Capita di trovare storie davvero clamorose dietro il gesto sportivo più incredibile. È il caso di Alireza Beiranvand, l’allora 25enne portiere iraniano che durante i Mondiali del 2018 è riuscito a parare un rigore calciato da Cristiano Ronaldo. Ma il suo passato sembra essere ancora più interessante.
In effetti, i suoi problemi personali prima di “farcela” sono diventati una sorta di fiaba ispiratrice per milioni di persone in tutto il mondo.
Beiranvand è nato a Sarabias, nel Lorestan, provincia dell’Iran sud-orientale, appartenente a una famiglia nomade dedita all’allevamento di pecore. Era il figlio maggiore e naturalmente doveva seguire le orme dei suoi genitori facendo il pastore.
Quando Beiranvand compì 12 anni, la sua famiglia si stabilì a Sarabias e lui si allenò con una squadra locale. Ha iniziato come attaccante, ma quando il portiere si è infortunato è andato a difendere i pali ed è bastata una brillante parata per tenerlo lì. Così ha deciso che sarebbe stato un portiere, ma suo padre si è opposto con forza.
“A mio padre non piaceva affatto il calcio e mi ha chiesto di lavorare”, ha detto Alireza al Guardian. “Mi ha persino strappato i vestiti e i guanti e ho giocato diverse volte a mani nude”.
Per questo il giovane3 che sognava di fare il portiere ha deciso di andare a Teheran per cercare una chance in uno dei club più grandi della capitale. Fortunatamente, la buona sorte ha rapidamente a guardare nella sua direzione: è stato sull’autobus che ha incontrato un allenatore di calcio, Hossein Feiz, che dirigeva una squadra locale. Feiz ha detto a Beiranvand che lo avrebbe lasciato allenare in cambio di 200.000 Toman (£ 30).
Ma non aveva soldi né un posto dove dormire. Ha dovuto passare le notti intorno alla Torre Azadi, dove si radunavano molti migranti poveri.
“Ho dormito vicino alla porta del club e quando mi sono alzato la mattina ho notato le monete che la gente aveva lasciato cadere per me”, ha detto. “Avevano pensato che fossi un mendicante! Bene, ho fatto una deliziosa colazione per la prima volta da molto tempo”.
Il suo impiego successivo è stato quello di lavorare in un autolavaggio e, a causa della sua altezza, è diventato uno specialista con i SUV. Poi ha accettato di lavorare come spazzino.
Quindi tutto si è avverato. Nel 2014 la sua stella ha iniziato a brillare. È stato selezionato per gli under 23 dell’Iran e poi è diventato il portiere della prima squadra del Naft.
Nel 2015 Alireza è finalmente diventato il portiere titolare della nazionale e, con 12 partite a reti inviolate nelle qualificazioni, ha contribuito a raggiungere Russia 2018.“Ho sofferto molte difficoltà per realizzare i miei sogni, ma non ho intenzione di dimenticarli perché mi hanno reso la persona che sono ora”, ha confessato dopo aver fatto il dispetto a CR7. Che tutto il mondo ha visto.
Le buone prestazioni in Iran e in nazionale lo hanno portato a firmare il suo primo contratto in Europa: il 28 luglio 2020 viene ingaggiato dall’Anversa, in Belgio. Ma alla fine gioca solo solo 10 partite subendo 11 reti, oltre a debuttare in Europa League, competizione in cui colleziona due presenze. Poi c’è il prestito di un anno al Boavista in Portogallo, dove anche qui gioca pochissimo, quindi in lui matura la decisione di voler ritornare in Iran.
Dove in fondo rimane il numero uno in tutti i sensi.
Mario Bocchio