campioni tre volte prima – i migliori – nel nostro paese. Erano Campeonatos de Portugal invece di chiamarsi Campeonato da I Liga o Campeonato Nacional? Li avevamo. E? Erano il modo per trovare il meglio del Portogallo in quel momento. Notate, per inciso, il titolo del Ballo sul nostro trionfo nel 1946 ‘O Belenenses é Campeão de Portugal’” ricordano i tifosi più anziani.
Il 25 novembre 1945, il Belenenses fu incoronato campione di Lisbona, per la sesta volta. Due settimane dopo, il 9 dicembre, con un pareggio contro lo Sporting, iniziò la grande avventura culminata con la conquista del campionato nazionale.
Dopo la preziosa vittoria sul Benfica, allo stadio Salésias, il Belenenses ha valorosamente difeso il proprio vantaggio in casa del Porto (dove ha vinto anche il diretto avversario, il Benfica). Ha travolto 6-0 l’Olhanense (che non era un avversario qualsiasi: da segnalare che era al quarto) posto, con una media gol di 65-39). Tuttavia, il vantaggio di un solo punto ha imposto la necessità di battere l’Elvas.
Il compito non sembrava essere molto facile. Allora l’Elvas era una sorta di succursale del Benfica – che, come detto, mandò lì un proprio allenatore – e avrebbe sicuramente cercato di impedir loro di vincere il titolo.
Non sarebbe bastato il pareggio. Cominciava a insinuarsi un po’ di scoraggiamento… All’intervallo, alcuni giocatori più esperti o più freddi hanno riunito la squadra, hanno cercato di ritrovare la calma e riorganizzare le forze, dicendo: “Dobbiamo vincere !”. E hanno vinto.
La squadra ha serrato i ranghi ed è andata avanti, alla ricerca di gol. Al 66′ Vasco, il grande e indistruttibile Vasco, fa una delle sue corse, va di là, lungo la fascia destra, superando tutti gli avversari che gli si parano davanti. Viene fermato irregolarmente. Il calcio di punizione porta al gol, segnato da Andrade.
Mancano 24 minuti alla fine e serve un altro gol. Vasco sembra un titano. Al 77′ invade nuovamente con veemenza il centrocampo avversario poi cede palla ad Artur Quaresma. Lui conduce la sfera nell’area avversaria e ha spara il tiro che, Rafael devia in porta. È 2-1. Il Belenenses ha il campionato a portata di mano.
Segue un quarto d’ora in ansia, nonostante la squadra domini completamente la partita. Fino al fischio finale. Tutti alzati in un abbraccio al tecnico Augusto Silva, gli atleti azzurri, bagnati di sudore e lacrime, gridano “Belém! Belém! Belém!”, mentre la folla invade il campo per festeggiare.
E la festa si allarga da Elvas sino alla capitale (con echi in tutto il Paese). L’avvicinamento e l’arrivo a Lisbona della carovana è apoteotico. Migliaia di tifosi avevano viaggiato sino a Elvas, in auto, autobus e in treno… Qua e là, la gente saluta e festeggia per le strade. Da Setúbal in poi, continua a crescere: ci sono applausi praticamente in ogni luogo, crescendo più forte man mano che ti avvicinavi alla riva sud del Tago. A Cacilhas, la piazza principale, davanti al luogo dove vengono ritirate le barche, è piena di gente, che vuole festeggiare il titolo e vedere i giocatori.
Cais do Sodré è inondata di gente. Le acclamazioni si diffondono poi lungo tutta l’Avenida 24 de Julho, fiancheggiata da migliaia di persone, in una fila quasi ininterrotta, con innumerevoli bandiere del Belenenses, un serpentone lungo circa cinque chilometri che culmina attorno alla statua di Afonso Albuquerque, dove è nato il club, e davanti alla sede di Belém, dove i giocatori, in particolare il capitano Amaro, e anche l’allenatore Augusto Silva, si affacciano alla finestra per ringraziare.
Mario Bocchio