Clamoroso al Cibali! Il grido di Sandro Ciotti a Tutto il Calcio minuto per minuto il 4 giugno del 1961 è entrato nella storia. È diventato uno slogan, ha dato nome a siti internet, lo sentiamo tirare in ballo quando c’è un risultato clamoroso, fa da contenitore di storie di bidoni, di imprese singolari. La partita del “clamoroso al Cibali”, urlato da Ciotti al secondo gol rossazzurro l’abbiamo ricostruita con le testimonianze dei giocatori del Catania che erano in campo quel giorno. E vinsero 2-0.
Ultima giornata di campionato. L’Inter è seconda in classifica a due punti dalla Juve. Ma dopo si dovrà ripetere Juventus-Inter, lo scudetto è ancora possibile. La partita si era giocata in campionato il 16 aprile ed era stata sospesa dall’arbitro Gambarotta perché oltre cinquemila spettatori che non avevano trovato posto sugli spalti si erano piazzati a bordo campo. Decisione della disciplinare: 0-2 per l’Inter. La Juve non ci sta, presenta ricorso (Umberto Agnelli è presidente della Juventus e della Figc). La Caf, proprio alla vigilia di Catania-Inter, decide che la partita dovrà ripetersi, Per l’Inter è una brutta mazzata, ma non è ancora tutto perduto. Invece….
Il Catania, neo promosso in A, è la rivelazione del campionato. Alla penultima di andata è secondo a due punti dall’Inter, che dovrà affrontare a San Siro. Il Catania ne prende cinque, quattro sono autoreti. Helenio Herrera dichiara a fine partita: “Abbiamo battuto una squadra di postelegrafonici“. E il Catania se la lega al dito. Così ricordava Memo Prenna (1930-2008) centrocampista e leader della squadra: “Per come avevamo giocato forse aveva pure ragione, quattro autoreti sono un po’ troppe. Ma ci siamo guardati in faccia promettendoci vendetta“. Aggiunge Amilcare Ferretti, mediano che giocò poi nella Fiorentina e nel Torino: “Herrera involontariamente ci diede una carica enorme. Dopo il 5-0 di San Siro abbiamo battuto il Milan per 4-3. Raccontano che Herrera abbia detto all’interista Bicicli: ti mando a giocare con i postelegrafonici“. E Mario Castellazzi, autore del primo gol: “Eravamo un gruppo unito, Prenna era un vero capitano anche fuori dal campo. Ci invitava a casa sua, eravamo decisi a vendicarci“.
Giorgio Michelotti, terzino, rivela un particolare: “Qualche giorno prima della partita vennero i dirigenti ad offrirci un premio doppio se avessimo lasciato vincere l’Inter. Ci alzammo tutti in piedi: ‘No, ci dispiace. Ce la giochiamo’. E giocammo alla morte“. “Quella partita – aggiunge il portiere Gaspari – l’abbiamo preparata noi giocatori. Abbiamo mandato tutti fuori, Di Bella, i dirigenti, ci tenevamo troppo“. “E comunque quel Catania poteva vincere con chiunque“, ricorda il centravanti argentino Salvador Calvanese, che è ritornato nel 1974 nella sua Buenos Aires e che abbiamo rintracciato in vacanza a Bariloche.
Il primo gol degli etnei, segnato da Mario Castellazzi.
“La palla loro l’hanno vista poco – dice Ferretti – Mi hanno detto che in tribuna c’era anche Suarez che l’Inter aveva acquistato per la stagione successiva. Mi sono divertito tanto, il Cibali era un inferno per gli avversari, quell’anno riuscì a vincere solo la Juve“.
Il fondo del campo catanese non era il massimo. Nelle note di quella partita la Gazzetta scrive: “Terreno con qualche vago presentimento d’erba“.
Non può dimenticarla nemmeno Alvaro Biagini, centrocampista: “Mi sono sposato tre giorni dopo. Ricordo un torello fatto da me, Calvanese e Ferretti con Facchetti frastornato tra gli olè del pubblico. Conservo una foto di Gaspari portato in trionfo dai tifosi catanesi“.
E Prenna: “I nostri tifosi intonarono un ironico Herrera cha cha cha. E quando Calvanese capitava vicino alla panchina dell’Inter, stoppava la palla col sedere sotto gli occhi del mago“.
Michelotti: “Facchetti era così confuso da sbagliare spogliatoio a fine partita“.
Gaspari dopo la partita andò a salutare i giocatori dell’Inter nel loro albergo. “Avevo giocato a Livorno con Picchi e Balleri. Erano amareggiati. Balleri si era fatto pure espellere. Mi dissero: ci avete rovinato“.
Il secondo gol degli etnei, segnato da Salvador Calvanese.
La Juve, pareggiando in casa col Bari, vinse lo scudetto. A quel punto la ripetizione della partita diventava ininfluente. Il 9 giugno l’Inter mandò in campo per protesta una squadra di ragazzini. Finì 9-1 per la Juventus, con sei gol di Sivori, che però non riuscì a vincere la classifica dei marcatori. Il gol per l’Inter venne segnato dal debuttante Sandro Mazzola. Fu anche l’ultima partita di Boniperti.
I tifosi del Catania portano in trionfo Giuseppe Gaspari al termine della partita.
Il primo fu di Castellazzi: “Me lo ricordo benissimo, respinta della difesa dell’Inter, stop di petto e tiro a volo all’incrocio, Me ne annullarono un altro, presi una traversa. Poteva finire anche 4-0“.
“Ricordo che fu un golazo, anche se ho dimenticato come si sviluppò l’azione“, afferma Calvanese, commosso a sentir parlare di Catania, di quella partita. Con un rimpianto. “Dopo aver giocato nel Catania, avevo cominciato ad allenare i ragazzi del vivaio rossazzurro molti erano pronti per diventare titolari. Massimino non voleva saperne. Un giorno (all’inizio della stagione 1971-’72 n.d.r.) offre a me la panchina della prima squadra. Io gli dico che preferisco restare con i giovani anche perché non ho il tesserino di allenatore, Lui insiste. La Federcalcio non lo consentì e io rimasi fuori sia dalla prima squadra che da quella ragazzi. Ecco perché ho lasciato Catania“.
Ma lui resterà sempre quello di Clamoroso al Cibali. Nato per colpa di Helenio Herrera.
Giuseppe Bagnati