Sapevate che agli Orti ci fu la celebre “fabbrica del fango”?
Feb 13, 2023

Inizialmente l’Alessandria organizzò le sue gare sui campi di Piazza d’Armi Vecchia (attuale piazza Matteotti) tra il 1912 e il 1915 e nella zona dell’attuale campo d’aviazione, su un terreno costruito da prigionieri di guerra austriaci, fino al 1919.

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Juventus-Alessandria 2-2, incontro amichevole giocato nel settembre 1920. Da sinistra: Humphreys, Bosio, Bay I, Porrati, Vercelli, Lazoli I, Moretti, Papa III, Capra I, Baloncieri, Carcano. Accosciato: Ticozzelli.

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Il campo degli Orti in una rarissima cartolina dell’epoca.

Successivamente, per un decennio, la squadra grigia si mise in luce sul campo del quartiere Orti, ribattezzato dai tifosi “il pollaio”, poiché in quel luogo venivano “spennati” gli avversari e per gli spogliatoi in legno.

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Lauro e Baloncieri sulla porta degli spogliatoi del campo degli Orti, con altri personaggi non identificati.

Il campo venne definito anche  “la fabbrica del fango” per il terreno umido e scivoloso. Gli avversari si impantanavano e i padroni di casa volavano.

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I giocatori e la tribuna, anno 1926. Un’immagine durante l’incontro con la Juventus.

Qui è nata la “scuola alessandrina”, con un maestro inglese, George Smith, che ha dato, più di tutto, giocatori alla Nazionale. Baloncieri, Banchero, Bertolini, Cattaneo. E Giovanni Ferrari. Si, proprio lui, uno dei due giocatori italiani (l’altro è Giuseppe Meazza) ad aver vinto per due volte la Coppa del Mondo, nel 1934 e nel 1938, e otto scudetti che fu il fondatore del Centro tecnico di Coverciano.

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Alessandria-Juventus 1927-’28.

L’Asso della Cararola, per ricordare che “Giuanen” era nato in quella successione di case e cortili nel cuore della città, debutta quando non ha ancora sedici anni, il 7 ottobre 1923, 2-1 sulla Sampierdarenese, con doppietta di Baloncieri. Trentasei anni dopo la storia si ripeterà, con Gianni Rivera.

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La storica scritta, ancora oggi visibile.

Il 6 ottobre 1929 la “prima” in quella che era lo stadio del Littorio, con quasi ventimila posti: nel 1946 diventerà il “Moccagatta”. Ma non possiamo mai scordarci proprio di quella vecchia casa, da lì incominciò il mito di una maglia unica, quella grigia.  Il colore più bello del mondo, unico e inimitabile, la sintesi di Alessandria e dell’Alessandria.

Mario Bocchio

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